L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
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                      Frutta e verdura: in UE l’Italia ne consuma di più, anche se in calo sul 2019

                      Good looking woman standing in front of vegetable shelves choosing what to buy.

                      Tra i Paesi dell’Unione Europea, l’Italia è quello che conta una maggiore propensione al consumo di ortofrutta: l’81% della popolazione in Italia, infatti, assume almeno una porzione di frutta o verdura al giorno. Nonostante questo, nell’anno del Covid-19 in Italia sono diminuiti i consumi a volume di ortofrutta. A sottolinearlo è l’Organic F&V Monitor, l’Osservatorio promosso da AssoBio e Alleanza Cooperative Italiane e curato da Nomisma. Sempre nel 2020 le vendite di ortofrutta veicolate dalla distribuzione moderna sono cresciute del 9,1% a volume rispetto al 2019 e a fare da padroni sono i discount che oggi rappresentano l’11% delle vendite a valore della distribuzione moderna; bene anche la performance dei piccoli supermercati di prossimità. Per quanto riguarda l’e-commerce, una famiglia su 4 ha acquistato ortofrutta online sui siti della grande distribuzione, mentre un ulteriore 15% ha fatto un acquisto sui siti di produttori/mercati agricoli online. Diminuisce invece il consumo della IV e V gamma mentre cresce quello del bio, soprattutto confezionato: +8% rispetto all’anno precedente

                      Dalla Redazione

                      frutta e verdura

                      In Italia calano i consumi a volume di ortofrutta. Segno evidente che è fondamentale mettere in campo azioni di sensibilizzazione per ribadire l’importanza della frutta e della verdura per l’alimentazione umana, per la sicurezza alimentare, per la salute e per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. E infatti il 2021 è l’Anno internazionale della frutta e della verdura indetto dall’Onu. Gli Italiani sono tra i più attenti alla salute ma, “impauriti” dalla pandemia, hanno prediletto cibi confezionati o a peso imposto. Non hanno però rinunciato a ricercare gli attributi che sempre più rappresentano garanzia di qualità e sicurezza e che il biologico interpreta. Ad analizzare questi dati è il progetto F&V Organic Monitor, curato da Nomisma e promosso da Assobio.

                      I consumi di ortofrutta pre-covid. Nel 2019, il 77% degli italiani over sei anni ha consumato giornalmente frutta; meno diffuso il consumo di verdura, che riguarda in media poco meno della metà della popolazione (solo il 47% la mangia almeno una volta al giorno). Nel complesso, l’81% della popolazione in Italia assume almeno una porzione di frutta o verdura al giorno. Rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, l’Italia è il Paese in cui la propensione al consumo di frutta è più elevata (la media Ue nel 2017 era del 64%). Per quanto riguarda la verdura, l’Italia si posiziona al terzo posto ed è superata solo dall’Irlanda e dal Belgio (con una propensione che raggiunge in entrambi i paesi l’84%). Il primato italiano riguarda anche le quantità, oltre che la frequenza di consumo: nel 2020, secondo le elaborazioni di Nomisma, il consumo pro capite annuo (at home e away from home) di ortofrutta fresca in Italia è stato di 160 kg, di gran lunga superiore rispetto a quello di molti Paesi europei, come la Germania (che si ferma a 109 kg) o il Regno Unito (101 kg).

                      Nonostante il primato, le quantità consumate sono solo di poco superiori a quanto raccomandato dall’OMS (almeno 440 grammi al giorno). Gli ultimi dati Istat (2019) indicano infatti che solo il 18% degli italiani segue le linee guida, consumando quotidianamente almeno 4 porzioni di frutta e verdura. E se dopo i 50 anni la quota di chi segue stili alimentari coerenti con le indicazioni OMS è al di sopra la media nazionale (con un picco del 23% tra i 65 e i 74 anni), tra bambini e adolescenti i dati sono deludenti: dai 3 ai 13 anni è solo il 12% a consumare almeno 4 porzioni al giorno; situazione analoga anche nella fascia d’età tra i 14 e i 19 anni (13%). Nonostante le raccomandazioni, l’importanza per crescita e sviluppo dei bambini, le implicazioni sulle aspettative di vita, in tutta Europa i consumi in quantità di frutta e verdura sono inferiori al minimo consigliato per stare in salute e il 36% degli europei non mangia frutta e verdura su base giornaliera.

