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                      Caporalato e frode fiscale, indagato il colosso della logistica Bartolini

                      Dopo il sequestro di 44 milioni di euro avvenuto lo scorso dicembre per frode fiscale, nuova confisca preventiva di 24 milioni di euro ai danni di Brt-Bartolini, colosso italiano dei trasporti e della logistica oggi controllato dalle Poste francesi, sotto indagine con l’accusa aggravante di caporalato

                      Dalla Redazione

                      Nell’inchiesta per frode fiscale a carico di Brt-Bartolini spunta un nuovo capo di accusa: caporalato. Il colosso della logistica in Italia – un player da 1,7 miliardi di fatturato e oltre 5 mila lavoratori, oggi controllato dalle Poste francesi – è nell’occhio del ciclone da dicembre scorso, quando il tribunale di Milano ha disposto il sequestro preventivo di 44 milioni di euro per emissione di fatture relative a operazioni inesistenti finalizzate all’evasione dell’Iva.

                      La nuova, pesante accusa a carico di Brt al momento non è ancora stata formalizzata dalla procura di Milano, ma fa seguito al decreto di sequestro d’urgenza con il quale il pm Paolo Storari, insieme al Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, ha confiscato preventivamente altri 24,5 milioni di euro all’azienda italo-francese. Indagati anche i dirigenti Giorgio Bertolini e Dalmazio Costantino Manti. Il nuovo sequestro è sempre motivato dalla presunta evasione dell’Iva resa possibile dall’emissione di fatture per operazioni “giuridicamente inesistenti” legate a cooperative spurie che lavoravano in subappalto per Bartolini, ma è il profilo dell’organizzazione del lavoro quello su cui ora si stanno concentrando le indagini.

                      Dalla presunta maxi frode fiscale è emerso infatti uno schema illecito attraverso il quale le grandi aziende ottengono “tariffe altamente competitive appaltando manodopera”, si legge nei documenti delle indagini, in modo irregolare per i loro servizi, forniti da cooperative fittizie, aperte e chiuse in breve tempo. Il pm, insieme a Guardia di Finanza, Inps e Agenzia delle Entrate, ha messo sotto indagine a campione 34 cooperative “serbatori di manodopera” di cui Brt si avvale. I lavoratori, è emerso dalle indagini, transitano da una coop all’altra al servizio degli appaltatori, secondo un meccanismo fraudolento, considerato ancora in atto, che causa “rilevantissime perdite per l’erario e situazioni di sfruttamento lavorativo che perdurano, a tutto vantaggio di Brt spa”.

                      I lavoratori, circa una sessantina, chiamati fino ad oggi a testimonianza, “per lo più stranieri in condizioni di vulnerabilità e dunque più propensi degli italiani a farsi sfruttare”, parlano di retribuzioni “non in base alle ore di lavoro prestato ma alla quantità di merce consegnata”. Inoltre raccontano l’obbligo dei corrieri di pagarsi il furgone, acquistandolo “con il versamento di una rilevante somma iniziale e poi con la detrazione mensile della rata dei veicolo, dell’assicurazione, delle spese per eventuali riparazioni e per il costo del carburante”, come riporta il Corriere di Milano.

                      Dalle testimonianze raccolte è emerso anche che i lavoratori, teoricamente assunti dalle cooperative subappaltatrici, avrebbero in realtà un rapporto diretto con Brt e lavorerebbero in condizioni precarie dal punto di vista del rispetto delle norme di sicurezza e della formazione del personale. Inoltre la cosiddetta transumanza da una coop all’altra causerebbe loro la perdita di scatti di anzianità e diritti maturati.

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