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                      Fico d’India, biomassa innovativa: in Salento il progetto della startup agricola Wakonda

                      Wakonda, società agricola leccese specializzata nella coltivazione del fico d’India e nella sua trasformazione per utilizzi molteplici, dall’alimentare alla cosmetica e la nutraceutica, ha siglato un accordo con Sebigas per realizzare in Puglia il primo impianto biogas in Europa alimentato con i cladodi, ovvero le pale del fico d’India. L’impianto avrà una potenza installata di 300 kW e permetterà di evitare l’immissione in atmosfera più di 11 mila tonnellate di CO2 ogni anno. Non solo: il progetto consentirà di recuperare molti terreni rimasti improduttivi a seguito della piaga della Xylella

                      Dalla Redazione

                      Fico d’India Wakonda

                      Sebigas, azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti di biogas e biometano, ha firmato un contratto con la società agricola leccese Wakonda SpA per la realizzazione di un impianto biogas alimentato con le pale di Opuntia (il fico d’India) e altri sottoprodotti agricoli, per la produzione di energia elettrica e termica e di fertilizzante organico di alta qualità. Wakonda è una startup innovativa in agricoltura orientata alla sostenibilità, costituita nel 2021 e composta da una team di esperti in bioenergia, industrie alimentari, nutraceutica, retail e marketing. È la prima società che si occupa non solo della coltivazione del fico d’India, ma anche della sua trasformazione per utilizzi molteplici, quali la produzione alimentare per l’ottenimento di farine o proteine, bevande e succhi, oppure per la produzione di cosmetici e prodotti nutraceutici.

                      Il progetto Wakonda è stato avviato su terreni precedentemente colpiti dalla piaga della Xylella e non più coltivati dai precedenti proprietari. Sono terreni non idonei a coltivazioni nobili che, come tanti altri in Puglia ed in generale nel meridione, corrono il rischio di rimanere incolti ed abbandonati.

                      L’impianto biogas sarà alimentato con i cladodi – le pale del fico d’India-, sansa di olive, vinacce, siero di latte e pollina, per un totale complessivo annuo di circa 16 mila tonnellate.

                      Sebigas seguirà il cliente nel ruolo di technology provider, occupandosi della progettazione e della realizzazione degli impianti tecnologici. L’impianto avrà una potenza installata di 300 kW: l’energia elettrica prodotta sarà ceduta alla rete, il calore sarà completamente utilizzato nei cicli di produzione di Wakonda mentre il digestato, ricco di sostanze nutritive, verrà utilizzato come fertilizzante per i terreni circostanti. Una volta in funzione, il nuovo impianto per Wakonda eviterà l’immissione in atmosfera più di 11 mila tonnellate di COogni anno.

                      “Siamo felici di aver intrapreso un percorso condiviso con Wakonda come technology provider – dichiara Roberto Salmaso, general manager di Sebigas -. Veder concretizzarsi questo impianto è motivo di orgoglio e spinta verso lo sviluppo di altre innovazioni nel settore del biogas/biometano, sempre con l’obiettivo di differenziarci sia in Italia che all’estero”.

                      “La progettazione di un impianto principalmente alimentato con il cladodio, è stato per noi di Sebigas occasione per dimostrare la grande flessibilità e adattabilità delle nostre soluzioni tecnologiche – spiega il project and product manager di Sebigas Federico Torretta -. Abbiamo quindi lavorato per trovare una configurazione semplice, ma che potesse risultare efficiente e garantire la massimizzazione del potenziale energetico dell’opuntia. Inoltre, in fase di progettazione, abbiamo dovuto considerare la possibilità di variazioni nella ricetta, nello specifico l’utilizzo di sottoprodotti raccolti nel territorio, quali la sansa di olive o le vinacce”.

                      “La nostra tecnica di coltivazione e di trasformazione del fico d’India vuole essere un ‘modello aperto’ di sviluppo – sottolinea Andrea Ortenzi, Ceo e founder di Wakonda -, anche dal punto di vista paesaggistico e ambientale, che consentirà di recuperare molti dei terreni rimasti improduttivi a seguito della piaga della Xylella. Modello aperto alla coltivazione dell’Opuntia anche da parte di altri coltivatori locali, con i quali vogliamo rapportarci per offrire una opportunità di crescita e di lavoro. Confidiamo che questo con Sebigas sia il primo di una serie di progetti che sono possibili anche grazie alle importanti novità legislative che cercano di coniugare efficienza agricola e produzione di energie rinnovabili, in particolare con il cosiddetto decreto Biometano; auspichiamo di poter mettere in opera nei prossimi anni progetti di Biometano “agricolo”, anche grazie ad una interlocuzione propositiva con le amministrazioni locali, molto sensibili su queste tematiche”.

                      Aggiunge Alessandro Vox, Cfo di Wakonda: “Il progetto del biodigestore, in collaborazione con Sebigas, il primo in Europa alimentato prevalentemente con la pianta di fico d’India, ci permette di realizzare diversi prodotti per alimentazione umana e feed animali, che saranno immessi sul mercato nel 2024. Il processo, in completa economia circolare, abbattendo i costi energetici di trasformazione della pianta, ci consentirà di avere prezzi più competitivi per i Clienti.”

                      “Il cuore della bioraffineria è l’impianto a biogas, che ci permette di raggiungere la piena circolarità: oltre che generare energia, il recupero totale del calore viene integrato nei nostri cicli produttivi, con un approccio innovativo, che minimizza i costi di produzione. Siamo molto soddisfatti delle soluzioni proposte da Sebigas per il nostro progetto”, conclude il Cto di Wakonda Fabrizio Sibilla.

                      La coltivazione del fico d’India presenta molteplici vantaggi: è una pianta che può essere lavorata e coltivata anche in terreni aridi, basti pensare che rispetto al mais, sono necessarie 10 volte meno quantitativi di acqua, per una produzione quadrupla. È un processo di coltivazione molto semplice, nel caso di Wakonda anche in regime biologico ma soprattutto molto più sostenibile rispetto alle coltivazioni classiche. L’Opuntia cresce perfettamente anche sotto i pannelli solari, per cui su questi terreni è possibile implementare anche l’agrivoltaico. Infine, si può sfruttare non solo il buonissimo frutto per consumi alimentari ma anche le sue pale per alimentare impianti di biogas e produrre nuova energia (potenziale energetico di 50-80 m3 di biogas grezzo per ogni tonnellata di cladodi tal quali in funzione del loro contenuto di acqua).

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