di Eugenio Felice (inviato a Dubai)
Che la propensione internazionale sia parte del Dna dell’azienda lo si capisce consultando il sito internet, solo in lingua inglese. V. Besana nasce a Napoli nel 1921 su iniziativa dei fratelli Emilio e Vincenzo Besana e oggi produce annualmente 120 milioni di singole confezioni tra frutta secca, disidratata e semi, per un fatturato che nel 2018 h raggiunto i 190 milioni di euro. Numeri che fanno di V. Besana il più grande operatore del comparto. L’Italia incide solo per il 10 per cento del volume d’affari, mentre è l’estero a trainare da molti anni la crescita. Non è un caso quindi che quest’anno l’azienda guidata da Pino e Riccardo Calcagni sia l’unica italiana del comparto ad avere una presenza espositiva al Gulfood 2019 in corso a Dubai.
Oltre allo storico stabilimento di San Gennaro Vesuviano (Napoli), Besana può contare su un secondo stabilimento e un ufficio commerciale a Ipswick, a nordest di Londra, sulla costa, vicino al porto di Felixstowe, che è il più importante porto commerciale inglese. Ci sono poi gli uffici commerciali in Belgio e Germania e delle rappresentanze in Cina e a Hong Kong, area dove presto sarà aperto un nuovo ufficio commerciale. L’Europa e in particolare il Regno Unito rimangono il principale mercato di sbocco di V. Besana, anche se l’incidenza del Regno Unito è scesa negli ultimi otto anni dal 75 a sotto il 50 per cento, per via del business crescente con alcuni Paesi europei (Germania, Belgio e Scandinavia) e con la Cina.
“L’obiettivo dei prossimi anni – ci spiega il responsabile vendite estere e marketing Renato de Goyzueta, che abbiamo incontrato in fiera a Dubai – è rafforzare la presenza in Estremo Oriente e trovare nuove vie di sbocco per il Nord e Sud America. È il sesto anno che siamo presenti al Gulfood, la fiera è sempre più internazionale, in una posizione strategica tra Europa e Oriente. Nel panorama delle fiere per il food, ritengo che dopo l’Anuga di Cologna, ci sia proprio il Gulfood, che a mio avviso ha ormai raggiunto il Sial di Parigi. L’area del Medio Oriente invece è sicuramente interessante visti i consumi, anche se si tratta di Paesi grandi trader e produttori di materia prima. Tra questi, sicuramente Arabia e Iran sono i più appetibili”.
E il mercato italiano? “È in una fase di maturità – ci risponde de Goyzueta – lo testimonia il numero crescente di aziende che stanno entrando in questo mercato e i consumi che per la prima volta nel 2018 sono risultati pressoché stabili. Veniamo da anni di consumi in crescita, con consumatori sempre più consapevoli. L’innovazione è sicuramente la leva su cui puntare per sviluppare ulteriormente il mercato, così come sta avvenendo già in altri Paesi, come referenze, packaging, occasioni di consumo e modelli di business. Penso ad esempio allo snacking, dove si può proporre frutta secca con affumicatura naturale al legno di quercia oppure aromatizzata al formaggio stagionato italiano o ancora al tartufo. Ma è importante che tali innovazioni riescano anche a trovare spazio sugli scaffali della distribuzione”.
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