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                      Cop27: gli ultimi 8 anni i più caldi di sempre. 2022 da record, temperatura su di 1,5 gradi

                      Sono in corso in Egitto i lavori in occasione di Cop 27, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma a Sharm el-Sheikh dal 6 al 18 novembre, con l’obiettivo di garantire la piena attuazione dell’Accordo di Parigi. Durante la seduta del 6 novembre è stato diffuso il report  “Stato del clima globale nel 2022” dell’organizzazione meteorologica mondiale, dal quale sono emersi dati allarmanti. Secondo il report, infatti, gli ultimi 8 anni sono stati i più caldi mai registrati, i livelli dei mari si stanno alzando sempre più velocemente, così come i ghiacciai si stanno sciogliendo a ritmi record. Nonostante la riluttanza dei Paesi più ricchi, è stato raggiunto un accordo in extremis per discutere dei finanziamenti per coprire i danni provocati da eventi meteorologici straordinari (indirizzato soprattutto ai Paesi più poveri). Non resta che vedere come procederanno i lavori, fermo restando che i grandi Paesi inquinatori del mondo, come Cina, India e Russia, non presenzieranno

                      Dalla Redazione

                      Cop 27

                      Per la Terra gli ultimi 8 anni sono stati i più caldi mai registrati finora, alimentati da concentrazioni sempre crescenti di gas serra e dal calore accumulato nel mare. Ad oggi, la media della temperatura registrata nel corso del 2022 è di circa 1,15 gradi sopra i livelli pre-industriali (cioè la temperatura media del periodo 1850-1900). Questi sono solo alcuni dei dati emersi in occasione di Cop 27, la 27 esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si tiene a Sharm el-Sheikh in Egitto dal 6 al 18 novembre. Vi parteciperanno oltre 40.000 delegati da tutto il mondo e oltre 100 leader tra capi di Stato e di Governo. La Conferenza – che avrà al centro dei dibattiti le linee direttive per contrastare i cambiamenti climatici – sarà anche l’occasione per fare un bilancio rispetto agli impegni presi alla Cop 26 di Glasgow, dalla quale solo 29 Paesi su 194 hanno poi presentato piani nazionali più severi.

                      Tra gli obiettivi figurano la riduzione delle emissioni di CO2 del 45% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010, per raggiungere l’obiettivo centrale dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi Celsius entro la fine di questo secolo. Un obiettivo che risulta mai come oggi necessario per evitare le conseguenze che ormai sono sotto gli occhi di tutti: siccità, ondate di calore ed eventi atmosferici estremi sempre più frequenti che mettono a rischio la produzione alimentare, la salute e molti territori costieri (e non solo).

                      Il rapporto “Stato del clima globale nel 2022 redatto dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) sottolinea che, sebbene molte azioni messe in campo da alcuni Paesi fan sì che la curva delle emissioni globali di gas serra stia andando verso il basso, gli sforzi rimangono insufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius entro la fine del secolo. Infatti, nel 2021 le emissioni di gas serra in Ue hanno ripreso ad aumentare, segnando un +5% rispetto al 2020, rimanendo comunque inferiori del 6% rispetto al livello pre-pandemia del 2019.

                      Nel 2020, invece, gli obbiettivi erano stati raggiunti tutti, in parte grazie al brusco calo dei consumi dovuti alla pandemia, in parte grazie a Italia e Spagna che sono state le economie più grandi ad aver centrato tutti gli obiettivi 2020, seguite da altri undici stati: Croazia, Cechia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Portogallo, Romania, e Slovacchia. La Francia e l’Olanda hanno mancato il traguardo sulle rinnovabili, la Germania quelli su efficienza ed emissioni. Nello specifico, infatti, le diminuzioni più marcate del consumo finale di energia si osservano nei Paesi che hanno attraversato più crisi dal 2009 in poi. In Grecia il calo è stato del 31%, in Italia e Spagna del 25%, in Portogallo del 21% (analizzando l’anno 2020 rispetto al 2005).

