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                      Bio: un settore in crescita ma non retribuito. Qual è il giusto prezzo?

                      Qual è il giusto prezzo del biologico? Come preservarlo e garantire un equo compenso a tutti gli attori della filiera? Di questo e altro si è parlato nella tavola rotonda organizzata nella cornice di Sana Up a Marca 2020, durante la quale AssoBio e FederBio hanno portato testimonianze concrete e i progetti in atto per salvaguardare il settore del biologico, in controtendenza rispetto al settore agricolo, che vede un aumento di aziende agricole bio a fronte di un calo delle aziende tradizionali: quasi – 62% in 27 anni. Il bio registra nel mercato del food&beverage 4.089 milioni di euro con una variazione del +5% nella sola Italia, ma non viene pagato adeguatamente lungo tutta la filiera. Il prezzo contrattato dei pomodori bio da industria, ad esempio, nel 2018 si attestava a 130 euro/tons, cifra appena sufficiente a coprire i costi di produzione ma non il reddito dell’agricoltore. Infatti, con la resa produttiva effettiva del biologico, il prezzo avrebbe dovuto essere di almeno 180 euro/tons

                      Di Valentina Bonazza

                      giusto prezzo del biologico

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                      Qual è il giusto prezzo del biologico? Come garantire un equo compenso a tutta la filiera? A queste domande hanno cercato di rispondere Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, Paolo Carnemolla, presidente di FederBio Servizi, ma anche il professor Gabriele Canali, dell’università Cattolica di Piacenza e Stefano Pezzini, presidente della Latteria San Pietro, che ha portato il suo esempio di trasformazione della produzione in bio per la produzione del Grana padano Dop biologico, nella cornice di Sana Up, durante Marca Bologna Fiere 2020.

                      Il settore agricolo ha tante sfide davanti a sé, gran parte dei suoli è degradata e povera di sostanze organiche, due terzi delle acque superficiali sono contaminate da pesticidi e spesso agli agricoltori vengono imposti prezzi che non bastano a coprire i costi di produzione. Un sistema iniquo che sta alla base di fenomeni come il caporalato e lo sfruttamento degli animali in allevamento e rappresenta una delle cause della chiusura di molte aziende agricole italiane negli ultimi ventisette anni. Infatti, “si è passati da 3.023.000 aziende agricole nel 1990 a 1.145.000 nel 2017 (-62% in 27 anni) – sottolinea Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, che prosegue -. Le aziende bio sono invece aumentate e dalle quasi 50mila del 2009 si è passati a 80mila nel 2018. Inoltre, il mercato del food & beverage biologico in Italia vale 4.089 milioni di euro con una variazione del +5% e, se si conta l’export, si arriva a un totale di 6.355 milioni con una variazione del +6.7%”.

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                      Come salvaguardare e sviluppare quindi un settore in grande crescita e in trasformazione? “Si registra una crescita della produzione biologica che può essere un’opportunità anche per la produzione convenzionale – spiega Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio -. Ad oggi, per una parte dei prodotti biologici si è costretti a ricorrere all’importazione e forse, per alcuni di questi, questa necessità continuerà ad esserci per garantire un sistema di produzione e trasformazione continuativa su tutta la filiera– sottolinea Mammuccini -, ma per altri prodotti, invece, potremmo non aver più bisogno di import se si riuscisse ad allargare la produzione agricola biologica. Un punto però bisogna aver ben chiaro: bisogna mantenere la distintività del bio e produrre –  spiega Maria Grazia Mammuccini – rispettando i suoi valori fondanti. E il giusto prezzo del biologico è un punto centrale per garantire questi valori fondanti, tanto da essere al centro del programma triennale di FederBio”.

                      giusto prezzo del biologico

                       

                      Produrre con questi valori costa di più. “Se non si riesce però a garantire la copertura di costi maggiori, il bio non avrà più quella possibilità di produrre valore nei territori locali e nei sistemi ambientali a tutela dell’ambiente e della salute. Rafforzare il ruolo dei produttori agricoli che applicano con coerenza i principi del biologico rappresenta per noi una priorità, e da anni FederBio è impegnata sul fronte della prevenzione delle frodi e della tracciabilità informatica a sistema, ma ora è necessario agire anche sulla trasparenza delle tecniche di coltivazione e di allevamento e i costi reali della produzione del bio. E quali sono i prezzi minimi al di sotto dei quali non si può scendere. Oltre alle iniziative condivise con la nostra associata AssoBio, realizzate tramite la società controllata FederBio Servizi, intendiamo lavorare da subito con le tutte le organizzazioni associate dell’intera filiera biologica nazionale per la costituzione di una Commissione unica nazionale per i riferimenti dei i prezzi corretti del bio, ma che possa essere di rilancio anche per tutta l’agricoltura italiana. Un sistema che può essere utilizzato anche dall’agricoltura convenzionale,  perché questo rafforzerebbe il già molto richiesto Made in Italy che con il biologico può avere ancora più forza e che ora, con il continuo della domanda di prodotti biologici Made in Italy, si rischia di alimentare anche per il biologico la rincorsa al prezzo più basso con la conseguenza di penalizzare proprio gli agricoltori biologici virtuosi favorendo scorciatoie e importazioni da Paesi terzi e alimentando così un mercato indistinto e in alcuni casi poco trasparente”.

