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                      Carrefour, iper in crisi. Richiesta la cassa integrazione per 850 lavoratori del torinese

                      Carrefour ha chiesto ai sindacati la cassa integrazione straordinaria per circa 850 dipendenti di sei ipermercati dell’area metropolitana torinese che, secondo l’azienda, sarebbero in crisi, visti i fatturati e le vendite in calo rispetto allo scorso anno. Gli ammortizzatori dureranno un anno per il 20% del monte ore lavorate. Restano fuori dalla misura gli altri 37 punti vendita che Carrefour ha in Piemonte, regione dove l’azienda ribadisce di voler continuare a crescere

                      Dalla Redazione

                      Carrefour cassa integrazione

                      Fatturati in calo e crisi degli scontrini, in un format, quello dell’ipermercato, che mostra segni di sofferenza già da prima della pandemia. E ora che le dinamiche inflattive depauperizzano sempre di più il carrello della spesa degli italiani, le grandi superfici entrano ufficialmente in crisi. È il caso di Carrefour, che ha comunicato alle organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil di Torino l’apertura della procedura per l’avvio della cassa integrazione straordinaria di 850 lavoratori impiegati in sei punti vendita di Torino. La domanda è stata presentata i giorni scorsi ai sindacati e sarà discussa e approfondita lunedì 22 gennaio dalle parti sociali e dai vertici italiani della multinazionale francese, come riporta il Corriere della Sera.

                      La richiesta di Cigs da parte di Carrefour è per un anno ed è quantificata nel 20% delle ore lavorate. Riguarda appunto sei ipermercati dei 43 punti vendita diretti in Piemonte: l’iper di Montecucco (264 lavoratori), di Collegno (161), di Grugliasco (269), di Moncalieri (123), di Burolo (126) e di Nichelino (206), coinvolgendo in tutto 850 addetti.

                      Le precisazioni di Carrefour

                      Rispondendo a sindacati e ai lavoratori Carrefour Italia precisa di aver avviato la richiesta di attivazione della Cigs “per una durata massima di 12 mesi per un ammontare ristretto di ore lavoro complessive in ciascun punto vendita, per un impatto sulle ore lavorate pari al 4% del totale ore lavorate dei dipendenti diretti impiegati in regione Piemonte”, come riporta Repubblica  .

                      “La richiesta si rende necessaria – spiega Carrefour – a causa della crescente complessità dello scenario economico complessivo, unitamente all’esigenza di semplificare e ottimizzare l’organizzazione delle attività in punto vendita del formato Iper al fine di assicurarne la sostenibilità economica e la continuità operativa”. L’azienda conferma inoltre di voler continuare “a consolidare la propria presenza in Piemonte e si rende disponibile ad un confronto con tutte le istituzioni competenti interessate”.

                      I sindacati chiedono misure alternative

                      I sindacati, dal canto loro, hanno chiesto di poter conoscere quale tipo di investimenti Carrefour intenda mettere in campo per risollevare le sorti dei sei punti vendita e come intenda agire anche sull’organizzazione del lavoro. “Le risposte dell’azienda – replicano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil – sono state fumose e poco convincenti e, per questo, abbiamo chiesto un incontro immediato, come previsto dalla procedura avviata di cassa integrazione straordinaria, che si svolgerà lunedì 22 gennaio“.

                      L’obiettivo delle parti sociali è ora è trovare forme alternative alla Cigs per non penalizzare ulteriormente i lavoratori che attendono da 4 anni il rinnovo contrattuale.

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