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                      E se in Europa si stesse investendo troppo nella mele biologiche?

                      Forse si sta investendo troppo nella produzione di mele biologiche? Certo, il biologico sembra essere sempre più apprezzato e i produttori di mele stanno ampliando sempre più la loro quota di bio. In futuro, però, potrebbe venire a crearsi uno squilibrio tra una domanda stabile e un’offerta più elevata che come diretta conseguenza porta a un calo dei prezzi e a una riduzione del reddito per gli agricoltori. A sottolinearlo anche la dottoressa Elena Panichi, capo della Unità “biologico” della DG Agri della Commissione Europea, durante l’ultimo incontro di Assomela

                      Dalla Redazione

                      mela bio

                      Il biologico piace sempre più e nell’ultimo anno il trend si è fatto sempre più chiaro: i consumatori ricercano una sana alimentazione, prodotti italiani, sani e se possibile biologici. Di pari passo, anche i produttori di mele stanno ampliando sempre più la loro quota di biologico, tant’è che quest’anno le vendite di mele bio si confermano regolari, con disponibilità di prodotto fino all’estate.

                      Come emerso però anche durante l’ultimo incontro del comitato marketing e del gruppo bio di Assomela, dove è intervenuta anche la dottoressa Elena Panichi, capo della Unità “biologico” della DG Agri della Commissione Europea, si fa sempre più importante tenere in considerazione l’evoluzione della produzione biologica insieme allo sviluppo del consumo di prodotto biologico. La domanda di mele bio in Italia e in Europa appare più lenta rispetto all’aumento dei volumi prodotti e, ad unanime opinione degli operatori, è necessario scongiurare uno squilibrio tra domanda e offerta per continuare così ad assicurare ai produttori biologici la giusta remunerazione.

                      Il dato è emerso in occasione dell’incontro dell’11 maggio del comitato marketing e del gruppo bio di Assomela, che ha permesso agli operatori, come di consueto, di fare il punto sulla situazione di mercato. La partecipazione straordinaria al gruppo Bio della dottoressa Elena Panichi è stata quindi l’occasione per confrontarsi sull’evoluzione della normativa in UE e sulla nuova strategia sul biologico elaborata dalla Commissione sulla base di quanto previsto nella Farm to Fork.

                      Per quanto riguarda invece le giacenze di mele italiane al primo di maggio, queste ammontano a 415.547 tons, inferiori di oltre il 7% alla media dei 5 anni precedenti. Gli stocks all’inizio del mese rappresentano il 22% della produzione totale, in linea con quanto registrato nelle stagioni passate. Proseguono fluide e regolari le vendite per la Golden Delicious, con una giacenza di 215.249 tons, la più bassa registrata negli ultimi anni (ad eccezione del 2018). È praticamente terminata, come previsto, la disponibilità della varietà Gala, mentre si registrano stocks più alti per le varietà Red Delicious e Granny Smith, che però hanno fatto segnare buone vendite nel mese di aprile, così come la Fuji. Procede positivamente rispettando i piani di decumulo anche la vendita delle mele club.

                      Assomela ha colto inoltre l’occasione per aggiornare i soci su due nuovi progetti nell’ambito della sostenibilità che prenderanno avvio nel corso dei prossimi mesi; un primo, in collaborazione con l’Università di Bolzano, che approfondisce ulteriormente rispetto a quanto fatto in passato il tema dell’impronta carbonica della mela dall’uscita dello stabilimento fino allo scaffale (con una valutazione specifica anche sulla tipologia di packaging ) e l’altro, mirato all’approfondimento della presunta presenza di microplastiche in frutta e verdura in collaborazione con la Fondazione Bruno Kessler.

                      Gli operatori hanno avuto modo di confrontarsi ulteriormente sugli effetti delle gelate nelle rispettive regioni, confermando purtroppo sulla frutta estiva danni particolarmente importanti. Per le mele europee si conferma la situazione di criticità in Francia ed altre aree, così come in alcune regioni del Nord Italia. Meno colpito il distretto del Trentino Alto Adige, dove i danni appaiono limitati a specifiche varietà e ad alcune aree di fondovalle non coperte da impianti di difesa attiva. I rilievi continueranno nelle prossime settimane e si presume di poter avere un quadro definitivo versò la metà di giugno.

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