                      Quindi, l’iniziativa di AssoBio si inserisce nel quadro della strategia di FederBio, la federazione nazionale del settore biologico italiano, per garantire trasparenza al mercato biologico ed etica nelle relazioni commerciali, consentendo agli agricoltori biologici prospettive di sviluppo, incentivando alla conversione al biologico senza entrare in contrasto con le aziende agricole convenzionali spesso in crisi per i prezzi iniqui del mercato, bensì condividendo con esse questi concetti validi per tutto il mondo agricolo.

                      Il bio rischia di non essere così trasparente come si vorrebbe: “il bio non si caratterizza per l’assenza di residui  – sottolinea Paolo Carnemolla, presidente di Federbio Servizi – ma è parte della sua conformità al Reg. Ue 848/2018. Il prezzo è giusto, sembrerebbe ovvio, quando permette all’agricoltore (o all’allevatore) di produrre prodotti biologici in Italia nel pieno rispetto dei principi e delle norme di agricoltura. “Per prezzo giusto non ci si riferisce al prezzo rivolto al consumatore finale. Non è il prezzo al consumo. È la distribuzione – sottolinea Zanoni – che si rivolge al consumatore finale che poi decide il prezzo più competitivo possibile, e su questo punto non entriamo nel merito.  In questa sede vogliamo solo far accendere una lampadina quando il prezzo di acquisto in relazione alle varie filiere e alla zona d’origine è troppo basso”.

                      Quanto è la resa di un territorio che produce pomodoro biologico e quanto costa produrlo legalmente, remunerando in maniera legale tutti gli attori? Paolo Carnemolla spiega come la linea tecnica di FederBio Servizi definita per il territorio del Nord Italia, con valori economici riferiti al 2018, determina un costo di produzione di pomodoro biologico di 9.000 euro/ettaro. Con la resa produttiva media del convenzionale di 69 tons/ettaro ha il prezzo contrattato in ambito OI Nord Italia per il biologico di 130 euro/tons, che è sufficiente a coprire i costi di produzione ma non il reddito dell’agricoltore. Con la resa produttiva effettiva del biologico, il giusto prezzo avrebbe dovuto essere di almeno 180 euro/tons solo per coprire i costi di produzione per il 2018. “In condizioni più difficili come è stato per il 2019 – sottolinea Carnemolla -, che ha registrato un calo del 40% circa della produzione il prezzo non doveva però rimanere invariato”.

                      giusto prezzo del biologico

                      Anche per il frumento la cosa non sembra essere tanto diversa. La linea tecnica Federbio servizi definita per il territorio del nord italia per il frumento tenero con valori economici riferiti al 2019 determina un costo di produzione di 1.950 euro/ettaro. Con la resa produttiva del convenzionale di 7.5t/ettaro il prezzo medio stabilito in ambito borsa merci CCIAA di Bologna è di 210 euro/tons determina una produzione lorda vendibile di  1.575 euro/ettaro. “Con la resa produttiva del bio inferiore, di 5 tons/ettaro, il prezzo medio stabilito in ambito borsa merci CCIAA di Bologna di 282 euro/tons determina una produzione lorda vendibile di 1.470 euro/ettaro – prosegue Carnemolla -.In questo caso, non solo la produzione lorda vendibile è più elevata nel convenzionale, ma con i prezzi della Borsa merci di Bologna l’agricoltore biologico non copre nemmeno i costi di produzione: il prezzo non dovrebbe scendere sotto la soglia dei 400 euro/tons. Infatti, nel 2018 la stessa Borsa merci fissava a  350 euro/tons il prezzo medio, che poi nel 2019 è sceso ma come mai? Quali sono le logiche dietro queste scelte?”

                      bio settore in crescita

                      Come garantire quindi un prezzo giusto, che è alla base per garantire un lavoro remunerato il giusto, legale, che dice no al capolarato? FederBio Servizi punta sul progetto FIP4 Land Manager, piattaforma cloud di FederBio Servizi nata per garantire la tracciabilità e l’analisi delle produzione agricole. La piattaforma per la gestione delle filiere bio e biodinamiche, rivolta ai capofiliera, ai trasformatori e/o commercianti e ai produttori, permette di gestire, controllare e valutare la propria filiera bio; tracciare il raccolto e le pratiche di campo grazie a sistemi di supporto alle decisioni; inoltre garantisce la trasparenza nel raccolto dell’identità dei prodotti, delle loro origini composte da aziende, imprenditori, territori e valori. Consente così la qualificazione e la selezione dei fornitori e previene possibili frodi, permette di controllare in tempo reale la situazione della filiera, aumentandone così la sicurezza e riducendo i rischi di ritiro prodotti e li valorizza legandoli ad una storia e a un territorio, di monitorare le aziende agricole e le loro produzioni e, infine, offre soluzioni e strumenti per l’agricoltura 4.0.

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