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                      Dettagliante vs Gdo: l’appello di Nonsolovino accende il dibattito sul web

                      Il piccolo negozio di Cameri (Novara) che vende vini, liquori, cioccolato e altre specialità agroalimentari, ha postato sulla sua pagina Facebook la foto di un commesso con un cartello improvvisato, fatto con un pezzo di carta per alimenti. Il messaggio è semplice, secco, al vetriolo: “Aiutateci a mantenere i nostri figli. I manager della Gdo non hanno bisogno di una terza casa al mare”. In pochi giorni il post ha avuto oltre 120 mila condivisioni e commenti di supporto e di approvazione. Ma anche numerose critiche. Davide contro Golia? Ma soprattutto, fare la spesa al supermercato è davvero la causa unica della crisi del commercio al dettaglio?

                       

                      Dalla Redazione

                       

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                      La foto che ha acceso il dibattito sui social

                      Nel giro di pochi giorni la sua foto è diventata virale: solo su Facebook conta 78 mila like e più di 127 mila condivisioni. Il cartello improvvisato, creato con un pezzo di carta per alimenti, non lascia spazio alle interpretazioni: “Quando fai acquisti in un piccolo negozio non stai aiutando un manager a comprare la terza casa al mare. Stai aiutando una bambina a frequentare lezioni di danza, un bambino ad allenarsi a basket, una mamma e una papà a mettere del cibo sul loro tavolo”.

                       

                      Il secco j’accuse di un commerciante della provincia di Novara contro la rivale di sempre delle piccole realtà al dettaglio – ovvero la grande distribuzione – ha acceso in questi giorni gli animi degli internauti. Giovedì 28 settembre sulla pagina Facebook di Nonsolovino, piccolo negozio di Cameri che vende al dettaglio vini, birre artigianali, liquori, grappe, cioccolata e altre specialità agroalimentari, è stata postata la foto di un commesso che espone il cartello con il messaggio al vetriolo. Sotto il commento: “Ecco. Noi si cerca di fare il nostro lavoro ogni giorno onestamente. E con un occhio rivolto al nostro amatissimo paesello”.

                       

                      È un po’ la sfida tra Davide e Golia – come sottolinea un articolo sull’Huffington Post – e, come sempre in passato, ha appassionato e fatto discutere migliaia di persone. I commenti al post sono più di mille. Se alcuni utenti si sono detti totalmente d’accordo con titolari di Nonsolovino (“Parole sante!”, “Sei un grande”, “Condivido in pieno”), in tanti hanno invece criticato l’azienda, ribattendo che anche i piccoli commercianti hanno le loro colpe e che alle dipendenze della grande distribuzione ci sono comunque centinaia o migliaia di lavoratori.

                       

                      “Bello, ma io non ho un negozio e ho un figlio che cerca lavoro. Tu non glielo darai perché ti fai aiutare da tuo figlio quando finisce basket e dalla ballerina in erba quando sarà grande. Il manager assume in continuazione. Chi credi mi stia più simpatico?”, commenta un utente su Facebook. Un altro ammette: “Diciamo la verità: chi può permettersi di andare a comprare nei negozi piccoli lo fa, io […] vado dove risparmio”. Quanto al famigerato “manager”: “Ha fatto un percorso di sacrifici proprio come te e ha sicuramente figli come te, che vuole crescere al meglio”, è il post a difesa della categoria. E l’utente prosegue: “Purtroppo il piccolo negozio è destinato a chiudere perché oggi, con la crisi, le famiglie cercano di risparmiare e nei grandi centri si possono trovare promozioni e sconti, che voi piccole botteghe non potete permettervi”.

                       

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                      Fare la spesa al supermercato è davvero la causa unica della crisi del commercio al dettaglio?

                      L’eco del post ha assunto dimensioni tali, sui social, che qualche giorno dopo i titolari di Nonsolovino si sono sentiti in dovere di dare nuove spiegazioni. Intanto sottolineano il ruolo non solo commerciale, ma anche sociale del negozio al dettaglio, una realtà fondamentale per qualificare e dare vita ai centri cittadini, specie quelli più piccoli. E sulla questione prezzi, aggiungono: “Dite che i negozietti vi fanno pagare la roba il doppio del supermercato. Vero. Verissimo. Però qui da noi avete la sicurezza che qualcuno (noi) ci metta la faccia. Ogni giorno mettiamo a disposizione la nostra competenza (ci aggiorniamo continuamente, ve lo assicuriamo) e la nostra disponibilità per venire incontro alle esigenze delle persone, fossero anche le più assurde. Ci mettiamo del nostro, ovvio, investendo somme a volte ingenti di denaro per abbellire il negozio, allargare l’offerta e andare a scovare quella chicca che la grande distribuzione non può offrirvi. Lo facciamo col cuore, credeteci: perché potremmo fregarvi una volta, ma una volta soltanto. Perdere un cliente è la cosa peggiore per un commerciante, ma è anche la cosa più facile che possa capitare. Conquistare invece la fiducia di una persona è ben più difficile. Richiede sforzi di ogni tipo, non solo economici”.

                       

                      Anche questa volta, il dibattito resta aperto: fare la spesa in un punto vendita della grande distribuzione è davvero la causa unica della crisi del commercio al dettaglio?

                       

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