Dalla Redazione (articolo completo su Fm, edizione di ottobre)
Nei vostri punti vendita come sono andate pesche e nettarine dal punto di vista dei consumi e dei prezzi, rispetto al 2014?
“La commercializzazione delle pesche è ancora in corso, ma possiamo dire che le vendite stanno andando bene, tanto che in alcune aree abbiamo venduto il 20 per cento in più. I prezzi che abbiamo pagato a seconda delle varietà sono stati mediamente più alti dall’8 al 12 per cento. Dal punto di vista qualitativo, quest’anno la produzione è andata meglio dell’anno passato, grazie anche al clima. Il rinnovamento varietale, nel comparto della frutta estiva, deve essere perseguito, ma in maniera mirata e coordinata, altrimenti si ottengono effetti negativi per tutta la filiera”.
Sui vostri banchi è presente anche prodotto spagnolo? In cosa consiste la sua competitività?
“La produzione spagnola viene da noi commercializzata nel periodo precoce, fino a quando non c’è disponibilità di prodotto italiano di qualità. Quest’anno, però, a causa del ritardo produttivo e dell’andamento climatico primaverile avverso, la pesca spagnola non ha avuto particolari spazi nei nostri assortimenti. I prezzi sono stati più alti del 13 per cento. Nel periodo precoce, più che la competitività dei prezzi, cerchiamo merce di buona qualità che sia lavorata bene (varietà pregiate, rispetto dei calibri, ecc.). Se si comprano prodotti da aziende strutturate e serie, il loro costo è simile a quello delle aziende italiane in regola, talvolta più alto. Per alcune aziende spagnole la maggior competitività è legata alla migliore organizzazione commerciale, rispetto ad altre realtà che si propongono sul mercato in modo meno aggregato”.
Quali sono i problemi della peschicoltura italiana e quali le possibili soluzioni?
“Sono troppe, oggi, le cultivar disponibili: molte si assomigliano e creano confusione nel loro riconoscimento. Questo disorienta il consumatore. Fra loro, l’aspetto dei frutti è molto simile, ma la tessitura e il sapore della polpa spesso sono molto diversi, cosa che genera un rallentamento dei consumi. La sovrapposizione produttiva fra le aree del Nord e Sud Italia, che spesso diventa competizione, fa il resto.
In futuro, la riduzione del numero delle varietà presenti sul mercato delle pesche e delle nettarine potrebbe essere utile per fare riprendere i consumi. Occorrerà, ovviamente, un criterio di salvaguardia delle varietà pregiate prodotte nelle aree tradizionalmente vocate, a discapito di quelle belle da vedere e poco saporite, spesso prodotte in zone non adatte. Crediamo che sia opportuno uniformare l’offerta di pesche e nettarine secondo standard di qualità ben definiti, semplici e facilmente percepibili dai consumatori”.
Un ultimo commento sull’andamento, nei vostri punti vendita, degli altri principali prodotti estivi.
“L’andamento complessivo delle vendite dei prodotti estivi è molto positivo, il mercato delle albicocche in modo particolare (+28 per cento a volume). L’esperienza positiva fatta per queste specie (inserimento di nuove varietà, allungamento del periodo di commercializzazione con prodotti simili e di buona qualità, ecc.) dovrebbe essere replicata anche per le altre tipologie di frutta estiva”.
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