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                      Direttiva Breakfast: obbligatorio indicare l’origine della frutta in succhi e marmellate

                      L’Ue dice stop a succhi e marmellate anonimi: con il voto del Parlamento Europeo sulla cosiddetta Direttiva “Colazione” diventa infatti obbligatorio indicare la provenienza della frutta nei succhi, nelle marmellate e nelle gelatine. La direttiva riguarda anche il miele ed è volta a contrastare il fenomeno delle frodi con mieli adulterati e di dubbia provenienza, per la gran parte provenienti da Paesi extra Ue

                       Dalla Redazione

                      marmellate Direttiva Breakfast

                      Via libera del Parlamento Europeo riunito in plenaria all’obbligo di indicare la provenienza della frutta utilizzata in succhi e marmellate, oltre che per il miele, per il quale vengono rese ancora più trasparenti le etichette con l’indicazione delle percentuali dei mieli provenienti dai diversi Paesi nelle miscele. Lo rende noto con soddisfazione il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in riferimento al voto del Parlamento Europeo sulla cosiddetta Direttiva “Breakfast”.

                      “È il risultato della nostra lunga battaglia per la trasparenza dell’informazione nei confronti dei consumatori – sottolinea Prandini – e una risposta all’86% degli italiani che reputa importante conoscere la provenienza dei prodotti alimentari che acquista, al punto di pagarli qualcosa in più secondo l’indagine Coldiretti/Censis. Si tratta infatti di un obiettivo importante sul piano della salute, dell’economia, dell’occupazione e dell’ambiente soprattutto per l’Italia che è il secondo produttore europeo di frutta, ma ha detto addio a causa delle importazioni a oltre 100 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi quindici anni, con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, dalle arance alle clementine, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat”.

                      “Un trend pericoloso favorito anche – precisa la Coldiretti – dalle importazioni di prodotti low cost di frutta da destinare alla trasformazione industriale in succhi e marmellate, dall’estero, dove spesso non vengono rispettati gli stessi criteri in termini di rispetto dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza alimentare, secondo il principio di reciprocità.

                      La svolta in atto sulla frutta e sul miele completa un percorso iniziato nel 2000 con l’obbligo di indicare la provenienza della carne bovina consumata che si è esteso grazie alla battaglia della Coldiretti in Europa e in Italia, dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi, dal riso e pasta fino, a decorrere dal 1 gennaio 2025, alla frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole ed altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano.

                      Per il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, il voto in plenaria del Parlamento Ue rappresenta un forte segnale anche a favore della sostenibilità e della salute dei consumatori. Per Cia, un’etichettatura più trasparente – con l’indicazione precisa dei Paesi di origine sia nei barattoli di miele che su marmellate, confetture e gelatine – garantirà maggiore trasparenza e offrirà a tutti la possibilità di scegliere prodotti più sani e più locali. Si metterà, dunque, il freno alle frequenti pratiche fraudolente che riguardano, soprattutto, il miele e verranno premiati quei produttori che lavorano in maniera virtuosa.

                      Soddisfazione anche da parte dell’on. Salvatore De Meo (FI – Gruppo PPE), membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento europeo. “Una delle modifiche più rilevanti introdotte dalla revisione – dice – riguarda l’indicazione precisa della provenienza e della percentuale di frutta nei succhi di frutta che, ad esempio, passa dal 35% al 45% nelle marmellate. Per il miele sono state riconosciute le percentuali e l’origine anche per i Paesi extra UE e, nel caso in cui provenga per oltre il 75% da Paesi terzi, sarà obbligatoria un’indicazione chiara sulla parte anteriore della confezione”. “Queste misure – dichiara ancora l’on. De Meo – sono fondamentali per tutelare i produttori italiani, soprattutto quelli più piccoli, che possono essere competitivi per la qualità e la peculiarità del sistema Made in Italy riconosciuto in tutto il mondo. Si tratta di novità sostanziali che promuovono la trasparenza e la tracciabilità dei prodotti garantendo una maggiore fiducia nel processo di produzione e nella qualità degli alimenti che raggiungono le tavole degli italiani”.

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