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                      Coronavirus, Boscolo (Cultiva): “Grandi oscillazioni per le insalate in busta”

                      Boscolo-Cultiva-insalate-baby-2020
                      Il coronavirus ha stravolto la vita degli italiani e ne ha mutato le abitudini di acquisto. Come sta impattando il Covid-19 sull’industria delle insalate in busta pronte al consumo? Lo abbiamo chiesto a Giancarlo Boscolo, presidente di Cultiva Società Agricola OP Consortile, tra i più qualificati player in Italia nel comparto delle baby leaf con 700 ettari in produzione tra serre e pieno campo in diverse zone d’Italia, tra cui 160 certificati biologici. Cultiva ha base in Veneto, a Taglio di Po (Rovigo), e sedi in Usa e Regno Unito. Giancarlo Boscolo è stato il primo imprenditore italiano a portare il radicchio negli States. Oggi l’azienda è presente anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dove conta produzioni sia in California che in Florida, in collaborazione con un partner di primo piano come Taylor Farms

                      di Eugenio Felice

                      Giancarlo Boscolo - presidente Cultiva

                      Giancarlo Boscolo, presidente Cultiva Società Agricola OP Consortile (copy: cultiva.global)

                      1) Come è cambiata la vostra attività produttiva nelle ultime settimane segnate dalla pandemia Covid-19?

                      L’emergenza sanitaria in corso ha solo parzialmente modificato il nostro modo di lavorare. Il personale degli uffici che può lavorare in modalità smart working lo sta facendo, avendo strutturato in tempi rapidi un sistema di connessioni che prima non avevamo. In ufficio si turnano solo le funzioni per cui è assolutamente necessaria la presenza fisica, come chi deve occuparsi dei documenti di trasporto. In produzione invece abbiamo sempre avuto standard di igiene e sicurezza ai massimi livelli, con misure di contenimento delle contaminazioni che sono insite nella tipologia dell’impianto fin dalla sua progettazione. Siamo tuttora l’unico stabilimento in Italia per le insalate di quarta gamma che lavora con quattro reparti completamente indipendenti, senza nessuna porta di collegamento e con spogliatoi per il personale dedicati. Per questo motivo le nuove misure di distanziamento, ad esempio dove si tagliano le insalate adulte, così come quelle di lavaggio e sanificazione, sono state per noi agevolate, non hanno stravolto il nostro modo di lavorare. Per quanto riguarda il personale delle linee di produzione, abbiamo 15 persone che si sono messe in malattia con l’inizio dell’emergenza sanitaria, pari al 10% della forza lavoro, ma questo non ha compromesso la nostra produttività.

                      Boscolo-Cultiva-stabilimento-insalate-2020

                      Lo stabilimento Cultiva a Taglio di Po, in provincia di Rovigo (copy: cultiva.global)

                      2) Il mercato delle insalate di quarta e prima gamma come si è comportato nelle prime settimane di emergenza sanitaria?

                      In merito alle vendite, abbiamo registrato sbalzi molto importanti. Per quanto riguarda la quarta gamma, nelle settimane dalla 9 (l’ultima di febbraio) alla 12 (la terza di marzo), abbiamo oscillato da un -6% a un +27% con un saldo nelle quattro settimane di un +6%. Il problema maggiore è che non si riesce a fare programmazione, il mercato è isterico, dei giorni ti arrivano ordini tali che non riesce ad evaderli tutti, dei giorni rischi di buttare via il prodotto. Noi abbiamo sempre lavorato sulle previsioni di vendita, gli ordini arrivano alle 13.00 e il camion deve partire alle 14.00. Ma in queste settimane non si riesce a fare alcuna previsione. Sulla prima gamma, ad esempio il radicchio, che inviamo soprattutto in Regno Unito e Svezia, abbiamo un andamento altalenante come nella quarta gamma, con un risultato cumulato, nelle quattro settimane indicate, del -8% ma con un +3% nella settimana 12. Sul mercato americano, dove l’emergenza sanitaria è solo all’inizio, le vendite procedono senza intoppi per le baby leaf prodotte in Florida mentre registriamo una flessione per i radicchi prodotti in California a causa del rallentamento del canale horeca.

                      Gli head quarters di Cultiva a Jennings, in Florida (copy: cultiva.global)

                      3) Che idea si è fatto su quello che succederà in futuro?

                      Oggi non si possono fare previsioni su come evolverà il mercato nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Cerchiamo di gestire giorno per giorno al meglio la situazione in produzione e nello stabilimento, nell’interesse dei nostri clienti e del consumatore finale. L’unica previsione che mi sento di fare ora è che avremo dei problemi quando finirà questa emergenza: il blocco di diversi settori per un tempo ancora indeterminato, penso ad esempio alla ristorazione, al turismo e a moltissime attività commerciali, si ripercuoteranno sull’economia generale del Paese e sul potere di acquisto degli italiani. Lo stesso discorso vale per gli altri Paesi. Quella che abbiamo di fronte è una crisi globale. L’unica modalità che vedo per ripartire è una grande iniezione di liquidità. Con questa manovra gli Usa si ripresero in due anni dalla crisi del 2008, noi con piccole iniezioni di liquidità progressive praticamente non ne siamo mai usciti. Anche in questo caso, l’annuncio di Trump di un piano di salvataggio da 2.000 miliardi di dollari, non dovrebbe lasciare indifferenti i nostri governanti. Strada indicata peraltro anche dall’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi.

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