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                      Bioplastica? “Non siamo attrezzati per gestirla”. Il paradosso sollevato da Alia

                      Le confezioni plastic free derivate da polimeri vegetali come il PLA, sempre più diffuse in ortofrutta e come packaging di cibi freschi, in realtà non vanno smaltite nell’umido. Si biodegradano infatti con tempistiche differenti e la filiera, allo stato attuale, non ha le tecnologie per gestire il compostaggio di questo tipo di rifiuti; l’unica eccezione è rappresentata dalle bioshopper in mater-bi. È il “paradosso della bioplastica” sollevato di recente da Alia, società che si occupa della gestione dei rifiuti in Toscana Centrale. Il problema è talmente sentito che è stato sollecitato anche un confronto con la grande distribuzione: Alia chiede l’apertura di un tavolo per arrivare nel più breve tempo possibile a una soluzione per la corretta gestione di questo materiale

                      Dalla Redazione

                      bioplastica packagingLa bioplastica? Allo stato attuale non si può smaltire, la filiera non è attrezzata per gestirne il post consumo, così le confezioni bio gettate nell’umido alla fine vengono dirottate nell’indifferenziato, con un risultato che è tutt’altro che un beneficio ambientale. È il paradosso sollevato di recente da Alia, la società che si occupa della gestione dei rifiuti nella Toscana Centrale, in seguito alle segnalazioni di un utente. L’azienda, messa alle strette di fronte a una problematica di complessa gestione, ha deciso di chiamare in causa la Regione per trovare una soluzione. “Soluzione che al momento non esiste”, come si legge in un articolo de La Nazione.

                      Le nuove confezioni eco-friendly realizzate con polimeri di origine vegetale, oggi sempre più diffuse come packaging per frutta e verdura e cibi freschi, a dispetto della loro natura biodegradabile e compostabile per il momento possono essere smaltite solo nell’indifferenziato. Non esistono, secondo quando riportato da Alia, gli impianti adeguati per gestire questo materiale nel post consumo. Gli attuali impianti di compostaggio sono infatti nati esclusivamente per i residui organici (scarti alimentari) e gli sfalci di verde provenienti dalla raccolta differenziata. L’unica eccezione è rappresentata dai sacchetti utilizzati nei supermercati per frutta e verdura: gli shopper in mater-bi sono infatti le uniche bioplastiche compatibili con i processi attuali di compostaggio, mentre i manufatti in bioplastica rigida si biodegradano a condizioni e tempistiche di processo diverse. Quindi la loro presenza comprometterebbe l’intera produzione di compost.

                      Il problema è talmente sentito che è stato sollecitato anche un confronto con la grande distribuzione: Alia chiede l’apertura di un tavolo per arrivare nel più breve tempo possibile alla gestione di questo genere di rifiuti.

                      “Le bioplastiche sono un’innovazione recente, che si è affacciata nel mondo della distribuzione grazie alle produzioni più accorte e sensibili, rappresentando un’indubbia opportunità – spiegano da Alia, come riporta La Nazione -. Dal punto di vista del riciclo, occorre ancora lavorare per individuare le soluzioni in grado di assicurare una filiera di recupero e riciclo anche per questi materiali. Data la complessità del problema, ci siamo fatti promotori con la Regione di un tavolo dedicato, al quale saranno presenti anche i produttori di bioplastiche, la Gdo, le aziende di riciclaggio, i gruppi industriali più avanzati del settore e i consorzi nazionali di filiera”. L’obiettivo è sviluppare, insieme a chi quei materiali li produce e commercializza, le modalità e le potenzialità del massimo riciclo, realizzando un progetto pilota nel breve periodo.

                      Nell’attesa di una filiera dedicata, i manufatti in bioplastica rigida devono quindi essere conferiti nel contenitore dell’indifferenziato: a quanto pare non ci sono altre strade. I cittadini, quindi, che fino ad oggi pensavano di fare un favore all’ambiente gettando nel contenitore del compostaggio anche gli imballaggi biodegradabili, dovranno cambiare abitudini. “È evidente – concludono da Alia – che quello delle bioplastiche è un tema di grande attualità e rappresenta per tutti i soggetti coinvolti un impegno non più rimandabile”.

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