Come riportano diversi organi i stampa locali, i carabinieri della stazione di Grammichele (CT), coadiuvati dai colleghi del N.I.L. di Catania per l’intera giornata del 26 marzo 2021, nell’ambito di un servizio coordinato finalizzato al contrasto alle forme di lavoro sommerso e al fenomeno del caporalato, hanno controllato una società cooperativa con sede legale a Grammichele. La società in questione impiegava, per la raccolta delle arance, sei lavoratori stranieri, quattro bangladesi e due tunisini, regolari sul territorio italiano ma non assunti regolarmente. Al titolare dell’azienda i carabinieri hanno elevato una maxi sanzione per aver impiegato lavoro in nero per un ammontare complessivo di 21.600 euro. Nella circostanza sono stati recuperati contributi previdenziali e assistenziali per 6 mila euro.

La sanzione vuole essere un monito per tutte quelle aziende del comparto agricolo che non hanno contratti regolari di lavoro. Di che azienda si tratta? I carabinieri della stazione di Grammichele (CT) ci hanno riferito che loro hanno solo accompagnato gli ispettori del lavoro di Catania e ci hanno rimandato al relativo ufficio. Quindi abbiamo contattato più volte telefonicamente e per e.mail l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Catania, ma non abbiamo avuto alcun tipo di riscontro. Certo è che il caporalato e il lavoro nero, più in generale lo sfruttamento del lavoro, sono fenomeni da condannare e sarebbe ora di dare un nome e cognome a quelle aziende che, al di là degli aspetti umani, fanno una concorrenza sleale alle aziende serie che invece lavorano in modo onesto e firmano anche patti di legalità.

Copyright: Fruitbook Magazine