L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
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                      Con il blocco dei trasporti l’ortofrutta italiana è ancora più debole all’estero

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                      Una gomma bucata da chi fomenta la protesta

                      Imperversa il blocco dei trasporti di ortofrutta nel Sud Italia. Tutto è iniziato il 21 febbraio in Puglia a Cerignola (Foggia) e in Sicilia a Misterbianco (Catania). Il giorno successivo è stata la volta di Fondi e Terracina nel Lazio. Oggi, 23 febbraio, la protesta è passata alla Campania, con zone “calde” Nola e Caserta. Una protesta scomposta, disorganizzata, a tratti violenta. Una protesta non autorizzata dalle associazioni nazionali dei trasportatori come Anita, con minacce e danni ai mezzi, alle persone e alle aziende che comunque vorrebbero lavorare. Intanto i molti camion restano fermi nei piazzali o lungo le strade e così rimangono nei magazzini o nelle celle frigo i pallet di frutta e ortaggi pronti per essere spediti a supermercati e fruttivendoli di tutta Italia e nei mercati esteri

                      di Eugenio Felice

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                      Una gomma bucata da chi fomenta la protesta

                      Il blocco dei trasporti di questi giorni è da condannare? Riportiamo un commento che ci è giunto in redazione questa mattina. “Ce la prendiamo sempre con i più deboli… Il problema dello sciopero – tra l’altro nemmeno autorizzato dalle associazioni nazionali – non si ripercuote solo sugli scaffali che rimangono vuoti a danno degli italiani, ma soprattutto su quella grande fetta di mercato destinata all’esportazione. Molti clienti in Europa si lamentano per la poca affidabilità che stiamo dimostrando in queste situazioni! Soprattutto non capiscono perché l’insoddisfazione, anche comprensibile, dei trasportatori si debba ripercuotere sulle azienda che producono ortofrutta creando perdite economiche altissime in questo momento già difficile dovuto ai rincari delle materie prime e dell’energia“.

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                      Bloccare i trasporti è la giusta forma di protesta?

                      L’Italia è ancora più debole rispetto alle altri origini. Continua così il commento che ci è giunto in redazione: “Tutto questo disagio non fa altro che favorire collaborazioni più strette tra i grandi importatori e distributori europei e altri Paesi produttori quali Spagna, Francia, Olanda e tutto come sempre a discapito dell’Italia che ancora una volta si trova a essere penalizzata. Lo sciopero fatto in questo modo non porta a niente. Avrebbe fatto più effetto un corteo di automezzi al centro di Roma! È proprio il caso di dire che l’ignoranza la fa da padrona!!”. Oltretutto questo sciopero, scomposto e disorganizzato, è fatto anche di minacce alle imprese che vogliono invece continuare a lavorare: sassate dai cavalcavia, gomme squarciate con coltelli da macellaio, audio minatori nelle chat Whatsapp.

                      Più che una protesta, questa sembra un’azione violenta di incivili, che auspichiamo possa presto finire, nell’interesse degli italiani e della competitività dell’ortofrutta italiana sui mercati europei.

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