L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
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                      Assemblea Fruitimprese, Salvi su export, deriva prezzi-consumi, plastic tax e altri nodi

                      Preoccupazione per lo scenario internazionale e l’andamento del commercio estero di ortofrutta nei primi 3 mesi del 2022. Attenzione a quanto accade a Bruxelles sul fronte della normativa sull’uso sostenibile degli agrofarmaci e del dibattito sulle TEA , le Tecniche di evoluzione assistita. Appello alle istituzioni  per un netto cambio di passo sul fronte delle politiche per la manodopera e per una seria riforma del costo del lavoro. Stop alla deriva prezzi-consumi. No alla plastic-tax e all’Europa fai-da-te in tema di imballaggi. Sono i punti salienti della relazione che il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi, ha proposto alla

                      73esima assemblea dell’associazione che riunisce 300 imprese attive nell’import/export di ortofrutta, per un fatturato complessivo di 8 miliardi di euro

                      Il 2021 è stato l’anno record delle esportazioni italiane, con un valore superiore ai 5,2 miliardi di euro (+8,3% sull’anno precedente) e un saldo della bilancia commerciale di 1,076 miliardi di euro (+62,1% sul 2020 e pari a 3 volte quello registrato nel 2019, ultimo anno pre-covid). I numeri del primo trimestre 2022 risentono pesantemente dell’onda lunga della crisi internazionale: in volume l’export perde il 9,5%, mentre il valore scende del 3.6% rispetto al primo trimestre 2021. Vanno male un po’ tutti i comparti, mentre crescono le importazioni. Amara la riflessione del presidente Salvi sulla competitività delle nostre esportazioni: dal 2008 ad oggi l’Italia ha perso 203 milioni di euro di export di pesche e nettarine, la Spagna ha guadagnato 373 milioni. Se guardiamo alle fragole, le esportazioni dell’Italia sono rimaste costanti, la Spagna ha guadagnato 426 milioni di euro e la Grecia è entrata prepotentemente nel mercato passando da 9 a 110 milioni di euro di export. La Grecia è in crescita esponenziale anche con il kiwi, dove però, grazie anche all’exploit del kiwi giallo, il nostro Paese continua a difendersi.

                      La crisi Ucraina – ha detto Salvi – non avrà conseguenze dirette sulle nostre esportazioni, ma si ripercuoterà sull’intero mercato europeo per la mole di prodotto destinato all’area dell’ex Unione Sovietica proveniente da Turchia, Egitto, Sud Africa e Sud America che dovrà trovare una nuova collocazione. Freshfel stima in 4 milioni di tonnellate questa ondata. Il settore ha quindi sempre più bisogno di guardare a nuove destinazioni. La buona notizia è che finalmente è ripartito l’iter burocratico che ci dovrebbe consentire di esportare le pere in Cina. L’inserimento di addetti agricoli presso alcune importanti ambasciate all’estero è un segnale importante.

                       

                      Il dibattito sul Green Deal e la Farm to Fork continua a tenere banco a Bruxelles. Fruitimprese – ha sottolineato Salvi – ritiene che debbono essere garantiti agli operatori i necessari strumenti di difesa delle piante e tutte le possibili alternative all’uso di agrofarmaci e fertilizzanti.

                      Altro punto importante. La pandemia ha rivoluzionato i tradizionali flussi dei lavoratori addetti alle campagne di raccolta, facendoli confluire verso Paesi dove sono stati implementati sistemi virtuosi di gestione del personale straniero a cui viene riconosciuto un salario più alto a fronte di oneri ridotti per le aziende. I ritardi nella gestione da parte del Governo del Decreto Flussi rischiano di far lasciare sugli alberi la frutta estiva. È necessario un netto cambio di passo.

                      E veniamo ai rischi legati al rapporto tra prezzi e consumi. Secondo i dati NielsenIQ, nel periodo febbraio 2021-febbraio 2022 i prezzi dell’ortofrutta in Italia sono aumentati del 4,8%, con un +4,6% per la verdura e +5,6% per la frutta, in linea con quanto registrato nell’UE. L’ISTAT segnala un preoccupante incremento di 1 punto percentuale al mese. Salvi si è chiesto per quanto tempo questo trend sia sostenibile, considerando che i dati sui consumi pubblicati da ISMEA riportano una riduzione tra il 2021 ed il 2020 dello 0,9% per la frutta e dell’1,8% per gli ortaggi ed i primi mesi del 2022 stanno confermando questa tendenza. “Dobbiamo far uscire i nostri prodotti dal concetto di commodity – ha precisato Salvi -. Produzione e distribuzione devono collaborare senza preconcetti”.

                      A proposito della nuova norma sulle pratiche sleali, definita da Salvi chiara e coerente, il presidente di Fruitimprese ha auspicato  che venga fatta rispettare sia in Italia che all’estero.

                      Infine una sottolineatura sugli imballaggi. Fra qualche mese si ricomincerà a parlare della plastic tax che, a parere di Fruitimprese, rappresenta in assoluto la soluzione meno corretta, sia dal punto di vista economico, sia da quello burocratico, se si intende applicarla con le regole anticipate l’anno scorso dall’Agenzia delle Dogane. Servono alternative percorribili e poco costose.

                      L’assemblea di Fruitimprese di venerdì 24 giugno è stata anticipata da un pubblico convegno utile a fare il punto sul momento congiunturale del settore ortofrutticolo. Il convegno si è svolto il 23 giugno, a partire dalle 15:30, nella Domus Australia di via Cernaia 14b a Roma e ha avuto per tema: “Il settore ortofrutticolo si misura con la crisi economica internazionale: prospettive e opportunità”.

                      Con Marco Salvi sono intervenuti Maura Latini, AD di Coop Italia, Massimiliano Mazzanti, ordinario di Economia all’Università di Ferrara, Luigi Polizzi, direttore generale delle Politiche Internazionali e della UE al ministero delle Politiche Agricole, e Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Ai loro interventi  ha fatto seguito una tavola rotonda con Benedetto Noberasco, import manager della Noberasco SpA, Luigi Peviani, amministratore delegato di Peviani SpA e Giulio Romagnoli, AD della Romagnoli SpA.

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