di Carlotta Benini
La nuova eruzione lampo dell’Etna fa salire il conto dei danni nelle campagne catanesi, con cenere e lapilli che si sono accumulate sulle serre di piante e fiori e hanno ricoperto anche i vigneti, gli agrumeti e i frutteti. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla ripresa dell’attività stromboliana dal cratere di Sud-Est, a un anno dalla prima forte eruzione del 16 febbraio 2021. La fontana di lava dal cratere è cessata poco dopo le 14.30 di lunedì 21 febbraio, dopo aver prodotto – secondo quanto reso noto dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Osservatorio etneo – una nube vulcanica carica di sabbia nera che ha raggiunto un’altezza stimata in circa 12 chilometri sul livello del mare, disperdendosi verso Sud-Sud Est, come riporta La Sicilia.
Personale dell’Ingv-Oe in campo segnala ricaduta di cenere vulcanica a Viagrande, Trecastagni e Zafferana, ma la sabbia nera è caduta anche a San Giovanni la Punta, Acireale, Santa Venerina, Milo e di striscio anche a Giarre. “Graziata” la città sebbene a un certo punto Catania si trovasse proprio sotto il “fungo” di cenere. Ma poi il vento ha portato altrove la sabbia dell’Etna che, dove è piovuta, ha ricoperto strade, balconi, tetti, campagne e autovetture.
“A poche ora di distanza dall’evento è difficile fare una fotografia della situazione – commenta Sara Grasso, export manager di Oranfrizer, azienda di Scordia (CT) leader degli agrumi, che ha scattato la foto pubblicata dell’Etna in eruzione –. La nube di cenere è andata verso il mare e pare che abbia risparmiato i nostri agrumeti. Anche se eventuali problematiche effettive non si evincono subito ma solo in un secondo momento, crediamo di poter dire di non avere subito particolari danni”.
L’eruzione lampo dell’Etna del 21 febbraio è “Un’ulteriore dimostrazione che non si tratta di un’emergenza ma di un cambiamento strutturale del comportamento del vulcano – sottolinea Coldiretti -, che necessita l’avvio di un nuovo sistema di interventi che salvaguardi anche gli imprenditori agricoli con norme celeri e ad hoc”. “Si tratta – conclude l’associazione degli agricoltori – di una vera e propria calamità quotidiana che le aziende agricole devono affrontare con l’impiego massiccio di manodopera per la pulizia di strutture e coltivazioni”. Serve tempo, acqua e quindi i costi diventano insostenibili.
C’è chi da tempo propone – come Coldiretti – l’istituzione di una “comunità etnea” che preveda norme mirate per chi è costretto a subire ormai periodicamente i danni della cenere.
La nube vulcanica ha avuto un impatto anche sull’aeroporto di Catania, dove fino alla fine dell’eruzione sono stati interrotti i voli in entrata e in uscita.
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