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                      Discount, boom nel 2020: vendite +8,1%. Si riduce il divario con i supermercati

                      Crescita record per i discount nel 2020. Molti i fattori che hanno permesso a questa categoria di registrare un +8,1% di vendite nell’anno della pandemia e un fatturato medio per metro quadro di 5.800 euro, una soglia sempre più vicina ai 5.860 euro registrata dai supermercati. Tra i fattori principali il mix tra prezzi competitivi e chiara modernizzazione di assortimento e offerta. Poi ancora le restrizioni alla mobilità e le conseguenti difficoltà economiche che hanno portato i consumatori a dirottare più frequentemente gli acquisti su questo canale. Basti pensare che, dopo la fine del primo lockdown, sono diminuiti del 3% gli acquisti nei punti vendita con indici di prezzo più alti, mentre i negozi con prezzi relativamente più bassi hanno riacquistato popolarità (+0,4%)

                      Dalla Redazione

                      discount

                      L’anno segnato dall’arrivo della pandemia ha premiato alcuni negozi più di altri: stiamo parlando dei discount, che nel 2020 si sono dimostrati i più adatti alle nuove esigenze di acquisto che si sono andate a delineare tra lockdown, restrizioni alla mobilità e conseguenti difficoltà economiche: “Nel 2020 – spiega Romolo De Camillis, direttore retailer di Nielsen Italia – le vendite in questo canale sono cresciute dell’8,1%, il secondo dato più alto se comparato a quello dei principali Paesi dell’Europa occidentale, nonché indicatore di un trend decisamente superiore alle media di settore, che indica una crescita del 4,3%”.

                      In effetti, nel 2020 i discount hanno raggiunto traguardi importanti: stando alle rilevazioni di Nilesen, il fatturato medio per metro quadro della categoria discount ha raggiunto i 5.800 euro, una soglia sempre più vicina a quella dei supermercati che totalizzano 5.860 euro. Interessante notare come in dieci anni si sia colmato il gap che divideva i due canali: al tempo il divario era 4.560 euro per metro quadro per i discount contro 5.330 euro dei supermercati.

                      Molti i fattori che hanno reso i discount i vincitori di questo 2020 in ambito GDO, oltre all’ormai noto boom dell’e-commerce alimentare, tra tutti il calo della domanda di bar e ristoranti e l’impossibilità per i consumatori di percorrere lunghe distanze: fattori che hanno portato ad avvantaggiare i negozi più adatti alle nuove esigenze di acquisto con buona posizione e buon assortimento. Infatti, nel corso del 2020, grandi Ipermercati e Cash&Carry hanno sofferto maggiormente, registrando trend negativi del -8,9% e -19,2% rispettivamente, mentre i discount, specialisti drug, supermercati e superette hanno registrato performance in crescita al di sopra della media del mercato.

                      Non meno importante la sensibilità dei consumatori ai prezzi, che si evidenzia quindi anche nella scelta dei negozi: dopo la fine del primo lockdown, sono diminuiti del 3% gli acquisti nei punti vendita con indici di prezzo più alti, mentre i negozi con prezzi relativamente più bassi hanno riacquistato popolarità (+0,4%). “Il connubio tra prezzi competitivi – spiega De Camillis – che hanno spinto i consumatori a comprare nei discount dall’inizio della crisi europea di dieci anni fa, e una chiara modernizzazione di assortimento e offerta – la cosiddetta ‘supermarketizzazione’ dei discount -, ha portato il canale a crescere costantemente, moltiplicando sia la sua quota di mercato, sia la sua presenza sul territorio nazionale. Ma questo successo è dovuto anche alla sempre maggiore attenzione ai prezzi da parte dei consumatori, aumentata ulteriormente con la crisi generata dal Covid-19“.

                      La capacità dei discount di eccellere nel fattore convenienza è del resto testimoniata anche dall’annuale inchiesta di Altroconsumo, che ha coinvolto 1.869 ipermercati e supermercati e 194 discount su tutto il territorio nazionale. Ebbene, dall’analisi emerge chiaramente come la classifica delle insegne che primeggiano alla voce “spesa con prodotti economici”, si distinguono proprio le catene low cost: in prima posizione infatti si sono classificate ex aequo Aldi ed Eurospin – al vertice per il secondo anno consecutivo – insieme a MD e Penny Market.

                      Da notare qui l’ascesa di Aldi che a meno di tre anni dall’arrivo in Italia ha festeggiato quota 100 punti vendita distribuiti in sei regioni del nord Italia e l’apertura di due centri logistici, il primo a Oppeano (VR), il secondo, aperto nel 2020, a Landriano (PV). Risultato ancora più significativo per l’insegna perché raggiunto nonostante la grande emergenza sociosanitaria del 2020 (ne abbiamo parlato qui).

                      “Per il 2021, ci aspettiamo che il largo consumo registri un andamento leggermente negativo a confronto del 2020 (circa -2,4%), anno caratterizzato da una crescita atipica. Mentre nel 2020 i consumi fuori casa si sono trasformati in consumi at home, entro il 2021 – conclude De Camillis – ci aspettiamo che l’andamento del canale Horeca torni a normalizzarsi, traducendosi in una leggera diminuzione delle vendite per la Gdo (leggi qui). Tuttavia, passato l’effetto 2020, ci aspettiamo che il mercato si riprenderà nel 2022 (all’incirca del +2,6%)”.

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