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                      Crisi NaturaSì, in cassa integrazione 392 dipendenti dell’insegna leader del bio

                      La pandemia e la concorrenza serrata delle catene tradizionali della Gdo, sempre più interessate a presidiare questa nicchia di mercato, mettono in crisi NaturaSì, insegna leader nella vendita di prodotti alimentari biologici, biodinamici e naturali, che a partire dal 7 febbraio applica il regime di cassa integrazione a 392 lavoratori, i due terzi dei quali sono occupati nel polo di San Vendemiano (Tv). Proprio nel trevigiano si sono tenute le trattative con i sindacati, che chiedono che anche ai manager del gruppo sia ridotto lo stipendio

                      Dalla Redazione

                      La crisi non risparmia l’insegna della Gdo italiana leader del biologico e del biodinamico, NaturaSì, che a partire da oggi, 7 febbraio, mette in cassa integrazione 392 dipendenti sul territorio nazionale, di cui 230 lavorano nel polo di San Vendemiano, in provincia di Treviso, il principale stabilimento del gruppo tra i cinque presenti in Italia, di cui due a Verona, uno a Bologna e uno a Torino.

                      Ed e proprio nel trevigiano, dove si concentrano i due terzi della forza lavoro, che si sono svolte i giorni scorsi le trattative tra il sindacato, la Filcams Ggil, e l’azienda. “Abbiamo chiesto formalmente che all’applicazione dell’accordo corrisponda, per un principio di equità nel sacrificio chiesto ai 230 lavoratori NaturaSì di San Vendemiano, un’equivalente riduzione delle retribuzioni di dirigenti e amministratori – dichiara Alberto Irone, segretario provinciale Filcams Cgil di Treviso, come riporta Il Mattino di Padova -. L’azienda ci ha risposto che procederà con le proprie valutazioni interne e poi risponderà”.

                      Le rappresentanze sindacali mettono in chiaro che la priorità deve essere data alla salvaguardia dei posti di lavoro e dei salari. E, insieme alla misura della cassa integrazione, propongono quindi che nelle operazioni necessarie per ridurre l’ammontare delle spese rientrino anche i compensi dei manager, “in modo che tutte le parti che compongono l’azienda contribuiscano equamente alla sua ripresa in questo momento di difficoltà”, continua Irone su Il Mattino.

                      Dal oggi dunque, fino al 31 gennaio 2023, per i 392 lavoratori di NaturaSì scatta il regime di cassa integrazione con causale “contratto di solidarietà”. Nello specifico verrà loro  applicata una riduzione massima fino al 40 per cento dell’orario lavorativo, ovvero fino a 16 ore. Per i 230 dipendenti del trevigiano la riduzione sarà tra il 10 e il 20 per cento, ovvero tra 4 e 8 ore settimanali.

                      “Per circa 30 anni l’insegna italiana leader del biologico ha visto una crescita in positivo, poi gli ammortamenti legati ad alcuni grossi investimenti e, soprattutto, lo tsunami del Covid hanno creato difficoltà – si legge invece sul Gazzettino di Padova -. Da qui la necessità di ridurre i costi e rivedere l’organizzazione generale”.

                      I primi, chiari segnali di una crisi si sono intravisti già un anno e mezzo fa, quando Renzo Rosso, patron della Diesel e tra i principali azionisti di Ecor NaturaSì, di cui deteneva il 26% delle quote tramite la controllata Red Circle Investments, ha deciso di uscire dalla società, cedendo le sue quote a vecchi e nuovi azionisti (leggi qui).

                      Sullo sfondo, già da qualche tempo, un generalizzato declino degli operatori specializzati nel biologico, vittime della concorrenza delle catene della Gdo tradizionale che oggi puntano sempre di più sul bio. Non a caso già nel 2018 il bilancio di NaturaSì si chiudeva in rosso, con una perdita di 18,4 milioni e un debito netto di 115 milioni.

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