di Carlotta Benini
Parlare ai consumatori, raccontare loro il prodotto, la sua storia e il suo legame con il territorio, in modo distintivo e originale. Per andare incontro alle esigenze e ai gusti dei consumatori stessi, per incuriosirli e conquistarli. Questa è la filosofia della Freddi Prodotti Ortofrutticoli, storica azienda di Sant’Ilario, in provincia di Reggio Emilia, specializzata nella produzione di patate e cipolle. In chiusura d’anno Freddi si presenta con un sito web rinnovato, dal layout originale, di facile fruibilità e capace di catturare l’attenzione raccontando una storia suggestiva. Una storia che ha radici quasi centenarie, che parla di lavoro contadino, di tradizioni, di passione per la terra e i suoi frutti migliori. E che si traduce nel presente parlando all’utente dell’esclusività di due prodotti in particolare, la Cipollina Borettana dell’ Emilia e lo Scalogno dell’Emilia, raccontati con un taglio ironico e informale e valorizzati al meglio in cucina grazie ai consigli della food blogger Daniela Tornato.
L’azienda produce anche diverse varietà di cipolla e patata e prodotti più facili da consumare come le cipolline Borettana pelate. Ce ne parla il direttore vendite Matteo Freddi, fra bilanci dell’anno che volge al termine e obiettivi per il futuro.
Quali sono le caratteristiche peculiari della cipollina Borettana?
È una varietà autoctona conosciuta fin dal Medioevo, che nel territorio emiliano, grazie ai terreni argillosi, cresce con un maggiore contenuto di acqua e risulta più dolce e saporita, ricca di sostanze nutritive benefiche per l’organismo. Delicata al punto giusto, entra in tavola da regina, anche quando accompagna altri piatti saporiti come. È il prodotto ideale per gli ‘onion lovers’, e per chi non si accontenta delle solite cipolle.
È un prodotto che vendete all’estero?
In Inghilterra e in Francia c’è una grande tradizione sul consumo della cipollina Borettana, ma gli Stati Uniti restano il mercato più importante. Tuttavia questa non è stata una buona annata per l’export. Nei mercati europei ormai vendiamo poco, negli Usa, nostro Paese di riferimento dagli anni Ottanta, c’è una sovrapproduzione di prodotto locale, che imita quello emiliano, anche se non ha nulla del suo gusto e del suo sapore originario.
Richiedere l’Igp, per questo prodotto, non sarebbe una tutela dalle sue varie imitazioni?
Dirò di più, noi avremmo tutti i requisiti per fregiarci anche della Denominazione di Origine Protetta: fra Reggio Emilia, Parma e Piacenza produciamo il seme, seminiamo il prodotto, lo coltiviamo e lo possiamo anche trasformare. Filiera completa e garantita, ma l’iter burocratico è molto lungo e molto oneroso. Inoltre richiederebbe una volontà politica e commerciale da parte di tutti i produttori della zona, e il dialogo non è sempre una cosa semplice. Ritengo che sarebbe uno sforzo non sostenibile economicamente. Avere un prodotto premium, purtroppo, non sempre significa che lo si riesca a vendere a un prezzo adeguato. Specie con la forte concorrenza che subiamo dal prodotto di altre regioni destinato principalmente all’industria e venduto a prezzi molto concorrenziali, ma senza il sapore apprezzato dai consumatori.”
A proposito di vendite: sul mercato interno dove siete distribuiti?
Il nostro core business è la grande distribuzione: siamo presenti nei punti vendita Coop e Conad del centro Nord, Emilia e Lombardia principalmente. Vendiamo poi nei principali mercati ortofrutticoli, in tutta Italia, e alle aziende di trasformazione”.
Parliamo della Borettana, ma anche dello scalogno.
Esatto, lo Scalogno 3.0 è l’altro nostro prodotto di punta.
Cosa intende per 3.0?
È la novità che abbiamo lanciato quest’anno. Il primo passaggio, l’1.0, è stato il prodotto francese. Il 2.0 è stato quello da seme, introdotto dagli Olandesi e che ha cambiato il mercato. Ora noi proponiamo lo scalogno 3.0, una nuova varietà da seme di scalogno lungo, esclusiva sul mercato italiano. È di colore rosa molto acceso e ha lo stesso gusto del più diffuso scalogno semilungo, ma si sbuccia più facilmente. E parla di un territorio ben preciso: l’Emilia. Anche se il seme ha un’altra provenienza, dai test che abbiamo fatto risulta che questo prodotto si presti perfettamente a essere coltivato nei nostri areali, da Reggio Emilia, a Parma e Piacenza. Ed è perfetto sia per rese per ettaro che in fatto di qualità e sapore.
Come lo state promuovendo?
Con un claim: “Più gusto. Più valore. Più charme”. Perché la varietà che noi commercializziamo in esclusiva ha una forma particolare, che seduce. E ha caratteristiche uniche, che ne fanno un prodotto di valore sul mercato, in grado di garantire reddito al produttore. Ma soprattutto di soddisfare il palato del consumatore: questo, alla fine, deve essere il nostro obiettivo. “Continuità, sapore e sicurezza”: ecco altre tre parole chiave.
In chiusura d’anno, un breve bilancio?
“Come ho già detto, non è stata una grande annata per l’export. In generale, con la cipollina Borettana le vendite hanno subito un leggero calo rispetto allo scorso anno, siamo sotto dell’8%. Questo a causa di una maggiore offerta sul mercato e di un generale calo dei consumi, specie negli ultimi due mesi. Le cose sono andate meglio con lo scalogno: i volumi restano stabili e i prezzi si stanno mantenendo piuttosto importanti.
Progetti per l’anno nuovo?
“Un obiettivo ambizioso è quello di fare prodotti per la quarta gamma, già pronti, le analisi sui consumatori che abbiamo effettuato ce lo impongono. Inoltre stiamo testando un’estensione della nostra linea, valutando alcuni tipi di trasformato come la crema di cipolle Borettane.
Ultima curiosità: parlando di creme, a che punto è il progetto dei cosmetici a base di cipolla Borettana (di cui abbiamo parlato in un articolo nel numero di gennaio 2016 di Fm, ndr)?
Al momento è in stand-by, in quanto ogni progetto richiede tempo e attenzione, e in ortofrutta a volte il tempo non basta mai. I test che abbiamo fatto distribuendo campioni della nostra crema per il corpo ci hanno dato molta soddisfazione. Abbiamo potuto constatare che ci sono grandi potenzialità nella cosmesi naturale e che questo settore potrebbe aiutare realmente le vendite del reparto ortofrutta, coniugando la bellezza al benessere. L’auspicio è di potere lavorare un giorno con la Gdo con prodotti di biocosmesi MDD”.
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