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                      Coronavirus, frutta e verdura donate ai bisognosi: si moltiplicano i gesti di solidarietà

                      Shaban Musa a Vercelli, Sameh a Canonica d’Adda ma anche Karim e Lucia di Cassino, sono sempre più numerosi i negozianti di frutta e verdura che donano i loro prodotti a chi ora ne ha più bisogno: ragazze madri, anziani, famiglie in difficoltà in questo periodo di emergenza, non solo sanitaria ma anche e sempre più emergenza economica. E ancora i quattro fratelli egiziani di San Rocco di Monza che vendono ortofrutta all’ingrosso e che hanno donato i prodotti in eccedenza a rischio scadenza alla comunità dei padri carmelitani di Monza, mentre gli operatori del CAR di Roma hanno raccolto 300 kg tra frutta e verdura da donare alla parrocchia SS. Martiri dell’Uganda di Roma, che li suddividerà tra le case famiglia “Rifugio per Agar” dedicata a donne e bambini vittime di maltrattamenti e la “Casa Betlemme” per famiglie e altre persone in difficoltà

                      Di Valentina Bonazza

                      frutta e verdura

                      Il fruttivendolo Sameh davanti al suo negozio a Canonica d’Adda, in provincia di Bergamo (copyright: Il Mattino)

                      Forza Italia, andrà tutto bene. Oggi il negozio aiuterà i bisognosi: la merce su questo banco è gratis”. Questa la frase che riporta il cartello appeso a Vercelli nel negozio di frutta e verdura di Shaban Musa, fruttivendolo egiziano, da sei anni in Italia. “Io sono stato accolto a braccia aperte dall’Italia, ora è giusto che faccia qualcosa per chi sta vivendo un momento difficile. Io sono solo, ho di che mangiare. C’è invece gente che non ha nulla, neppure un euro in tasca per pagare la spesa. Allora io gliela regalo. Siamo tutti una grande famiglia e tutti dobbiamo aiutarci l’uno con l’altro. L’Italia ora è la mia casa”. Tante – riporta La Stampa – le persone che hanno chiesto aiuto a Shaban: “Sono venuti italiani e stranieri. Qualcuno era anche in imbarazzo. È entrato nel negozio con gli occhi rivolti a terra, impacciato. Chi può paga, a chi non ha soldi regalo la merce – spiega Shaban Musa -. Io sto bene, grazie al cielo: è giusto che aiuti in questo momento chi invece è in difficoltà”. Shaban non ha paura che la gente approfitti di questo suo gesto d’umanità: “Si vede subito in faccia chi ha bisogno e chi no. Negli occhi di chi è in difficoltà c’è tanta tristezza. È un periodo difficile: io faccio la mia parte, per aiutare i bisognosi”.

                      Shaban non è l’unico fruttivendolo che ha deciso di donare i prodotti del suo negozio. Frutta e verdura gratis anche da Sameh: “È il mio modo di dire: ti voglio bene Italia”. Il fruttivendolo egiziano che vive a Canonica d’Adda, in provincia di Bergamo, città duramente colpita dal coronavirus, invita i clienti a prendere quello di cui hanno bisogno da un banchetto, senza pagare. Come riporta il Messaggero, all’ingresso del suo negozio c’è scritto su un cartone: “Dieci anni fa mi avete accolto. Ora voglio dirvi grazie. Andrà tutto bene. Se avete bisogno prendete gratis la frutta e la verdura che trovate su questo tavolo”.

                      A Cassino, invece, Karim e Lucia hanno deciso di donare frutta e verdura alle ragazze madri, anziani e disoccupati. Karim, egiziano, e Lucia, italiana, in questo periodo di grave emergenza – non solo sanitaria ma anche economica – hanno deciso di donare i loro prodotti a chi ne ha necessità. “So cosa significa soffrire la fame. Sono stata aiutata ed ora sono io che voglio aiutare gli altri – afferma Lucia a RadioCassinoStereocontinueremo con questa nostra iniziativa fino a quando questi giorni tristi non finiranno. Abbiamo avuto questa idea in quanto io per prima so cosa significa soffrire la fame. Ho allevato da sola i miei figli con l’aiuto di tante persone che mi sono state vicino e mi hanno aiutato sia nel fare la spesa sia comprando i libri per farli studiare. Sono stata aiutata dalla Caritas dove ho ritirato vari pacchi alimentari. Ho ricevuto tanto bene così ho pensato che adesso è arrivato il momento di poter fare del bene anche io. Per tanto tempo abbiamo sofferto la fame sulla nostra pelle”.

                      frutta e verdura

                      Karim e Lucia nel loro negozio a Cassino

                      Questi sono solo alcuni esempi delle molteplici iniziative che molti negozi, soprattutto quelli di quartiere, stanno portando avanti per aiutare chi in questo momento non può lavorare. Sono sempre di più, infatti, i negozi che offrono una “busta della spesa” a chi non ha i soldi per farla. Iniziative che però a volte non vengono comprese, diventando oggetto di fake news. In rete, ad esempio, circolava la notizia che a San Rocco di Monza, nella mattinata di venerdì 27 marzo, un ambulante avesse deciso di aprire la sua bancarella di frutta e verdura nel quartiere monzese nonostante i divieti sui mercati. E che fosse arrivata sul posto la polizia locale per verificare e sanzionare. Niente di più falso. Come riporta il quotidiano locale Il cittadino MB, la notizia è stata prontamente smentita: si tratta di una ditta di quattro fratelli egiziani che vendono all’ingrosso frutta e verdura e che avevano prodotti che rischiavano di essere buttati. Allora hanno deciso di prendere contatti con la polizia locale di Monza, così come hanno fatto con altre città in cui abitualmente lavorano: Monza, Cinisello e Cologno monzese. Nella mattina di venerdì 27 marzo si sono dati appuntamento con gli agenti di polizia locale di Monza per dividere le eccedenze a rischio scadenza. Poi i prodotti sono stati consegnati alla comunità dei padri carmelitani di Monza.

                      Non solo piccoli negozi o ambulanti: gli operatori del CAR consegneranno il 3 aprile i 300 kg di frutta e verdura raccolti grazie alle loro donazioni alla parrocchia SS. Martiri dell’Uganda di Roma. La parrocchia suddividerà la frutta e la verdura ricevuta per aiutare le famiglie povere della zona alle quali viene settimanalmente offerto un pacco alimentare, per sostenere gli ospiti delle case famiglia “Rifugio per Agar” dedicata a donne e bambini vittime di maltrattamenti e a “Casa Betlemme” per famiglie, ma anche per dare una mano alle persone che vivono nell’occupazione di viale del Caravaggio.

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