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                      Billa, corsa a quattro per acquisire 83 supermercati

                      Billa
                      Dopo Carrefour si fanno avanti Conad, Alì e Migross. Vogliono diventare grandi. Ne parla CorrierEconomia nell’edizione di lunedì 21 luglio, in un articolo a firma Roberta Scagliarini

                       

                      BillaChe la tedesca Rewe, in Italia, non andasse tanto bene si era capito quando aveva cancellato l’insegna Standa, per mettere quella di Billa, nei suoi supermercati. Un anno dopo, il gruppo ha venduto una parte di quei magazzini a Conad e ha cercato di rilanciare gli altri 140. Ma non ci è riuscito e nei giorni scorsi ha deciso di lasciare la penisola. «Il nostro obiettivo strategico è raggiungere una posizione rilevante in tutti i mercati in cui siamo presenti – ha spiegato Frank Hensel, presidente di Rewe International Ag -. In Italia, finora, non siamo stati in grado di raggiungere questo traguardo, nonostante gli investimenti mirati e l’ottimizzazione della rete. Sulla base delle nostre attuali stime, non saremo in grado di raggiungerlo nemmeno nel prossimo futuro».

                       

                      Per queste ragioni Rewe ha «deciso di abbandonare il segmento dei supermercati in Italia», ha detto Hensel, precisando che il focus internazionale del gruppo è «sui mercati di successo del Centro ed Est Europa». La ristrutturazione La vendita della catena tedesca, che in Italia è situata al Nord e fattura 700 milioni, ha accelerato il processo di consolidamento del settore, già da anni in fase di ristrutturazione. «La progressiva saturazione del mercato e la repentina caduta della domanda – si legge nell’ultimo rapporto Coop – hanno posto fine all’espansione che durava dagli anni 80. Negli ultimi anni, a fronte di una crescita delle superfici dell’11%, le aperture sono state pari al 26% del valore iniziale, mentre le chiusure hanno riguardato un sesto della rete. Nello stesso periodo, oltre il 40% dell’area di vendita complessiva è stata interessata anche dal cambiamento di proprietà d’insegna o del network organizzativo di riferimento». Ad aprire il dossier dei negozi tedeschi sono stati in tanti, ma solo le insegne che hanno conservato la capacità per investire hanno avviato trattative.

                       

                      A comperare i primi 53 supermercati di Billa è stato, a sorpresa, il gruppo francese Carrefour, invertendo la rotta di disimpegno dall’Italia che sembrava avere imboccato dopo la cessione degli ipermercati al Sud. «Sono 53 punti vendita con un fatturato di 305 milioni in Lombardia, Liguria, Val d’Aosta — dice Giuseppe Brambilla di Civesio, presidente di Carrefour Italia —. Zone dove siamo già e siamo interessati a espanderci». In Italia il gruppo francese si sta riposizionando sui supermercati di vicinato nel nord Italia. «Lo scorso anno abbiamo comperato i cash and carry di Lombardini – prosegue Brambilla -. Vediamo segnali positivi, le manovre del governo sugli 80 euro vanno nella direzione di far ripartire la spesa. Ci auguriamo che continuando così si restituiscano risorse ai consumatori».

                       

                      Candidati e no. L’altro candidato forte al tavolo di Rewe è la Conad di Francesco Pugliese, che è partner dei tedeschi nella centrale di acquisti internazionale Core e da anni sta allargando la sua rete per raggiungere sul podio le colleghe Coop. Pugliese è interessato a espandersi proprio nel Triveneto, dove sono dislocati gran parte degli altri 83 negozi Billa-Rewe in vendita, e ha a disposizione per investimenti 800 milioni. «Stiamo guardando diverse cose – ha detto Pugliese -. Siamo secondi in Italia e leader nei supermercati, nei negozi di prossimità, primi in quasi tutto il Sud. Siamo secondi in Emilia e Toscana, ma fuori concorso in Lombardia, Piemonte e Veneto». Tra chi ha visionato il dossier Billa ci sono le Coop, che però si sono ritirate; ma non Esselunga, che per tradizione ma non fa acquisizioni. Caprotti nel 1994 fondò con Rewe la catena dei discount Penny Market, per poi vendere al partner il suo 50%, nel 2000. I Penny Market, al contrario dei negozi Billa, vanno bene (fatturano un miliardo) e non saranno venduti.

                       

                      Tra gli altri possibili compratori ci sono alcuni imprenditori meno noti, ma in crescita. Come il padovano Francesco Canella, presidente del gruppo Alì; o il veronese Valter Mion, fondatore di Migross ed Eurospin. Il gruppo Alì non è tra i primi dieci della classifica nazionale. È radicato in Veneto, dove ha una quota del 15% e si sta sviluppando sul modello Esselunga: aperture soltanto vicino al centro logistico. La rete con le insegne Alì e Alìper ha superato i cento punti vendita, genera circa un miliardo di ricavi e conta 3 mila dipendenti. Lo scorso anno Canella, che aderisce al consorzio di acquisto Selex, è riuscito ad assumere quasi 400 persone, aprendo nuovi punti vendita. La Migross dei fratelli Mion nasce invece negli anni 70, ma arriva a suon di acquisizioni a 400 negozi. La catena è associata al gruppo di acquisto Interdis, che proprio nei giorni scorsi ha presentato un piano di rilancio e ripreso il nome delle origini: Vegè. La famiglia Mion è anche tra i quattro soci fondatori di Eurospin (gli altri sono le famiglie Pozzi, Odorizzi e i Barbon che possiedono anche i supermercati Maxì). Il primo gruppo italiano dei discount, nato nel 1993, è l’unica insegna italiana che cresce a doppia cifra, in controtendenza con l’andamento dei consumi.

                       

                      Fonte: CorrierEconomia