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                      Cachi, tradizione vs novità? Ferri (Coop Alleanza): “Nel futuro c’è il caco mela”

                      Cachi, frutti profondamente legati alla tradizione italiana, che tuttavia hanno sempre avuto qualche difficoltà a fare breccia nei consumatori, specie quelli più giovani. Negli ultimi anni però si sono affermate sul mercato nuove tipologie a polpa soda che, grazie alla loro ottima qualità e alla maggiore praticità di consumo, hanno conquistato una fetta importante di consumatori. Ne abbiamo parlato con Giampaolo Ferri, buyer ortofrutta di Coop Alleanza 3.0, con uno sguardo al futuro di questa produzione. Sui banchi di Coop Alleanza si trovano in particolare i cachi dei principali player emiliano romagnoli, commercializzati anche con la private label Coop Origine e Vivi Verde per il biologico

                      di Carlotta Benini

                      cachi CoopEntra nel vivo la stagione dei cachi, un prodotto profondamente legato alla tradizione italiana, che nei prossimi due mesi sarà presente nella spesa quotidiana dei consumatori. Un frutto che ha una storia antica, tipico di territori come l’Emilia Romagna e la Campania, che tuttavia ancora oggi stenta a fare breccia nelle abitudini di consumo di una parte di popolazione, in particolare quella più giovane. I Millennials infatti – e ancor più di loro la cosiddetta Generazione Z, che comprende i ragazzi tra i 16 e 24 anni, che oggi rappresentano il 40% dei consumatori mondiali – prediligono tipicamente quei prodotti che abbinano il gusto alla facilità di consumo. Caratteristica, quest’ultima, che non è propriamente attribuibile ai loti, che solitamente si consumano proprio quando sono molto maturi e sono quindi anche molto sensibili alle manipolazioni.
                      Per questo negli ultimi anni, al fianco delle tipologie di caco più tradizionali, si sono affermate in Gdo nuove varietà che rientrano nella famiglia del cosiddetto caco mela, il frutto a polpa soda che si può consumare come una pomacea, sbucciato e tagliato con il coltello. Queste innovative cultivar aprono in anticipo la stagione cachi (da ottobre sui banchi si trovano i cachi mela di origine estera, poi a novembre arrivano anche quelli italiani) e negli ultimi anni si stanno affermando con ottimi risultati nei consumi. Ne abbiamo parlato con Giampaolo Ferri, buyer ortofrutta di Coop Alleanza 3.0.

                      Che prospettive ci sono per la nuova stagione dei cachi, che in questi giorni entra nel vivo?
                      La campagna commerciale è partita da qualche settimana, quest’anno ci sono meno volumi a causa degli eventi climatici avversi che hanno penalizzato la produzione, di conseguenza i prezzi sono più alti. Le vendite sono state fin da subito positive, per noi il caco è una referenza molto importante, essendo anche profondamente legato al territorio emiliano romagnolo (in Romagna si concerta una buona parte della produzione nazionale di cachi, con aziende leader come Apofruit e Alegra, ndr). Oltre ai grandi brand come Solarelli e Valfrutta, sui nostri banchi si trovano anche cachi a marchio Coop Origine per il prodotto convenzionale e Vivi Verde per il biologico.

                      Quindi principalmente vendete caco emiliano romagnolo?
                      Come Coop Alleanza 3.0 siamo presenti anche in altri territori e quindi trattiamo anche altri tipi di cachi, ma tendenzialmente i volumi più grossi presenti sui nostri banchi provengono dall’Emilia Romagna. Il localismo è valorizzato in punto vendita anche grazie a dei puntatori collocati vicino al prodotto, che mettono in risalto la provenienza e la tracciabilità del prodotto stesso.

                      Fino a quando si protrarrà la campagna?
                      Il caco di per sé è un frutto che resta poco sui banchi, la sua è una campagna breve, che dura al massimo tre mesi, anche se con le varietà a polpa soda negli ultimi anni siamo riusciti ad ampliare il calendario commerciale. Le aspettative quest’anno sono di proseguire le vendite fino a Natale: dipenderà tutto dalla quantità di prodotto disponibile, i volumi appunto sono ridotti rispetto a un’annata normale.

                      Il caco è un frutto della tradizione italiana, che tuttavia ha sempre un po’ faticato a fare breccia nel consumatore: come mai secondo lei?
                      Se pensiamo al caco pensiamo al loto tradizionale, che si consuma quando è molto maturo, come un dessert da mangiare al cucchiaio. Caratteristiche vincolanti, che significano da un lato necessità di avere un packaging che protegga il prodotto dalle manipolazioni (con i costi che ne conseguono), dall’altro poca convenience (difficilmente si pensa a un caco come pausa snack da consumare in ogni occasione). E poi c’è anche l’aspetto nutrizionale: il caco è ricco di proprietà benefiche ma più calorico rispetto ad altri frutti. Infine c’è il breve calendario produttivo, che non dà tempo al consumatore di abituarsi all’acquisto. Tutte queste caratteristiche fanno sì che il caco perda un po’ di appeal, specie di fronte alle giovani generazioni.

                       Quindi meglio un caco mela? Intanto è più pratico da consumare…
                      Il caco mela è un prodotto completamente diverso, anticipa la stagione con le varietà estere e ci permette anche di allungare la campagna commerciale, con il prodotto tardivo che si trova sui banchi fino a febbraio-marzo. È quindi presente sui nostri banchi per 5-6 mesi, sia confezionato che sfuso, e negli ultimi anni ha conquistato una fetta abbastanza importante di consumatori. Grazie alla loro ottima qualità, infatti, i cachi mela sono un’alternativa ai cachi classici o semplicemente un nuovo consumo, soprattutto per i clienti più giovani.

                      Cosa dire invece di tipologie come il caco Rojo Brillante?
                      Questa è una varietà più nuova, che rappresenta un’evoluzione del loto tradizionale. Fa leva su aspetti distintivi come la colorazione, il calibro e la polpa più soda per avvicinarsi anche ai gusti delle nuove generazioni. In generale i cachi classici negli anni hanno accettato questa sfida “interna” nei consumi e, attraverso nuove varietà come il Rojo Brillante appunto, sono migliorati in qualità e anche in shelf life, grazie anche all’aiuto di nuovi packaging che salvaguardano l’integrità dei frutti.

                      La confezione gioca quindi un ruolo importante, per una referenza come il caco?
                      È fondamentale per le tipologie a polpa morbida: oggi ci sono anche nuove vaschette trasparenti da 4 frutti o da 2 frutti (premium), che possono essere impilate proteggendo il prodotto e la sua salubrità. Nel tempo poi le confezioni hanno fatto loro parte anche nella valorizzazione del prodotto, contribuendo a migliorare il suo aspetto e il suo impatto a scaffale. Non da ultimo sono un veicolo importante di comunicazione, specie per un frutto come il caco che va raccontato di più e meglio, sia per quanto riguarda le sue caratteristiche, che le modalità di consumo.

                      Cosa vede nel futuro del comparto?
                      Vedo nuove varietà e incroci varietali che uniscano l’aspetto estetico alla bontà intrinseca del prodotto, senza dimenticare la praticità di consumo. Come sempre una sana “concorrenza” porterà solo benefici, sia ai cachi classici che alle nuove tipologie a polpa soda. Sarà poi il giudizio finale dei consumatori a premiare gli sforzi produttivi di tutta la filiera. A dirci se continuare a produrre prodotti della tradizione italiana, ma con uno sguardo ai nuovi consumi, proponendo valide alternative… come i cachi mela appunto.

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