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                      Con l’escavatore nel frutteto. Bufera sui social. “Ecco perché”

                      Clementine-Calabria-escavatore-Varamo

                      Un fermo immagine del video con l'escavatore nel frutteto

                      Un escavatore che trancia di netto i rami e i tronchi degli alberi di clementine. Piante sane, rigogliose e ancora piene di frutti. I video sono stati caricati a inizio gennaio su Facebook e sono diventati subito virali tra gli addetti ai lavori e non. “Questa è la fine delle clementine nella Piana di Gioia Tauro”, si legge nel testo accompagnatorio. Sorpresa, sgomento, rabbia, comprensione, solidarietà: sono diversi e contrastanti i sentimenti provocati dalle immagini e che emergono nei numerosi commenti. Si tratta del grido di protesta di un produttore per l’incapacità del mercato di remunerare in modo adeguato i suoi sacrifici? Lo abbiamo chiesto al diretto interessato, Diego Varamo, e abbiamo scoperto che la realtà è un’altra

                      di Eugenio Felice

                      Clementine-Calabria-escavatore-Varamo

                      Un fermoimmagine del video con l’escavatore nel frutteto

                      Un escavatore si muove con disinvoltura verso gli alberi di clementine, sotto un cielo minaccioso, con nuvole cariche di pioggia. A un certo punto si arresta, il braccio meccanico si avvicina a una pianta rigogliosa e ancora piena di frutti e con velocità la benna, con la sua estremità dentata, inizia a tranciare di netto prima i rami e poi anche il tronco. I due video che documentano la scena sono stati caricati da Diego Varamo il 4 gennaio sulla sua pagina Facebook e sono diventati subito virali tra gli addetti ai lavori e non. Solo le condivisioni hanno superato dopo 15 giorni il numero di 4.200. “Questa è la fine delle clementine nella Piana di Gioia Tauro”, si legge nel testo che accompagna le immagini.

                       

                      Questa è la fine delle clementine nella piana di gioia tauro

                      Pubblicato da Diego Varamo su Lunedì 4 gennaio 2021

                       

                      I COMMENTI

                      Sorpresa, sgomento, rabbia, comprensione, solidarietà: sono diversi e contrastanti i sentimenti provocati dalle immagini e che emergono nei numerosi commenti. Vediamone alcuni. C’è chi si indigna, come Claude M.: “Questo contadino fa schifo poteva dare a gente che non può o spiegare almeno il perché!”, o Massimiliano V.: “Da galera. Anche una parte dei miei ulivi, 100 piante, sono in riposo da anni. Ma mai ho pensato a questo schifo. Che spregio”. C’è chi non si capacita, come Luigia T.: “È un gran dolore far morire delle piante in questo modo, c è tanta gente che muore di fame” o Trottolina M.: “Qualunque cosa sia successo, non meritavano una fine cosi crudele!”.

                      Ci sono poi i commenti di chi avrebbe la soluzione a portata di mano, come Fabrizio F.: “Vendeteli come ambulanti nelle grandi citta a 60 cent. Al kg e ci rientrate tranquillamente”, o Damiano C.: “Dalle mie parti alberi così belli vengono venduti come piante ornamentali a 400 euro l’una”, o ancora Pasquale C.: “Nella Piana di Sibari c’è un azienda che lavora il clementino sul posto trasformandolo in una bevanda made in Calabria. Perche non fare la stessa cosa nella Piana di Gioia Tauro?”. C’è poi chi se la prende con le istituzioni, come Nicola P.: “La signora Bellanova dove sta?”, o Giuseppe L: “Questi pezzi di m##da fanno entrare di tutto dall’estero e come risultato noi buttiamo via le eccellenze italiane”.

                      Ci sono immancabili i complottisti, come Giovanni V.: “Quanto costa un escavatore e manovratore per togliere un agrumeto? Qualcosa non torna”, o Shorena S.: “Forse devono riscuotere qualche assicurazione o chiedere i contributi per la calamità. I calabresi non fanno niente per niente”. In generale però prevalgono i commenti che manifestano comprensione e vicinanza, come quello di Teresa D.: “Senza parole, solo solidarietà”, o Antonio C.: “Ha fatto bene. Li vogliono regalati e allora tanto vale tagliare”, o ancora Cosimo C.: “Se non li coltivi dopo due anni diventano secchi, perché parlare senza sapere? Ma che lavoro fate? Mi sembra siate agricoltori della domenica. Questa storia dura da anni, poi uno di stanca”.

                      Ci sono infine commenti che vanno più in profondità per dare la corretta lettura di quanto avvenuto. Tenere le piante non solo vive ma in salute ha un costo, così come hanno un costo la raccolta e gli imballaggi. Nello S. scrive: “Ha fatto bene, non capisco la gente che dice che li poteva regalare, le clementine mica crescono senza spese sull’albero. Hanno un costo di produzione di 30 cent, poi nei supermercati le vendono a 1,20 e al produttore vogliono dare 25 cent al kg, praticamente perde 5 cent al chilo. Le OP fregano il produttore, la GDO vuole le offerte a discapito dei produttori siano essi italiani, spagnoli etc, e voi dite che fa pure schifo? Mah! Sono dei produttori mica sono dei masochisti!”

                      LA SPIEGAZIONE

                      Quindi cosa è successo? Così scrive Andrea Varamo, fratello di Diego, colui che ha postato i video con l’escavatore all’opera nei frutteti: “È il risultato di decenni di politiche agricole comunitarie dove l’Italia non ha saputo/voluto valorizzare le nostre eccellenze, unita all’incapacità e scarsa volontà (soprattutto) a livello regionale e locale di valorizzare questo prodotto (insieme a tanti altri, purtroppo). 15 anni fa raccontai prevedendo questa storia a Repubblica che la pubblicò anche sul quotidiano. Ma non c’è stato mai interesse ad affrontare e risolvere il problema agrumi in Calabria. Se vengono tagliati è perché c’è poco o nulla di guadagno. Da queste rovine risorgeremo!”

                      A metà gennaio abbiamo contattato l’autore dei video, Diego Varamo, 42 anni, per avere spiegazioni su quelle immagini. “Siamo nati in mezzo ai profumi e agli aromi degli agrumi – ci spiega – nostro padre era produttore a San Ferdinando e ci ha insegnato l’amore e il rispetto per la terra e i suoi frutti. Prima le arance, poi dagli anni ’70 le clementine e per un certo periodo anche il mapo, un agrume ibrido che ha raggiunto una certa popolarità negli anni ’90. Oggi abbiamo un appezzamento di 1,5 ettari con 7-800 piante di clementine. Negli ultimi 10 anni ricordo solo due campagne accettabili. A metà dicembre i prezzi sono scesi a 5-10 centesimi. Ci siamo stancati di regalare il prodotto ai commercianti e per questo abbiamo deciso di tagliare”.

                      È piuttosto frustrante – aggiunge Diego Varamo – impegnarsi un anno in campo sotto ogni avversità climatica per poi vedere i frutti dei propri sacrifici vanificati da prezzi che non coprono i costi di produzione se non addirittura da una domanda inesistente. La verità è che gli agrumi comuni oggi in Calabria non danno più reddito e sono moltissimi i produttori che stanno estirpando, perché una pianta di clementine lasciata in abbandono muore nel giro di due anni. Noi abbiamo deciso di ripartire, di comune accordo con l’organizzazione di produttori cui aderiamo, con i kiwi gialli, per cui la nostra zona è vocata. Per questo l’estirpo, in parte con l’escavatore, in parte con la sega elettrica, è stato doloroso ma necessario”.

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