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                      Coronavirus, dall’Australia agli Usa: al via gli orari d’ingresso per anziani

                      Mentre i supermercati d’Europa, America e Australia (e non solo) lavorano freneticamente per rifornire gli scaffali presi d’assalto e tranquillizzare gli acquirenti in preda al panico, alcune catene di supermercati estere stanno prendendo alcuni provvedimenti dedicati a proteggere i clienti più anziani o portatori di disabilità che potrebbero essere a maggior rischio se infettati dal coronavirus. Da Woolworths a Coles, passando per i centri commerciali dell’Irlanda del Nord, si fanno più numerosi i punti vendita che dedicano una speciale fascia oraria all’ingresso di queste categorie a rischio. Nel frattempo, i capi di Stato di mezzo mondo, chi più chi meno, cercano di invitare la popolazione a non assalire i supermercati e soprattutto ad evitare assembramenti e code 

                      Di Valentina Bonazza

                      coronavirus anziani

                      Due anziane signore che cercano di fare la spesa da Woolworths. Copyright: theaustralian.com.eu

                      ++AGGIORNATO IL 23 MARZO 2020++

                      Evitare assembramenti e proteggere anziani e portatori di disabilità, le categorie più a rischio nel caso in cui contraessero il coronavirus. Con questa idea alcune catene hanno deciso di dedicare una fascia oraria a queste persone, aprendo i punti vendita prima dell’orario abituale.

                      L’insegna australiana Woolworths, ad esempio, ha deciso di aprire i suoi punti vendita con un’ora di anticipo per i suoi clienti anziani o con difficoltà. L’amministratore delegato della Woolworths Supermarkets, Claire Peters, ha infatti affermato sul sito web che “Anche se continueremo a fare del nostro meglio per rifornire i nostri negozi durante questo periodo di domanda senza precedenti, abbiamo saputo che molti dei nostri clienti anziani non sono riusciti a procurarsi prodotti di prima necessità. Così abbiamo adottato questa misura temporanea che darà loro, e a coloro che hanno delle disabilità, l’opportunità di fare acquisti prima dell’apertura ufficiale dei nostri negozi, aiutandoli così ad ottenere beni di prima necessità in un ambiente meno affollato. I pensionati e i disabili muniti di documento potranno così accedere ai punti vendita della più grande catena in Australia, che conta 995 negozi, dalle 7 alle 8 del mattino da martedì 17 a venerdì 20 marzo.

                      coronavirus anziani

                      Sempre in Australia, la catena Coles, ha annunciato che dalla mattina di mercoledì 18 marzo avrà inizio in tutti i suoi supermercati la “Community Hour” , dedicata a facilitare l’accesso (in esclusiva) delle persone anziane o svantaggiate. La “Community Hour”  è prevista dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 8 in tutti i punti vendita Coles e anche in questo caso per entrare nel negozio i clienti dovranno presentare un documento che li identifichi in quanto pensionati, invalidi o accompagnatori. Una volta terminata la “Community Hour”, tutti gli altri clienti potranno entrare per fare i loro acquisti. Coles, come altri supermercati, ha inoltre deciso di chiudere alle 20 per permettere agli addetti dei negozi di avere tutto il tempo necessario per pulire a fondo e rifornire gli scaffali per il giorno successivo.

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                      Copyright: Danella Bevis/The West Australian

                      In Irlanda del Nord riporta la CNN – il centro commerciale Kennedy Center di West Belfast ha annunciato che il suo supermercato Iceland Foods inizierà ad adottare orari speciali per i clienti anziani e disabili.

                      E negli Stati Uniti? Lo chef José Andrés ha esortato le catene di supermercati statunitensi a seguire il suo esempio. Andrés infatti ha chiuso i suoi ristoranti nell’area di Washington e ne utilizzerà alcuni per la sola vendita di piatti d’asporto a prezzi accessibili. “I supermercati dovrebbero aprire la mattina presto e dedicare le prime due ore agli anziani sopra i 60 anni, per proteggerli dal contatto con i giovani – ha scritto Andrés su Twitter -. Andrebbe anche sviluppato un sistema di volontariato ad hoc per gli acquisti e le consegne”.

                      Nel frattempo, le strutture governative di Jersey City, in New Jersey, hanno comunicato su facebook che stanno lavorando con i vari negozi di alimentari e supermercati sul territorio al fine di fornire un accesso speciale ai clienti più vulnerabili, comprese le donne incinte.

                      Invece, la catena H-E-B, che conta più di 400 negozi in Texas e Messico, ha affermato alla CNN che non adotterà orari speciali per i clienti vulnerabili. “La nostra direzione ha studiato a fondo questa possibilità e, grazie alle indicazioni dei consiglieri sanitari, abbiamo stabilito che questa non è l’opzione migliore e più sicura per i nostri clienti – ha dichiarato l’azienda -. H-E-B si prende cura del Texas e riteniamo che chiedere a un gruppo di riunirsi nei nostri negozi in un certo lasso di tempo non sia un’idea sicura”. L’azienda ha poi comunicato che sta lavorando a stretto contatto con le banche alimentari locali e sta incoraggiando le persone a utilizzare il loro sistema di ordini online. Infatti, la grande maggioranza delle catene statunitensi offre ai suoi clienti i servizi di ritiro e consegna online per limitare il contatto dei clienti con altre persone.

                      In effetti, la catena britannica Sainsbury’s, che ha adottato da subito questa misura, non ha riscosso un grande successo tra i suoi clienti anziani o portatori di disabilità. Come riporta il Guardian, i clienti anziani e più vulnerabili che hanno visitato i punti vendita Sainsbury’s nell’orario a loro dedicato (la prima ora d’apertura al mattino), hanno dichiarato di aver trovato lunghe code e scaffali vuoti. Teresa Marsh, 63 anni, che ha visitato il supermercato Sainsbury’s Balham’s, nel sud-ovest di Londra con il marito settantunenne, ha descritto l’ora dedicata come “Una perdita di tempo. Era molto, molto affollato – riporta The Guardian -. Sugli scaffali c’era pochissimo pesce in scatola, niente rotoli di carta igienica, niente rotoli da cucina, niente pomodori in scatola. Non ho avuto alcun vantaggio”. Un’altra signora, riporta ancora il Guardian, ha affermato che sua madre “Ha sopportato enormi code alle casse perché non avevano aperto la maggior parte delle casse, facendola così restare per un tempo prolungata vicino agli altri clienti che nel mentre erano entrati”.

                      Nel frattempo, questa pandemia ha già ucciso più di 13.000 persone in tutto il mondo e il numero continua a crescere: così, nonostante sempre più capi di Stato stiano adottando misure restrittive per incoraggiare la “distanza sociale” ed evitare assembramenti che sono il motore di diffusione del virus, le corse alle provviste continuano a manifestarsi in molte città. Dopo gli assalti ai supermercati in Italia, sotto gli occhi di tutti nelle scorse settimane, da qualche giorno anche nel resto d’Europa, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo ci si inizia a misurare con quest’emergenza senza precedenti, ed è la GDO a fare i conti con un cambiamento radicale delle abitudini d’acquisto dei suoi clienti.

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