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                      Bayer acquisisce Monsanto e diventa top player dell’agrochimica

                      Il colosso farmaceutico tedesco si è aggiudicato l’azienda americana delle bio tecnologie e delle sementi. Nasce il più grande produttore al mondo di semi e agrofarmaci, controllerà tra il 24% e il 29% del settore. Preoccupazione su più fronti, arriva il primo commento delle associazioni di categoria. Coldiretti: “aumenta lo squilibrio di potere contrattuale”. E per la Cia “si rischia un monopolio”

                       

                      dalla Redazione

                       

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                      Il nuovo colosso nato dalla fusione Bayer-Monsanto è destinato a controllare tra il 24% e il 29% delle quote di mercato del settore degli agrofarmaci

                      Con un’operazione senza precedenti da 66 miliardi di dollari in contanti, pari a 128 dollari per azione, il gruppo farmaceutico tedesco Bayer si è aggiudicato Monsanto, azienda americana delle biotecnologie e delle sementi. Nasce così il più grande produttore mondiale di semi e pesticidi, un gigante destinato a controllare, secondo le stime, tra il 24% e il 29% delle quote di mercato del settore. La società di Leverkusen ha riferito di aver concordato una penale di due miliardi di dollari nel caso in cui dall’Antitrust arrivasse lo stop. La fusione è stata approvata all’unanimità dalle parti coinvolte e l’accordo sarà finalizzato entro la fine del 2017.

                       

                      Una fusione tra colossi. Nel 2015 Monsanto ha realizzato un fatturato superiore a 15 miliardi di dollari con un utile netto di 2,3 miliardi. Il giro d’affari complessivo di Bayer è stato lo scorso anno di 46 miliardi di dollari, mentre gli utili hanno raggiunto i 4,1 miliardi. Il corteggiamento durava da tempo e lo scorso maggio, tre settimane dopo la sua nomina alla presidenza del consiglio direttivo di Bayer, Werner Baumann aveva annunciato l’intenzione di acquisire Monsanto (leggi qui). Inizialmente le offerte erano state ritenute finanziariamente inadeguate, ma la trattativa non si è mai interrotta.

                       

                      “L’acquisizione – commenta Coldiretti – è stata spinta dallo storico flop delle semine Ogm che sono crollate del 18% in Europa nel 2015 e per la prima volta fanno registrare anche un’inversione di tendenza a livello mondiale con 1,8 milioni di ettari coltivati in meno, a conferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse miracolistiche”. Con l’operazione, prosegue “nasce un gigante dell’agrochimica che controlla il 24% del mercato dei fitofarmaci e il 29% del mercato dei semi ed una consistente presenza nella genetica vegetale per l’agricoltura che genera una posizione di oligopolio che aumenta anche lo squilibrio di potere contrattuale nei confronti degli agricoltori”.

                       

                      La Cia-Agricoltori Italiani, con il presidente Dino Scanavino “prende atto” della fusione “tra due colossi del settore, che sposterà sicuramente gli equilibri di mercato”. “Stiamo procedendo – continua Scanavino – con un’attenta e più compiuta analisi del reale impatto che tale operazione avrà sull’agricoltura italiana. Certamente monitoriamo con occhio vigile su quello che più ci interessa: ovvero che non sussistano, in questo accordo, elementi per la creazione di un vero e proprio monopolio di mercato delle sementi, della chimica e dei mezzi tecnici dei quali i produttori necessitano. Chiediamo, nello stesso tempo, strumenti di concentrazione del mondo agricolo e delle politiche europee che rispondano a questi fenomeni agroindustriali”.

                       

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