                      frutta e verdura

                      Ma i sistemi alimentari in tutto il mondo si stanno muovendo per promuovere il cambiamento verso stili di vita più sani e sostenibili. Nell’“Anno Internazionale di frutta e verdura” proclamato dall’ONU, l’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sui benefici nutrizionali e sull’importanza della frutta e della verdura per l’alimentazione umana, la sicurezza alimentare e la salute. Ad oggi infatti, secondo l’OCSE, più della metà della popolazione di 34 su 36 Paesi è in sovrappeso e quasi una persona su quattro è obesa. Si stima, quindi, che nei prossimi 30 anni queste condizioni riguarderanno circa 92 milioni di cittadini (obesi o con malattie correlate al sovrappeso), arrivando nel 2050 ad una riduzione della speranza di vita di 3 anni. In Italia, in particolare, sono 25 milioni le persone in sovrappeso o obese: tra questi, il 46,4% degli adulti e il 25,2% tra bambini e adolescenti (Istat, 2019).

                      E le abitudini non basate su una sana e corretta alimentazione rappresentano fattori di rischio per la salute: secondo l’Institute for Health Metrics and Evaluation il 32% dei decessi in Italia nel 2017 era attribuibile proprio a comportamenti scorretti nel prendersi cura di sé stessi (la quota cresce fino al 39% in Europa). In particolare, sono il 16% in Italia (18% in UE) le morti attribuite ai dietary risk (bassi consumi di frutta e verdura, elevati consumi di bevande zuccherate…). E nell’annus horribilis della pandemia da Covid-19, gli italiani, forse spinti dal timore dei contagi legato al prodotto fresco/sfuso, riducono ulteriormente i consumi di ortofrutta nel 2020.

                      Il ruolo della distribuzione moderna nelle vendite di ortofrutta. Le vendite di ortofrutta veicolate dalla distribuzione moderna (Iper-Super-Liberi Servizi + Discount) evidenziano un incremento nell’anno della pandemia: +9,1% a volume rispetto al 2019 (fonte: Nielsen, perimetro confezionato a peso imposto) e +8% a valore (oltre 4,5 miliardi di euro – fonte: Nielsen) – dinamiche che sono effetto di due motivazioni – in primis la ricanalizzazione dei consumi che ha visto incrementare in modo significativo le occasioni di consumo in ambito domestico – consentendo alla distribuzione moderna un importante assorbimento, associata ad una generale ricerca di valori salutistici che ha privilegiato gli acquisti della categoria. Interessante la lettura dei dati per singolo canale: a crescere sono soprattutto i discount (+28% a valore e +10,4% a volume) che oggi rappresentano l’11% delle vendite a valore della distribuzione moderna; bene la performance dei piccoli supermercati di prossimità della GDO (oltre +9% sia a valore che a volume).

                      La crescita è stata sostenuta soprattutto dalla frutta (+15% a valore) rispetto alla verdura (+5%). Un driver importante sono stati i valori salutistici associati al consumo di frutta – in particolare di quella ricca di vitamina C, come le arance e kiwi, ma anche delle mele, pere, uva da tavola e pesche categorie che più di altre hanno dato impulso agli acquisti. In controtendenza i comparti di IV e V gamma su cui hanno influito il diffuso smart-working e il maggior tempo a disposizione per la preparazione del cibo. Subiscono dunque una battuta d’arresto le categorie: verdura IV gamma (-7%), verdura v gamma (-8%), frutta V gamma (-12%) e frutta IV gamma (-25%).

