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                      Corbezzoli, azzeruole, sorbe? Sono i “frutti dimenticati” di Casola Valsenio

                      Erano piante spontanee o coltivate negli orti e nei frutteti di casa per il consumo domestico fin dal tardo Medioevo: caratteristici della stagione autunnale, rappresentavano una preziosa scorta di cibo da conservare con cura per l’inverno. Giuggiole, pere spadone, corniole, nespole, mele cotogne, corbezzoli, azzeruole, sorbe, pere volpine, uva spina, e ancora noci, nocciole, marroni e le già riscoperte melagrane: hanno sapore gradevole, colori caldi e preziose proprietà nutraceutiche. La capitale per antonomasia dei “frutti dimenticati”, oggi recuperati per la gioia di chi li ha conosciuti e per chi li vede per la prima volta, si trova in Romagna. È Casola Valsenio, comune in provincia di Ravenna che ogni anno a ottobre dedica a queste coltivazioni una sagra lunga due weekend

                       

                      Dalla Redazione

                       

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                      La Festa dei Frutti Dimenticati a Casola Valsenio torna nel weekend del 15 e 16 ottobre

                      A Casola Valsenio, caratteristico paesino in provincia di Ravenna, c’è una tradizione che affonda le radici nel passato e che è legata alla cultura contadina locale. È la coltivazione di erbe officinali e di alberi da frutto ormai abbandonati o le cui varietà sono uscite di produzione, i cui nomi, oggi, ai più suonano come un’assoluta novità.  Ai cosiddetti Frutti Dimenticati da 25 anni a questa parte è dedicata una sagra, che dopo l’avvio con successo del primo weekend, dà nuovamente appuntamento al pubblico sabato 15 e domenica 16 ottobre.

                       

                      Hanno colori colori caldi, frutti profumati e nomi spesso originali: giuggiole, pere spadone, corniole, nespole, mele cotogne, corbezzoli, azzeruole, sorbe, pere volpine, uva spina, senza dimenticare poi noci, nocciole, marroni e le già ricoperte melagrane. Sono frutti che nell’antichità erano considerati preziosi, in quanto aiutavano a combattere meglio il freddo dell’inverno grazie al loro potere calorico, e che ancora oggi sono consigliati nella dieta per le loro proprietà nutraceutiche.  Oggi tornano ad essere attuali, grazie ad agricoltori che, per amore o nostalgia del passato, hanno sollevato dalla morte vecchie piante o ne hanno collocate di nuove, grazie proprio a iniziative come quella della Festa dei frutti dimenticati di Casola Valsenio.

                       

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                      Le sorbe sono citate perfino da Dante Alighieri, che parla di un frutto aspro, contrapposto al fico

                      La ripresa d’interesse verso i frutti di un tempo è rivolta anche al recupero di antichi metodi di conservazione, lavorazione e consumo alimentare. Per questo, nel corso della festa si svolge un concorso di marmellate e uno di dolci al marrone, mentre i ristoranti della zona propongono per tutto l’autunno la “Cucina ai frutti dimenticati”, naturale e dal forte potere evocativo. Fra le ricette a base di questi frutti ci sono ad esempio la salsa di rovo e di gelso, le composte di corniole e di cotogne, la torta di mele selvatiche e i dessert con protagoniste le pere volpine, oppure il “migliaccio”, antico piatto della tradizione romagnola che richiede mele cotogne, pere volpine, mele gialle, cioccolato, pane, raffermo grattugiato, canditi, riso e, secondo l’antica ricetta, sangue di maiale in aggiunta.

                       

                      A Casola Valsenio, infine, i frutti dimenticati si sposano perfettamente con le piante aromatiche del locale Giardino delle Erbe e danno vita a piatti straordinari come le insalate di sedano, ribes bianco e rosso in agrodolce, o di finocchio selvatico con tarassaco, cerfoglio e salsa di melagrana, ottime se condite con l’olio extravergine Brisighello.

                       

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