di Eugenio Felice
Anche quest’anno Asia Fruit Logistica non ha tradito le attese. Questa settima edizione, la sesta consecutiva a Hong Kong (solo la prima si era tenuta a Bangkok, da due anni si tiene nel quartiere fieristico adiacente all’aeroporto, molto comodo per i visitatori che giugono in giornata da aree vicine come Bangkok, Singapore, Taiwan) ha visto crescere la superficie espositiva (+11 per cento), il numero di espositori (+ 10 per cento) e il numero di Paesi rappresentati (+20 per cento). Buono anche l’afflusso di visitatori, più di 6.500 persone, di cui oltre l’80 per cento coinvolto direttamente nei processi di acquisto. La seconda presenza dopo la Cina è stata quella dell’Italia, con ben 41 aziende espositrici, contro le 26 degli Stati Uniti e le 22 dell’Australia. Una presenza massiccia e in crescita del 40 per cento rispetto allo scorso anno, giustificata dalla crisi che sta colpendo pesantemente il mercato europeo. In altre parole le imprese italiane sono andate alla ricerca di nuovi sbocchi e nuove opportunità dato che i mercati tradizionali sono particolarmente critici.
In merito facciamo due considerazioni. La prima: la presenza italiana era come da tradizione disorganizzata, con stand sparpagliati un po’ in tutto il padiglione fieristico. Lo stand collettivo più importante, in posizione centrale, era quello organizzato da CSO, Fruitimprese e ICE. C’era poi l’Italy Pavillion organizzato dalla fiera con stand preallestiti e infine diverse aziende hanno deciso di esporre autonomamente come il Jingold che aveva uno degli stand più ampi e che ha fatto da sponsor (uno dei tanto in verità) all’Asiafruit Congress che si è tenuto il giorno precedente all’inizio della fiera. Tutti gli altri grandi Paesi fornitori di frutta si presentavano invece in modo unito: dal Cile al Perù, dal Sud Africa agli Stati Uniti, dall’Argentina all’Egitto. “Voi italiani siete poco organizzati”, ci ha confessato Emy Yang, dell’ufficio vendite del vettore marittimo APL. “Abbiamo clienti cinesi che cercano i vostri prodotti ma fanno una fatica terribile a trovare l’interlocutore giusto. Parlate poco l’inglese e non si capisce mai se siete una agenzia, una struttura di confezionamento, un produttore o cos’altro”.
E veniamo alla seconda considerazione: è vero che la fiera pullulava di buyer provenienti da un’area vastissima, che va dal Medio Oriente fino al Giappone, con una presenza fortissima di indiani, però le finestre aperte durante l’anno per la frutta italiana sono molto limitate e ristrette a due prodotti: il kiwi e le mele. Oltre alle barriere doganali e fitosanitarie (ad oggi in Cina ad esempio può entrare solo il kiwi) c’è una distanza dai tempi incerti (il vettore marittimo non garantisce quando il vascello arriverà a destinazione, potrebbe metterci 40 come 60 giorni) che rende l’operazione rischiosa. La frutta made in Italy in Estremo Oriente è quasi inesistente, questo è dominio di Stati Uniti, Australia, Giappone, Cile e Nuova Zelanda. Come abbiamo potuto constatare, anche quest’anno, in una visita che abbiamo fatto in un punto vendita della catena Taste a Hong Kong, dove peraltro molto prodotto veniva venduto confezionato. La presenza italiana in fiera quindi non rispecchiava il peso del nostro Paese come fornitore dell’area.
Diverse le novità presentate in fiera. A parte dei prodotti pensati per il mercato asiatico, come un interessante melone Galia della azienda sementiera Rijk Zwaan o una calibratrice della Mafroda (il primo macchinario completo che vediamo esposto a questa fiera), anche quest’anno abbiamo trovato delle chicche interessanti. Se l’anno scorso la novità più rilevante era stata per noi la mela Envy proposta dall’azienda neozelandese Enza, molto croccante, dolce e aromatica, varietà già in fase di impianto in alto Adige, quest’anno la novità principale sono state le due nuove varietà di kiwi presentate dalla Zespri: lo SweetGreen e il giallo Charm, proposti in assaggio ai visitatori, entrambi molto buoni. Assieme a loro il SunGold, presentato proprio l’anno scorso qui a Hong Kong, presente ora anche in versione organic (biologico). Altra novità interessante i succhi 100 per cento melograno made in USA a marchio POM Wonderful, con un packaging molto accattivante e in diversi formati, che stanno andando forte sia negli Stati Uniti che in Europa. A Hong Kong venivano presentate quattro nuove referenze che abbinano al succo di melograno quello di altri frutti, tra cui mango, ananas e l’immancabile mirtillo. Un prodotto che a nostro avviso potrebbe funzionare tranquillamente anche in Italia.