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                      Esselunga, le eredi Giuliana e Marina acquisiscono il 100% delle quote

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                      Esselunga, colosso della GDO italiana che nel 2019 ha visto Sami Kahale nuovo Ad del Gruppo e ha chiuso il 2019 con 8,1 miliardi di ricavi, vede con il 2020 una nuova fase: Marina Caprotti e la madre Giuliana Albera, ad oggi azioniste di maggioranza con il 70% delle quote, acquisiranno il restante 30% da Violetta e Giuseppe Caprotti (figli di primo letto), liquidandoli con 1,83 miliardi di euro. Per farlo, le due eredi del fondatore Bernardo Caprotti corrisponderanno 100 milioni di euro di tasca propria, 435 milioni con la cessione a un investitore finanziario del 32,5% del capitale di La Villata Spa e i restanti 1,312 miliardi arriveranno da un prestito da parte di un pool di banche alla capofila Supermercati Italiani. Il closing dell’operazione di acquisizione è previsto per il 27 aprile 2020

                      Dalla Redazione

                      Da sinistra: Giuliana Albera, Bernardo Caprotti e Marina Sylvia Caprotti

                      Marina Caprotti e la madre Giuliana Albera arriveranno al 100% delle quote del colosso italiano della GDO Esselunga attraverso l’acquisto del 30% in portafoglio ai fratelli Violetta e Giuseppe, ad oggi azionisti di minoranza. Le due eredi del fondatore Bernardo Caprotti, azioniste di maggioranza di Supermarkets Italiani Spa, la holding che detiene le redini dell’insegna Esselunga, liquideranno così con 1,83 miliardi di euro gli azionisti di minoranza Violetta e Giuseppe. Giuliana Albera è la seconda moglie di Bernardo Caprotti, scomparso il 30 settembre 2016 all’età di 91 anni.

                      Marina Sylvia Caprotti (vicepresidente) e la madre Giuliana Albera (presidente onorario) gettano così le basi per il futuro di Esselunga. Le due azioniste di maggioranza – oggi con il 70% delle quote – hanno illustrato al board le linee guida della struttura finanziaria che consentirà loro di sostenere l’impegno, come si legge in una nota sul sito di Esselunga. È un passaggio chiave per arrivare a un assetto stabile del campione nazionale dei supermercati. “Siamo orgogliose di poter continuare il nostro impegno personale per lo sviluppo di Esselunga. Abbiamo grande fiducia nel team dirigenziale e in tutte le persone che lavorano nel gruppo”, hanno detto le due eredi. Dopo la definizione del valore di 6,1 miliardi fornita venerdì 20 marzo 2020 dal lodo arbitrale – in base alla quale le due socie di maggioranza dovranno corrispondere a Violetta e Giuseppe 1,83 miliardi – Marina e Giuliana hanno disegnato la manovra che include un mix di apporto di capitale e debito bancario.

                      Il closing dell’operazione di acquisizione è previsto per il 27 aprile 2020. Per arrivare alla cifra stabilita “l’operazione vede le due detentrici della maggioranza delle azioni corrispondere 100 milioni di tasca propria – riporta il Corriere della Sera – per pagare i costi finanziari dell’operazione, 435 milioni con la cessione a un investitore finanziario del 32,5% del capitale di La Villata Spa (il restante 67,5% di La Villata è detenuta direttamente da Esselunga)” e infine i restanti 1,312 miliardi arriveranno da un prestito da parte di un pool di banche composto da Intesa Sanpaolo, UniCredit e Bnl-Bnp Paribas che finanzieranno la capofila Supermercati italiani (oggi presieduta da Piergaetano Marchetti) che poi si fonderà con Esselunga destinata a farsi carico degli impegni finanziari.

                      Unicredit, così facendo, garantirà altri 435 milioni di liquidità a favore di Giuliana Albera e Marina Caprotti per il completamento dell’acquisto. L’operazione è considerata sostenibile perché, come si legge nella nota, il gruppo alla fine del 2019 aveva 1.139 milioni di disponibilità liquide e debiti netti per 150 milioni. E non solo, sempre come riporta la nota le azioniste di maggioranza hanno comunicato a Esselunga che, mediante un’operazione di fusione, Esselunga si fonderà con le sue controllanti e, di conseguenza, si farà carico degli obblighi previsti dai finanziamenti. Esselunga manterrà un profilo patrimoniale solido perché rimborserà 550 milioni dopo il merger, che si chiuderà tra un anno. Inoltre, saranno rimborsati 300 milioni di euro dell’indebitamento gravante sulle entità incorporate.

                      “Siamo molto soddisfatti di apprendere che le nostre azioniste di maggioranza abbiano apportato capitali propri in misura così significativa per il futuro di Esselunga – afferma nella nota Sami Kahale, il manager che a gennaio ha assunto l’incarico di amministratore delegato di Esselunga -. Grazie a questa decisione proseguiremo con determinazione l’esecuzione del piano industriale di cinque anni che è iniziato nel modo migliore. In questo difficilissimo periodo di emergenza siamo interamente concentrati nel servire la nostra comunità”.

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