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                      G20 Agricoltura, al summit Coop Italia i nodi dell’agricoltura del domani

                      Siamo ad una svolta, il genere umano se non cambierà stili di vita in modo deciso nel breve termine, rischia di distruggere il pianeta. E all’agricoltura è chiesto di cambiare di pari passo, intraprendendo la strada delle sostenibilità ambientale, economica e sociale. Un’occasione di riflessione sull’agricoltura di domani: questo l’obiettivo dell’evento “COOP-G20, Coltivare il futuro” che ha visto il contributo di ospiti come Marcello di Paola, una delle voci più autorevoli in ambito di cambiamento climatico, e le testimonianze dal campo (raccolte in un minivideo) di circa 60 fornitori di ortofrutta. Insieme a loro Daniela Mori, presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze, e Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop. La strada da fare è ancora tanta e bisogna farla insieme, ogni attore ha le sue responsabilità, a partire dalle istituzioni

                      Dalla Redazione

                      Cambiamento climatico, legalità, filiere, innovazione, qualità, rispetto: questa sono alcune delle molte parole che compaiono nelle sintetiche affermazioni di circa 60 fornitori di ortofrutta (uno spaccato della rete di Coop Italia) che potete vedere nel video qui sopra e che compongono la nuvola dei concetti da cui ha preso il via l’incontro “Coop-G20 Coltivare il futuro”. Un evento propedeutico al G20 Agricoltura in svolgimento nei prossimi giorni nel capoluogo toscano introdotto e moderato da Carlo Alberto Pratesi (Università Roma Tre) e un’occasione voluta da Coop Italia per ribadire alcuni dei principi su cui poggia il proprio modo di rapportarsi con il mondo agricolo.

                      Noi siamo quelli delle filiere. Filiere tracciate, trasparenti, rispettose delle persone e del pianeta – ha confermato Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop (associazione nazionale cooperative di consumatori) -. Solo in questa ottica possiamo ipotizzare un prossimo futuro sostenibile”. Coop Italia è l’unico gruppo della grande distribuzione in Italia che mette nel contratto di fornitura la clausola che la merce agricola non può essere fornita a prezzi inferiori ai costi di produzione. “Ovviamente ci deve essere una filiera efficiente – ha sottolineato Pedroni – quindi la produzione deve fare la sua parte, aggregandosi e innovando, ma senza disperdere quel patrimonio tutto italiano fatto anche di tante nicchie”.

                      Daniela Mori, presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze, ha voluto soffermarsi sul concetto di territorio: “Siamo una cooperativa di consumatori, che mette al centro i soci e il territorio. Fra i nostri fornitori, quelli toscani sono in percentuale il doppio rispetto alle altre realtà della grande distribuzione. Questo perché prodotto toscano garantito Coop.Fi per noi è sinonimo di qualità, sicurezza, sostegno ai produttori locali del territorio, attenzione alle esigenze di chi fa la spesa da noi. Oggi più che mai dobbiamo ridare dignità a chi lavora in agricoltura, anche per attrarre le nuove generazioni verso questo lavoro straordinario oltre che primario. È ora di dire basta a ogni forma di sfruttamento e le istituzioni devono fare la loro parte in termini di controlli”.

                      Coop

                      Molteplici gli approcci al tema del futuro dell’agricoltura, anche grazie alla presenza di due ospiti internazionali del valore di Marcela Villarreal, direttrice della divisione partnership della FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, e Morgan Ody, attiva nella Confederazione Paysanne, un’organizzazione di agricoltori francesi che appartiene a La Via Campesina (LVC). La prima ha posto l’accento sui disequilibri accentuati dalla pandemia fra una produzione mondiale di cibo in grado di alimentare tutti e le 800 milioni di persone che ancora oggi soffrono la fame. La seconda, che coltiva ortaggi in una piccola fattoria in Bretagna, ha ribadito il ruolo delle piccole produzioni locali per assicurare il nutrimento delle persone e ha posto l’accento sulla necessità di una produzione in armonia con la natura e di un’equa condivisione delle risorse e dei ricavi, mettendo in guardia dagli interessi sempre maggiori delle multinazionali e dei potenti del mondo sull’agricoltura.

                      Ha concluso i lavori Marcello di Paola, docente e ricercatore all’Università Luiss di Roma e alla Loyola di Chicago, diversi libri all’attivo sul cambiamento climatico e la sostenibilità. “Non sarà soltanto la quantità del cibo prodotto il problema della sostenibilità – ha spiegato Marcello di Paola – ma anche la qualità di cosa mangiamo e mangeranno gli abitanti del pianeta. Il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale, come è stato generalmente presentato in passato, ma è anche economico e sociale. La mancanza di acqua dolce, l’innalzamento dei mari, e la riduzione delle risorse alimentari, come della biodiversità, renderanno ancora più profonde le disuguaglianze, sia fra piccole e grandi imprese produttrici di cibo, sia fra le persone. Servono sinergie fra stati e imprese, per favorire il cambiamento e raddrizzare elementi che si sono rivelati insostenibili e non riusciranno a superare il test del tempo”.

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