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                      Clementine, crisi al Sud. Prezzi in picchiata per i danni da maltempo e per la concorrenza estera

                      Stagione nera per le clementine italiane: i danni da maltempo, unitamente alla forte concorrenza del prodotto estero (Spagna e Marocco in primis), hanno messo a dura prova i produttori di Calabria, Puglia e Basilicata. L’allarme di Alleanza Cooperative Agroalimentari: “Si stima che sia circa un 30-40% di prodotto che le aziende tengono fermo sulle piante”. L’appello va alle istituzioni e anche al consumatore finale, al quale si chiede “attenzione sui punti vendita per verificare l’origine italiana del prodotto”

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      clementine Stagione nera per le clementine italiane, il trend negativo non ha risparmiato nessuna delle principali aree produttive: Calabria, Puglia e Basilicata. Le difficoltà di quest’anno, secondo l’Alleanza Cooperative Agroalimentari, derivano essenzialmente dall’offerta abbondante di prodotto, specie quello di calibro medio-piccolo, che si è registrata in tutto il bacino del Mediterraneo, a cui si è aggiunto il leggero ritardo di maturazione in Italia di alcune varietà normalmente più precoci. Tale congiuntura ha fatto sì che il mercato delle clementine nelle ultime settimane risultasse già saturo di prodotti provenienti dall’estero, in primis Spagna e Marocco, e di clementine della varietà tradizionale che erano già state raccolte e che erano ancora in parte invendute. Le temperature miti fino a Natale avevano infatti tenuto bassa la domanda di agrumi su tutto il mercato nazionale.

                       

                      “La produzione di quest’anno di clementine – spiega Enzo Filardo, membro del coordinamento ortofrutticolo dell’Alleanza e presidente di Confcooperative Fedagripesca Calabria – è stata nella media, ma a novembre per un ritardo di maturazione delle varietà precoci non si è potuto procedere al consueto raccolto di tutto il prodotto sulle piante. Al momento si stima ci sia circa un 30-40% di prodotto che le aziende tengono fermo sulle piante ancora per qualche giorno ancora, per evitare di inserire altro prodotto sul mercato e di deprimere ulteriormente il prezzo di vendita delle clementine, già assai basso.

                       

                      “Le clementine calabresi – avverte Filardo – si presentano in alcuni casi con una shelf life più corta rispetto a quelle provenienti dall’estero, a causa delle gelate e delle alluvioni che hanno danneggiato il prodotto. Le clementine spagnole o nord africane hanno un aspetto migliore per estetica e dimensione, ma ciò anche grazie all’uso di prodotti fitosanitari che in Italia fortunatamente non sono permessi”.

                       

                      “Per quanto precede, considerato  il prodotto che ora verrà raccolto e che sarà immesso sul mercato, chiediamo – conclude Filardo – una maggiore attenzione del consumatore sui punti vendita per verificare l’origine italiana del prodotto, in linea con la campagna di promozione recentemente portata avanti attraverso Ortofrutta Italia Organizzazione Interprofessionale, e auspichiamo,  per quanto sarà possibile, di poter destinare quantitativi di clementine anche alle varie forme di ritiro che di norma possono essere attivate in presenza di casi di surplus produttivi come il nostro. Per le future strategie per il comparto, sarà prioritario estendere maggiormente  il livello di integrazione dei produttori nelle Organizzazioni dei produttori per poi favorire, grazie al catasto frutticolo in via di prossima definizione, una verifica del reale potenziale produttivo italiano e successivi investimenti al fine di una migliore qualificazione degli impianti e un aumento dell’export sui nuovi mercati”.

                       

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