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                      Arriva l’uva bio anticaporalato al femminile: si amplia l’offerta NoCap Iamme

                      iamme nocap uva donne
                      Dopo i pomodori, le passate e altri prodotti ortofrutticoli freschi, il progetto NoCaP – Iamme – nato nel 2019 dalla partnership tra l’associazione NoCap, il gruppo Megamark (500 supermercati nel Mezzogiorno, parte di Selex GC), e una trentina di produttori agricoli – si arricchisce con l’uva da tavola. Un progetto al femminile, come si può capire già dal nome:  “Donne braccianti contro il caporalato” e che vede coinvolte cinquanta donne nella raccolta di uva da tavola nei vigneti di Ginosa, a Taranto, per una produzione stimata di circa 950 mila confezioni da mezzo chilo. Le donne, in passato vittime di sfruttamento, lavoreranno con contratti legali e dignitosi fino a novembre per la raccolta dell’uva, per poi proseguire con quella dei limoni. L’uva da tavola No-Cap Iamme si può acquistare nei supermercati del Mezzogiorno del gruppo Megamark, a insegna A&O, Dok, Famila, Iperfamila e Sole365

                      Dalla Redazione

                      NoCap Iamme

                      dal sito Iamme NoCap

                      Si arricchisce con l’uva il progetto NoCap-Iamme: il primo marchio etico contro il caporalato nato nel 2019 nelle campagne foggiane. Alla base la partnership tra l’associazione NoCap, il gruppo Megamark (500 supermercati nel Mezzogiorno), e una trentina di produttori agricoli. La prima filiera etica in Italia contro il caporalato ha visto la nascita di un bollino etico denominato NoCap e di un marchio di qualità, Iamme, che fino ad oggi certificava cinque tipologie di conserve di pomodoro biologico, frutta e verdura fresche, distribuite in alcuni supermercati del Mezzogiorno, come A&O, Dok, Famila, Iperfamila e Sole365 (leggi qui).

                      “Donne braccianti contro il caporalato” è il progetto per il 2020, grazie alla rinnovata collaborazione tra il gruppo distributivo Megamark con l’associazione NoCap e Rete Perlaterra. L’iniziativa è stata presentata a Policoro, in Basilicata, il 28 luglio: una data significativa perché ricorre il quinto anniversario della morte di Paola Clemente, bracciante morta sotto un tendone nell’agro di Andria in Puglia, stremata dal caldo e dalla fatica. La vicenda – sottolinea Il Sole 24Ore – è stata decisiva nel varo della legge anticaporalato.

                      “Vogliamo ricordare che il caporalato è un fenomeno trasversale che colpisce non solo gli immigrati – spiega al Corriere della Sera Yvan Sagnet, presidente dell’associazione NoCap –, ma anche gli italiani, in particolar modo le donne”.

                      NoCap Iamme

                      A sinistra Yvan Sagnet (foto Facebook NoCap)

                      Sono cinquanta le donne braccianti pugliesi e lucane, con anni di sfruttamento alle spalle, che sono coinvolte nella prima filiera bio-etica contro il caporalato tutta al femminile. La produzione, che avviene nei vigneti di Ginosa, a Taranto, è stimata a circa 950 mila confezioni da mezzo chilo per un fatturato atteso di circa un milione di euro, mentre il confezionamento avviene nello stabilimento di Aba Bio Mediterranea di Policoro, in provincia di Matera. Riconoscibili dal bollino NoCap e dal marchio etico di qualità Iamme (“andiamo”), i cestini d’uva verranno poi venduti nei negozi del Gruppo Megamark. La raccolta dell’uva – come riporta Il Sole 24Oredurerà fino a novembre, poi sarà garantita continuità lavorativa anche nei sei mesi successivi con la raccolta degli agrumi. Il contratto di lavoro prevede 6 ore e mezza di lavoro e una paga giornaliera di 70 euro lordi (contro le 10 ore lavorative imposte dai caporali per una paga di 30 euro, oltre al costo del trasporto spesso su “furgoni della morte”).

                      Iamme NoCap

                      A disposizione delle braccianti c’è anche un alloggio e il trasporto gratuito verso i luoghi di lavoro, grazie a due van acquistati dall’associazione NoCap con una raccolta fondi che ha coinvolto tanti donatori. Una rivoluzione per un territorio complicato, quello compreso tra il Metapontino e il Sud della Puglia, in cui si stima siano oltre trentamila le donne braccianti potenziali vittime dello sfruttamento.

                      “Iamme – sottolinea al Corriere Francesco Pomarico, direttore operativo del gruppo Megamark –  è il nostro contributo per una società migliore in cui chi lavora nel settore agroalimentare, impresa o bracciante di qualsiasi provenienza, deve farlo nel solco delle leggi”.

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