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                      Braccianti morti sulle strade in Puglia. Si indaga per caporalato

                      caporalato
                      Di caporalato si continua a morire, sui campi di pomodori ma anche sulle strade. In meridione si lavora sotto al sole per dodici o quattordici ore, ma per poterlo fare – guadagnando due o tre euro all’ora – si deve accettare il rischio di morire lungo il tragitto dalle baracche ai campi. Un viaggio costoso ma necessario, da pagare ogni giorno al caporale. Due incidenti avvenuti in questi giorni in provincia di Foggia hanno coinvolto lavoratori agricoli stranieri stipati in furgoni e presumibilmente diretti al lavoro. In entrambi i casi, c’è un impatto devastante con un altro mezzo. È un bilancio pesante: quattro morti nel primo e dodici nel secondo. Intanto, mentre si indaga per accertare che effettivamente i lavoratori coinvolti fossero vittime di caporalato e lavoro nero, il governo promette “controlli a tappeto”. Ma il business dei caporali oggi vale quasi 5 miliardi di euro

                       

                      di Massimiliano Lollis 

                       

                      caporalato

                      Foggia la provincia italiana con il più alto numero di lavoratori agricoli stagionali regolari: 50.185 in tutto, di cui il 56,2% italiani. Ma gli irregolari sarebbero almeno 220 mila

                      Il caporalato continua a uccidere in sud Italia, nei campi e sulle strade. Come riporta il Corriere, nel pomeriggio di lunedì 6 agosto dodici braccianti agricoli – tutti migranti regolari – sono morti in un incidente stradale avvenuto sulla strada statale 16, nella località Ripalta, nella zona di Lesina (Fg). Stando a quanto riportato dal quotidiano, lo scontro – le cui cause sono ancora in corso di accertamento – è avvenuto tra un furgone con targa bulgara che trasportava i braccianti agricoli che tornavano dalle campagne dove avevano raccolto pomodori, ed un tir che trasportava farinacei. 

                       

                      Secondo le prime ricostruzioni, il furgoncino – che poteva ospitare al massimo otto persone – ne stava trasportando quattordici, molte delle quali probabilmente in piedi, e viaggiava in direzione San Severo. Un colpo di sonno o un malore da parte dell’autista del furgoncino sarebbero all’origine dell’incidente, che ha visto il mezzo invadere la corsia opposta schiantandosi frontalmente contro il tir e ribaltandosi sull’asfalto. Le vittime identificate al momento sono cinque su dodici, tutti migranti regolari, mentre i tre feriti, tra cui anche l’autista del camion, sono stati ricoverati nell’ospedale di San Severo non in pericolo di vita. 

                       

                      Non si tratta di un caso isolato. L’incidente di Ripalta segue a pochi giorni di distanza quello avvenuto il 4 agosto sempre in Puglia, sulla provinciale che collega Ascoli Satriano a Castelluccio dei Sauri. Anche in questo caso, l’incidente ha coinvolto un furgone che trasportava otto braccianti agricoli stranieri – cittadini della Guinea Bissau e del Gambia – e un autotreno che trasportava pomodori. Il bilancio è di quattro morti e quattro feriti ricoverati in gravi condizioni. 

                       

                      La procura di Foggia ha annunciato indagini per verificare che effettivamente si tratti di  caporalato, mentre il governo – come riportato da La Repubblica – per bocca del vicepremier e ministro degli interni Matteo Salvini, annuncia “controlli a tappeto sulle aziende agricole” per aggredire il fenomeno. Così il tema del caporalato rimane di stretta attualità nel nostro Paese: il sangue sulle strade, ma anche l’ingiustizia vissuta tutti i giorni sulla pelle di lavoratori – stranieri e italiani – costretti a lavorare fino a quattordici ore al giorno in condizioni disumane, come ha dimostrato la recente operazione della Guardia di Finanza che ha portato all’arresto di tre persone presso l’azienda Extrafrutta di Bisceglie (leggi qui). 

                       

                      Se la Puglia compare tra le regioni più esposte al fenomeno del caporalato – assieme alle altre regioni del sud Italia – come riporta il Corriere, è Foggia la provincia italiana con il più alto numero di lavoratori agricoli stagionali regolari iscritti negli elenchi anagrafici dell’Inps. 50.185 in tutto, di cui il 56,2% italiani. Ma questi numeri non prendono in considerazione il numero dei lavoratori irregolari, che secondo l’osservatorio “Placido Rizzotto” della Flai-Cgil, sarebbero circa 220 mila.

                       

                      Sempre secondo il rapporto dell’Osservatorio, il salario medio giornaliero di un bracciante si attesta tra i 25 e i 30 euro per una media di 10-12 ore di lavoro, tutto o parzialmente in nero. Alla paga vanno però tolte le “tasse giornaliere” dovute ai caporali: 5 euro per il trasporto, 3,5 euro per un panino e 1,5 euro per ogni bottiglia d’acqua consumata. Piccole cifre che messe assieme fanno del caporalato un business da circa 5 miliardi di euro.

                       

                      Intanto è previsto per mercoledì 8 agosto uno sciopero – proclamato dall’unione sindacale di base – per “rivendicare diritti e dignità” in memoria dei quattro lavoratori uccisi sulla provinciale 105. Lo sciopero – come rende noto l’Ansa – sarà accompagnato da una marcia che prenderà il via alle otto del mattino dall’ex ghetto di Rignano, nel comune di San Severo, e si concluderà davanti alla prefettura di Foggia. Una marcia che gli organizzatori hanno voluto battezzare “dei berretti rossi” per ricordare quelli che i loro compagni indossavano al lavoro, per proteggersi dal sole.

                       

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