                      L’innalzamento delle temperature è dovuto all’aumento delle concentrazioni dei principali gas serra nell’atmosfera (anidride carbonica, metano, diossido di azoto): gas che hanno raggiunto livelli record nel 2021 e che continuano a crescere nel corso del 2022. Il caldo, di conseguenza, fa sciogliere le calotte polari e i ghiacciai, e provoca l’innalzamento del livello dei mari, che minaccia stati insulari e territori costieri. Inoltre, a causa desertificazione ed eventi meteorologici estremi, sono migliaia le persone uccise, milioni quelle private dei mezzi di sostentamento e condannate alla fame, miseria o a migrare. Caldo e disastri fanno poi proliferare una serie di malattie.

                      cop 27

                      “Maggiore il riscaldamento, peggiore l’impatto – ha commentato alla Cop 27 il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas nel corso della conferenza del 6 novembre -. Abbiamo livelli così alti di anidride carbonica nell’atmosfera oggi che l’obbiettivo di 1,5 gradi (di riscaldamento rispetto ai livelli pre-industriali, n.d.r.) dell’Accordo di Parigi è a malapena raggiungibile […] è già troppo tardi per molti ghiacciai, e lo scioglimento continuerà per centinaia se non migliaia di anni, con enormi conseguenze sulla sicurezza idrica”.

                      L’aumento di alcuni millimetri all’anno del livello dei mari significa “un aumento da mezzo metro a un metro in un secolo: una minaccia per milioni di abitati delle zone costiere e delle isole” riporta l’Ansa. “I Paesi meno responsabili del cambiamento climatico sono quelli che soffrono di più – ha concluso Talaas -, come abbiamo visto con le terribili alluvioni in Pakistan e la lunga e mortale siccità nel Corno d’Africa. Ma anche società ben preparate quest’anno sono state colpite dagli eventi estremi, come abbiamo visto per le ondate di calore e la siccità in larga parte d’Europa e della Cina meridionale“.

                      Dal rapporto del Mwo presentato a Cop 27 infatti emerge anche che la siccità nel 2022 ha ridotto alla fame 19 milioni di persone nell’Africa orientale, dove le piogge sono state sotto la media per quattro stagioni consecutive, il periodo più lungo in 40 anni, e ci sono indicazioni che anche l’attuale stagione sarà secca. L’Africa meridionale, e in particolare il Madagascar, è stata colpita da una serie di cicloni all’inizio dell’anno, mentre le alluvioni hanno ucciso 1.700 persone in Pakistan e hanno costretto quasi 8 milioni a lasciare i loro villaggi.

                      L’uragano Ian a settembre ha causato morte e distruzione a Cuba e in Florida. Larga parte dell’emisfero settentrionale è stata eccezionalmente calda e secca quest’anno. La Cina ha avuto la più estesa e lunga ondata di calore da quando ci sono rilevazioni, e la seconda estate più secca mai registrata. Il fiume Yangtze a Wuhan ad agosto ha raggiunto il suo livello più basso mai registrato. Larghe zone d’Europa hanno sofferto ripetuti episodi di caldo estremo. Il Regno Unito il 19 luglio ha registrato il suo record nazionale, con oltre 40 gradi per la prima volta. Il caldo è stato accompagnato da siccità e incendi. I fiumi europei, fra i quali il Reno, la Loira e il Danubio sono scesi a livelli critici.

                      Tra il 2030 e il 2050, si prevede che il cambiamento climatico provocherà circa 250.000 morti in più all’anno per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da caldo. Si stima che entro il 2030 i costi dei danni diretti alla salute siano compresi tra 2 e 4 miliardi di dollari all’anno: il tutto escludendo i costi nei settori che determinano la salute come l’agricoltura, l’acqua e i servizi igienici.

                      I Paesi poveri e vulnerabili, poco responsabili del riscaldamento globale ma molto esposti alle sue conseguenze, per mesi hanno insistito affinché la questione dei danni venga ufficialmente inserita nell’agenda della Cop 27, mentre i Paesi ricchi sono stati molto riluttanti sulla questione, nonostante sia arrivato in extremis al Cop 27 un accordo per discutere del loss&damage, ovvero i finanziamenti per coprire i danni provocati da eventi meteorologici straordinari. Non resta che vedere ora come procederanno i lavori, fermo restando che i grandi Paesi inquinatori del mondo, come Cina, India e Russia, non presenzieranno alla Cop 27.

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