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                      Brighton contro la pubblicità di cibo spazzatura: “Obeso un bambino su tre”

                      Junk food
                      In Inghilterra fa discutere l’iniziativa annunciata dal Comune di Brighton e Hove, che prevede restrizioni sulla pubblicità di prodotti e cibi ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale: il cosiddetto junk food, o cibo spazzatura. “È obeso o sovrappeso – sostiene il Comune – un bambino di 11 anni su tre”. L’iniziativa di Brighton e Hove si aggiunge ad analoghe strategie messe in campo negli ultimi anni in altre città e nella Capitale per cercare di arginare una tendenza sempre più pericolosa per il futuro delle nuove generazioni. Affrontare il tema a livello nazionale, però, è più complesso in un Paese dove 3.000 ricoveri al giorno negli ospedali britannici sono legati all’obesità

                      Di Massimiliano Lollis

                      Junk food

                      Stop alla pubblicità di junk food, o cibo spazzatura. Succederà presto nelle città di Brighton e Hove nel Sud dell’Inghilterra, dove a partire da marzo saranno vietate le pubblicità di fast food sulle pensiline degli autobus e sui taxi di proprietà comunale. A scriverlo, tra gli altri, è la BBC che riporta un comunicato del Comune che rappresenta entrambe le città .

                      Le restrizioni sulle pubblicità di cibi ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale sono state decise dal consiglio comunale nell’ambito dell’aggiudicazione di un nuovo contratto pubblicitario della durata di otto anni: ”La pubblicità – dichiara la consigliere Bella Sankey, presidente della commissione incaricata – si adatta costantemente e ci sono molti prodotti che un tempo erano pubblicizzati e che ora non sono più consentiti. È importante fare questa mossa per dare priorità alla salute dei nostri residenti”.

                      Secondo il Comune, secondo il quale un bambino di 11 anni su tre lascia la scuola primaria della città in sovrappeso o obeso, sarebbe dimostrato il legame tra la pubblicità di cibi spazzatura e l’aumento dell’acquisto e del consumo di alimenti non salutari. “Limitare gli alimenti che possono essere pubblicizzati – continua Sankey – è solo una delle misure volte a ridurre l’obesità tra i bambini e gli adulti della città. Questa misura è stata introdotta con successo altrove senza un grande impatto sugli introiti pubblicitari, in quanto gli inserzionisti hanno diversificato i loro annunci per rispettare le restrizioni”.

                      Per arginare l’obesità tra i più giovani (e non solo), il Comune ha già introdotto misure restrittive specifiche per le catene di fast food: i prodotti da asporto, infatti, non possono essere pubblicizzati nel raggio di 100 metri di distanza da scuole, centri giovanili, edifici del Servizio Sanitario Nazionale o del settore pubblico frequentati da minori.

                      Iniziative simili sono già state adottate anche a Londra, dove – sempre secondo la BBCil divieto di pubblicizzare junk food  su tutta la rete di trasporti pubblici della Capitale è in vigore dal 2019. Una misura che, tra le critiche degli inserzionisti pubblicitari, ha portato il sindaco della Capitale, Sadiq Khan, ha dichiarare di voler affrontare, anche attraverso questo strumento, la “bomba a orologeria” dell’obesità infantile nella capitale.

                      Affrontare il tema a livello nazionale, però, è più complesso. Se è vero che passi in avanti per contrastare l’obesità tramite provvedimenti dedicati sono stati fatti dagli ultimi governi di Westminster – da ottobre 2022, ad esempio, è in vigore nei supermercati Uk il divieto di esporre prodotti ad alto contenuto di grassi, sale e zucchero in luoghi ben visibili, come l’ingresso dei negozi e le aree delle casse -, iniziative più impattanti stentano a decollare, ed è tutto un procrastinare. 

                      Un esempio su tutti? Il provvedimento annunciato nel 2021 dal governo di Boris Johnson per vietare la pubblicità online dei prodotti poco salutari e limitare la trasmissione dei relativi spot televisivi attraverso la definizione di “fasce protette” (mai prima delle ore 21.00 né dopo le 5.30). La misura avrebbe già dovuto essere in vigore da tempo, ma a fine 2022 è stata rimandata all’ottobre 2025 per dare alle imprese più tempo per riformulare i loro prodotti e adeguare le proprie strategie di marketing (Daily Mail tra gli altri).

                      Allo stesso modo, lo scorso giugno il governo di Rishi Sunak ha rinviato di altri due anni l’entrata in vigore del divieto delle promozioni “paghi uno e prendi due” di snack e alimenti processati nei supermercati, nella convinzione – espressa dal primo ministro e riportata dalla BBC – che “sarebbe ingiusto limitare le opzioni quando i prezzi dei prodotti alimentari rimangono alti”.

                      grafico NHS

                      Il grafico mostra gli episodi di ricovero conclusi con una diagnosi primaria o secondaria di obesità: sono oltre 1,2 milioni nel periodo 2022-23 (dati NHS Digital, grafico MailOnline)

                      Una mossa che ha incontrato le critiche delle associazioni benefiche che lottano contro obesità e cancro, alla luce di dati preoccupanti che mostrano l’entità del fenomeno nel Paese: secondo dati recenti del Servizio sanitario nazionale (NHS) riportati dal Daily Mail, nel periodo 2022/23 il sistema si è trovato a gestire circa 3.000 ricoveri al giorno legati in qualche modo all’obesità, il doppio rispetto al periodo 2016-17, quando i ricoveri giornalieri per le stesse ragioni ammontavano a 617mila. Nello stesso periodo, l’obesità ha portato al ricovero di quasi 8.300 bambini sotto i 16 anni: più del doppio rispetto ai 4.062 del periodo 2016/17.

                      Dati che sembrano “toccare” anche l’opinione pubblica. Secondo un recente sondaggio condotto da YouGov su oltre 2.000 persone per conto dell’Obesity Health Alliance (OHA), il 79% dei britannici – ben otto adulti su dieci – si ritiene favorevole al divieto di pubblicizzare cibi non salutari ai bambini in TV, l’81% favorevole anche a introdurre restrizioni sulle pubblicità online.

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