di Massimiliano Lollis
La notizia parte dall’East Anglia – regione orientale dell’Inghilterra – e fa il giro del mondo: la cooperativa di supermercati inglese East of England Co-op ha deciso di iniziare a vendere sistematicamente il cibo scaduto che rimane sugli scaffali al prezzo stracciato di 10 pence (circa 11 centesimi di euro). L’operazione – che rappresenta un unicum per quanto riguarda la Gdo britannica (e non solo) – è mirata a ridurre lo spreco alimentare, un fenomeno dalle proporzioni sempre più preoccupanti nel mondo distributivo, dove a finire al macero, in un solo anno, è gran parte del cibo che si produce nel mondo: una percentuale che si aggira tra il 30 e il 50% del totale, circa 7,3 milioni di tonnellate all’anno.
La rivoluzione messa in atto della catena cooperativa riguarda soprattutto i prodotti non rapidamente deperibili che hanno superato la data di consumo preferibile – o, per la precisione, il termine minimo di conservazione – quella che in inglese viene indicata con “Best Before”. Si tratta quindi di prodotti che possono essere consumati in massima sicurezza oltre questa data – scatolame, cibo confezionato e secco – e che rimarranno in vendita sugli scaffali dei supermercati Co-op fino ad un massimo di un mese a partire dalla data impressa sulla confezione.
Altro discorso invece per le referenze etichettate con la dicitura “Use by” (“Da consumarsi entro”, n.d.r.), che presuppone che la loro scadenza sia improrogabile (come i freschissimi): per quanto riguarda queste referenze, il giorno stesso della scadenza la catena offrirà sconti a partire dalla prima mattinata, in modo da ridurre lo spreco il più possibile.
L’operazione di Co-op – che con i suoi 120 punti vendita è il più grande retailer indipendente in East Anglia – non è affatto una mossa improvvisata. Prima dell’avvio ufficiale della campagna, la cooperativa ha infatti testato la fattibilità dell’operazione nel corso di tre mesi di sperimentazione in 14 punti vendita, come ricorda il responsabile commerciale Roger Grosvenor: “Nel corso del nostro periodo di sperimentazione – ricorda in un comunicato – abbiamo scoperto quanto i nostri prodotti scontati andassero a ruba, diventando sold-out a distanza di poche ore. La stragrande maggioranza dei nostri clienti capisce che questi sono prodotti ugualmente buoni da mangiare ed apprezza l’opportunità di risparmiare su alcuni dei loro prodotti preferiti”.
Per invogliare ulteriormente i consumatori a combattere lo spreco alimentare, il supermercato ha anche adottato alcuni claim in perfetto humour inglese, come It’s not nice to get dumped (“Non è carino venire scartati”, n.d.r.) e Don’t be a binner, have it for dinner! (“Non essere un cestinatore, sceglilo per cena” n.d.r.).
L’operazione è certamente meritevole, anche se qualcuno potrebbe liquidarla come una semplice strategia di marketing. “Questa non è una trovata per fare soldi – rassicura Grosvenor – ma una mossa sensibile per ridurre lo spreco alimentare e mantenere il cibo ancora valido all’interno del circuito di vendita. Vendendo cibo che è ancora perfettamente commestibile possiamo risparmiare fino a 50.000 referenze all’anno che altrimenti andrebbero sicuramente buttate”. Il supermercato fa inoltre sapere che d’ora in poi i dati delle vendite verranno attentamente monitorati in ogni punto vendita della catena, per permettere alla Co-op di rimuovere o ridurre le linee di prodotto che generano i maggiori scarti.
Quella anti-spreco è solo una delle diverse iniziative “green” messe in atto dalla East of England Co-op: una su tutte, l’iniziativa Sourced Locally, che fa del km zero e del rapporto con un centinaio di produttori locali il suo punto di forza. La catena si dimostra sensibile anche per quanto riguarda l’aiuto ai meno fortunati: non potendo donare cibo scaduto – le associazioni caritatevoli non possono riceverlo per legge – la cooperativa raccoglie donazioni di cibo non a scadenza e di articoli per l’igiene personale in tutti i suoi punti vendita. Solamente lo scorso anno sono stati 80.000 gli alimenti raccolti dai donatori e recapitati a 22 mense caritatevoli sul territorio.
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