di Eugenio Felice (inviato a Hong Kong)
Mele – Fabio Zanesco | VI.P. Se togliamo l’India, per la produzione italiana di mele l’Asia non è stata finora un’area strategica. Anche perché sono aperte le frontiere solo per Hong Kong, Singapore, Malesia e, con una certa difficoltà, Indonesia. Quindi nei fatti sono precluse aree immense e dal grande potenziale come la Cina che da sola ha 1,4 miliardi di consumatori. Prossimamente, grazie all’impegno di Assomela, potrebbero aprirsi Vietnam, Taiwan e Thailandia. Ma non basta, gli operatori si aspettano da parte del Ministero un impegno maggiore perché i nostri competitor, come la Francia, in Cina ci possono già andare. Ad Asia Fruit Logistica, nel primo giorno di fiera, è stata presentata ad operatori e stampa specializzata Omnifresh (leggi la news dedicata), la nuova realtà commerciale che mette insieme le forze dei gruppi Rivoira, RK Growers e VI.P Val Venosta per la gestione esclusiva e congiunta dei mercati asiatici (Hong Kong, Singapore, Malesia, Indonesia, Cina, Vietnam, Taiwan, Thailandia, Corea e Giappone). “Sono molto positivo – ci riferisce Fabio Zanesco, responsabile commerciale e marketing di VI.P Val Venosta – ci aspettiamo una crescita progressiva anno dopo anno, i presupposti ci sono. In Asia il consumatore predilige mele croccanti, succose e soprattutto dolci. Omnifresh oggi può proporgli la Ambrosia, che produciamo sia noi in Val Venosta che il nostro partner Rivoira in Piemonte. Stiamo poi investendo su altre varietà adatte a questi mercati. Diciamo che abbiamo la struttura e le dimensioni per selezionare il colore, la varietà e la pezzatura che richiede il cliente asiatico”.
Kiwi – Massimo Ceradini | Kingfruit. Il frutto italiano di gran lunga più esportato in Asia è il kiwi. Tra le aziende a maggiore specializzazione in Italia per questo frutto, che peraltro proviene proprio dalla Cina, c’è la veronese Kingfruit / Ceradini Group, che segue direttamente ogni passaggio, dal vivaio alla produzione, dalla lavorazione, conservazione e confezione fino alla vendita nei diversi continenti. “Quest’anno festeggiamo i 10 anni di partecipazione ad Asia Fruit Logistica, siamo stati tra le prime aziende italiane a investire in questa fiera”, ci riferisce il ceo Massimo Ceradini. “Per noi ha segnato l’inizio delle esportazioni in Asia, un’area in cui siamo cresciuti gradualmente fino agli anni più recenti, quando il ritmo è rallentato, a causa dei quantitativi più bassi in produzione e dei conseguenti prezzi poco competitivi. Il quadro generale oggi non è roseo: la Grecia è cresciuta molto e ci fa concorrenza per tutta la stagione, inoltre è migliorata molto la produzione cinese. Lo scorso anno per via dei ridotti quantitativi l’Italia ha lasciato degli spazi al kiwi greco che non sarà facile riprendersi. Anche perché pure quest’anno si prevede una campagna con volumi ridotti rispetto a un pieno raccolto. La percezione generale che c’è oggi tra gli operatori è che potremo raggiungere 370-380 mila tonnellate di prodotto commercializzabile, quindi più delle 331 mila tonnellate della scorsa stagione ma meno di quella precedente che era a 423 mila tonnellate. Asia comunque non vuol dire solo Cina, contiamo di tornare presto competitivi”.
Imballaggi – Matteo Baiocchi | Infia. Ad una fiera di settore non si trova solo chi offre frutta e ortaggi ma anche tutto ciò che ci sta attorno, come trasporti, tecnologie, imballaggi. Tra le primissime aziende italiane a esporre ad Asia Fruit Logistica, fin dal primo anno a Bangkok – era il 2007 – c’è la Infia di Bertinoro (FC), specializzata nelle soluzioni innovative di packaging, in particolare tutta la gamma dei cestini. “La fiera è l’occasione per incontrare in pochi giorni clienti di vari Paesi e sviluppare nuove partnership. Negli ultimi anni si è rafforzata molto la presenza di Perù e Cile, aree importanti per Infia”, ci riferisce l’export manager Matteo Baiocchi. “Guardando all’Asia, lavoriamo in modo abituale e costante con Singapore, Oceania, India, Sri Lanka e Indonesia. Rispetto ad anni fa, riscontriamo sempre più richieste di personalizzazioni in termini di etichette, stampa e tracciabilità, così come una diffusione rilevante dei tappetini (pad) per la famiglia dei berries, per cui il cestino è l’imballo ideale, perché fa vedere quello che c’è dentro, protegge i frutti e allo stesso tempo non ne muta le proprietà. Da un anno a questa parte stiamo spingendo, non solo in Asia, sull’R-Pet che è un packaging ottenuto da polietilene riciclato al 100 per cento che presenta le medesime caratteristiche di trasparenza e resistenza di quelli ottenuti da materia prima vergine e allo stesso tempo risponde alla richiesta sempre più pressante di sostenibilità da parte del consumatore finale”.
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