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                      GDO, gelata prima di Natale, nel 2015 cresce solo l’area Nord Ovest. Rimandata la crescita

                      Carrello spesa
                      Il 2015 doveva essere l’anno della svolta per la Gdo? Niente da fare, il fatturato dei diversi canali in Italia segna un -0,03 per cento su base annua. Praticamente è rimasto invariato. La crescita è rimandata al 2016. L’unica area che mostra un debole segno positivo è il Nord Ovest, che registra un +0,42 per cento nei 12 mesi. Non hanno per nulla risentito della crisi i prodotti più evoluti e quelli a maggior contenuto di servizio

                       

                      Dalla Redazione

                       

                      Carrello spesaDopo un avvio piuttosto debole sulla scia del brutto 2014, il 2015 è riuscito a risalire la china nella parte centrale dell’anno; a metà settembre la Gdo poteva festeggiare il ritorno in territorio positivo alimentando speranze di un allungo nell’ultimo trimestre dell’anno. La doccia fredda non ha però tardato ad arrivare: ottobre è stato ancora positivo ma novembre e dicembre hanno mostrato un’inattesa debolezza, anche perché si confrontavano con un analogo periodo del 2014 non particolarmente brillante. La settimana che ha decretato il rosso del 2015 è stata quella prima di Natale, quando le vendite hanno fatto registrare un preoccupante calo superiore al 4 per cento.

                       

                      Il 2016 inizia dunque con un trend che non è certo favorevole: questo non pregiudica in nessun modo le possibilità che quest’anno sia quello della svolta ma la partenza sarà sicuramente in salita. Anche a livello geografico il 2015 ha mostrato poche indicazioni positive. Secondo i dati raccolti da Nielsen e riportati dal sito repubblica.it, l’unica macro-area che è riuscita a chiudere con un progresso è stato il Nord Ovest (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria), che è cresciuto dello 0,42 per cento. Non bisogna però dimenticare che la città di Milano ha beneficiato di Expo2015 che, nei sei mesi in cui si è svolto, ha dato un importante contributo alle vendite.

                       

                      Il resto d’Italia ha invece perso altro terreno. Il Sud (Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria) è stato nuovamente il fanalino di coda con un calo dello 0,39 per cento, mentre il Centro (Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Sardegna) e il Nord Est (Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) hanno lasciato sul terreno rispettivamente lo 0,30 per cento e lo 0,31 per cento. Anche nel 2015 il comparto più problematico della distribuzione moderna è stato quello dei consumi di base. Tutto il necessario per cucinare (farina, burro, uova) e per la prima colazione (biscotti) ha faticato molto, mentre non hanno per nulla risentito della crisi i prodotti più evoluti (biologici, salutistici, senza glutine) e quelli a maggior contenuto di servizio (piatti pronti).

                       

                      Se da un lato questo atteggiamento dei consumatori lascia ipotizzare un’imminente uscita dalla crisi – i prodotti di maggior successo sono anche i più cari – dall’altra esso rappresenta un freno alla risalita del fatturato per il semplice motivo che il grosso delle vendite è costituito proprio dai prodotti di base. Il fatturato della colazione, che ha vissuto un 2015 orribile, ammonta a più di 5 miliardi di euro al mese, mentre quello dei prodotti dedicati alla salute, che hanno chiuso un 2015 brillantissimo, si ferma a 260 milioni al mese. E lo stesso discorso lo si può fare per i piatti pronti, che valgono poco più di 1 miliardo di fatturato al mese, contro i quasi 4 miliardi dei prodotti necessari per preparare i primi piatti della cucina italiana.

                       

                      L’unica magra consolazione è data dal fatto che nel 2015 non si è ripetuto il crollo avvenuto l’anno precedente, quando il fatturato della Gdo aveva perso quasi il 2 per cento e tutte e quattro le macro-aree in cui Nielsen ha suddiviso il territorio nazionale avevano fatto registrare un pesante rosso. Però, dopo otto anni di cali quasi ininterrotti, un settore così importante per l’economia nazionale come la grande distribuzione non può certo accontentarsi di aver arrestato le perdite.

                       

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