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                      Avocado al bando? In Uk la moda “frena” per ragioni etiche. Premiato il km zero

                      Some avocado wholes and halves.

                      In Regno Unito la travolgente moda dell’avocado – lanciata da tempo anche in Italia, da food blogger e chef – potrebbe subire una frenata, almeno stando a quanto riportato dal The Guardian, che elenca alcuni ristoratori tra Regno Unito e Irlanda, che hanno deciso di togliere “l’oro verde” dal loro menù. Alla base della loro scelta ci sono ragioni etiche, dicono: dall’inquinamento dei trasporti allo sfruttamento, ai rapporti criminali in America Latina. La soluzione? Il prodotto di stagione e a km zero

                       

                      di Massimiliano Lollis

                       

                      avocado

                      La moda dell’avocado pare non conoscere tregua: lo troviamo in svariati post di Instagram dei food bloggers e nei menu di ristoranti prestigiosi, così come nei tramezzini dei locali più “hipster”. Eppure, una crescente consapevolezza etica e ambientalista potrebbe segnare, se non la fine, un deciso ridimensionamento nel consumo di avocado in Europa, a partire dal Regno Unito. Come scrive il The Guardian, alcuni ristoranti britannici e irlandesi hanno deciso di eliminarlo dal proprio menu nella convinzione che le importazioni di avocado dall’America Latina stiano danneggiando l’ambiente, foraggiando, allo stesso tempo, le organizzazioni criminali messicane. Stando a quanto riporta il quotidiano, coltivatori nell’area messicana orientale di Michoacán si sono visti confiscare le terre dai Signori della droga, che starebbero guadagnando 150 milioni di sterline all’anno vendendo avocado agli importatori britannici.

                       

                      Il Guardian riporta alcuni esempi di ristoratori che hanno deciso di dire “no”. Certamente non un campione statistico rilevante, ma senz’altro indicativo di una tendenza crescente in diversi ambienti della ristorazione Uk. Il Wild Strawberry Cafe di Great Missenden nel Buckinghamshire per esempio, serviva circa un migliaio di piatti a base di avocado alla settimana. Una volta apprese le notizie riguardo le circostanze poco trasparenti nel commercio messicano di avocado, la proprietaria Katy Brill ha deciso di chiudere con l’avocado. “Prima di tutto – spiega al Guardian – sentivo che questo non fosse in linea con la mia etica professionale di cucinare cibo locale. Consumare cibo di stagione e a km zero è una garanzia di sostenibilità, perché non c’è bisogno di farlo venire da così lontano”.  

                       

                      Anche Wildflower, un ristorante vegetariano di Peckham a Londra, ha deciso di rinunciare all’avocado. Il capo-cuoco Joseph Ryan – che è convinto che in ogni caso la moda dell’avocado sia al tramonto – vede dei parallelismi con la quinoa. La moda salutare di consumare quinoa ne ha determinato un’impennata nelle importazioni dal Sud America. “L’aumento delle esportazioni americane di quinoa – spiega – è stato talmente improvviso, che nel giro di poco tempo la quinoa è diventata inaccessibile alla popolazione locale, e credo che questo sia molto sbagliato”.

                       

                      P McMahon, chef del ristorante stellato Aniar di Galway, in Irlanda, è dello stesso avviso, avendo escluso l’avocado dai suoi menu perché causa di inquinamento, deforestazione e rapporti con i cartelli criminali del Messico. “Penso che al giorno d’oggi – racconta al Guardian – sia necessario rendersi conto di quali sono i prodotti di stagione e quando sono disponibili sul mercato. Ormai questi concetti ci sono completamente estranei”. Lo chef inoltre si dice certo che i prodotti locali possano essere più che sufficienti: “Di prodotti locali ne abbiamo a sufficienza. Se cerchi vitamine e minerali, il kale è sempre una buona opzioni. Ma anche sedano rapa e carciofi crescono in questo periodo dell’anno”.

                       

                      Che la moda dell’avocado sia davvero al capolinea resta tutto da vedere. In effetti, proprio reagendo in questi giorni all’articolo del Guardian, la World Avocado Association ha ritenuto necessario rilasciare un comunicato – riportato da Fresh Produce – in cui si afferma che gli avocado non sono un pericolo per la sostenibilità, in quanto richiedono un quindicesimo della quantità d’acqua richiesta per produrre la stessa quantità di carne di manzo. Inoltre, si legge nell’articolo, le notizie che darebbero i consumi europei in calo “non potrebbero essere più lontane dalla realtà”, in quanto le vendite sarebbero cresciute del 26% nel corso dell’ultimo anno, oltre 600mila kg consumati in tutto il vecchio Continente nel 2018. 

                       

                      Detto ciò, qualora si avverasse invece lo scenario peggiore per l’avocado americano, non è detto che nel mercato europeo non ci sia spazio per i nostri coltivatori. In Italia, infatti, non mancano le possibilità per coltivare avocado localmente, almeno nelle aree geografiche che lo permettono, come in Puglia e in Sicilia, dove già da alcuni anni alcuni produttori lungimiranti hanno deciso di investire nella coltivazione di Avocado Hass. L’avocado italiano, sano ed etico, potrebbe così rappresentare per i consumatori europei e del Regno Unito una valida alternativa, per quanto non proprio a km zero. Brexit permettendo, si intende.

                       

                       

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