                      Il consumatore durante il lockdown. Per scelta o per necessità, nell’anno della pandemia una famiglia su 4 ha acquistato ortofrutta online presso i siti della grande distribuzione, con una domanda potenziale ancora maggiore e non soddisfatta a causa di una forte intensità delle richieste (durante il lockdown il 16% ha provato a piazzare un ordine senza successo). Per l’ortofrutta il canale online non si esaurisce con la GDO: un ulteriore 15% ha fatto un acquisto nei siti di produttori/mercati agricoli on line. A cambiare non sono solo i canali di approvvigionamento dei consumatori di ortofrutta ma anche i valori ricercati, che rappresentano un’amplificazione di tendenze già in atto. Il maggiore interesse per la salute e il benessere, unito al forte interesse per l’italianità che riflette sia sicurezza che forte senso di solidarietà verso il nostro Paese, saranno i principali attributi che guideranno le scelte dell’ortofrutta nel 2021.

                      L’origine 100% italiana del prodotto sarà l’elemento chiave delle scelte degli italiani: il 60% dei responsabili acquisti dichiara, infatti, che questo criterio – già rilevante in passato – sarà ancora più centrale quest’anno; a conferma è elevata anche l’importanza attribuita ai prodotti a km zero o del territorio (45%). Grande interesse si concentra anche nella ricerca di adeguate garanzie relativamente al controllo ed alla rintracciabilità lungo la filiera (45%). Tra gli altri valori determinanti i prodotti biologici (34%) e salutistici (32%), con un occhio anche alla sostenibilità, grazie alle confezioni in materiali riciclabili o comunque ecosostenibili (30%). Attributi più significativi per le famiglie italiane nella scelta di acquisto di frutta e verdura post Lockdown, rispetto al periodo precedente al Coronavirus (primo semestre2020).

                      Il ruolo del bio nell’ortofrutta. L’ortofrutta è da sempre la categoria elettiva del consumatore interessato al bio a cui afferisce il maggior giro d’affari del segmento: 208 milioni di euro le vendite a peso imposto realizzate nella distribuzione moderna nel 2020 secondo Nielsen – divisi quasi perfettamente a metà tra frutta (48%) e verdura (52%) – con un balzo dell’8% rispetto all’anno precedente. Crescita quasi doppia rispetto all’intero paniere bio (+4,5 a valore rispetto al 2019). Nel canale libero servizio piccolo (LSP) la performance dell’ortofrutta biologica nell’anno del Covid-19 è stata addirittura superiore a quella della categoria nel suo complesso– dove le vendite a valore di frutta e verdura bio sono cresciute del +9% (a fronte del +6% del totale della categoria ortofrutta) e nei discount (+28% contro il +13% del totale frutta e verdura su questo canale). Ma ci sono ulteriori potenzialità di mercato visto il crescente interesse del consumatore, le vendite bio sul totale dell’ortofrutta pesano ancora solo il 4,6% sul totale (5,6% nella categoria frutta e 3,9% nella verdura).

                      Verdura IV gamma, pomodori e carote sono le categorie più importanti in termini di fatturato bio nel comparto verdura (questi tre prodotti pesano complessivamente il 56% sul totale verdura bio in gdo), mentre per quanto riguarda le frutta, limoni, banane e mele la fanno da padroni (62% sul totale frutta bio). Guardando alle categorie – sopra a 1 milione di euro – su cui è più forte l’incidenza del bio: il 44% delle vendite di banane, il 17% dei limoni, il 9% dei kiwi e l’8% delle pere sono a marchio bio. Nel comparto verdura, i prodotti per cui la quota di bio sulle vendite è più rilevante sono: aglio (10% è bio), finocchi (16%) e zucchine (24%).

                      Il F&V Monitor di Nomisma e Assobio. Nel costruire le prospettive e quindi le politiche strategiche del mondo ortofrutta bio, però, occorre monitorare anche tutti gli altri canali, dedicando particolare attenzione ai consumi nell’away from home, oltre che ampliare il dettaglio per categoria nell’analisi del peso variabile.  Per queste ragioni Nomisma e Assobio hanno deciso di proseguire le attività dell’Osservatorio Ortofrutta, inaugurato già nel 2018, che intende superare la carenza di informazioni in merito all’andamento vendite e al ruolo del comparto bio, nelle singole categorie di ortofrutta a peso imposto e peso variabile nei diversi canali.

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