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                      Gdo, abusi e sfruttamenti lungo la filiera: le pagelle di Oxfam sui 5 big retailer italiani

                      Un nuovo rapporto di Oxfam analizza la responsabilità sociale di cinque big retailer del nostro Paese: Coop, Conad, Esselunga, gruppo Selex ed Eurospin. La pagella, che tiene conto di temi chiave come la trasparenza e il rispetto dei diritti dei piccoli produttori, dei lavoratori agricoli e delle donne, mostra come solo tre delle aziende analizzate abbiano avviato un percorso di sostenibilità sociale nelle proprie filiere. Coop è l’azienda che ottiene il punteggio più alto nella tutela dei diritti umani nelle filiere, totalizzando un 27%; seguono Conad con un 11% ed Esselunga con un 8%. Selex ed Eurospin hanno lo 0%, non avendo fornito documentazione sui temi in questione. Nessuna delle cinque aziende si trova in una “zona verde”, guardando alla scala di valutazione. Inoltre emerge una totale “inazione” rispetto alla tutela delle donne impiegate lungo la filiera: tutte e cinque le aziende ottengono infatti un punteggio pari a zero. A questo proposito Coop replica con alcune osservazioni sul rapporto  sui alcuni suoi limiti

                      Dalla Redazione

                      Oxfam pagella Gdo

                      “In estate lavoriamo 15 ore al giorno, mangiando solo la sera. Quando siamo stanchi prendiamo l’oppio. Senza pasticche, come si può lavorare in queste condizioni?”. Sono le parole di un bracciante della comunità Sikh nel Lazio, in quell’agro Pontino dove si coltiva intensivamente per larga parte dell’anno, ma con paghe ancora troppo lontane da quelle previste dal contratto provinciale: 4/4,50 euro l’ora invece di 9 euro lordi. Come lui, centinaia di migliaia di lavoratori sono vittime di sfruttamento e caporalato, abusi e salari da fame, lungo le filiere che portano frutta e verdura nei principali supermercati italiani. A lanciare l’allarme è Oxfam, che con la campagna Al giusto prezzo accende i riflettori sulle ingiustizie che si celano dietro a moltissimi prodotti alimentari venduti sugli scaffali dei supermercati. Dopo aver indagato le filiere di approvvigionamento dei principali supermercati stranieri e denunciato le pratiche commerciali con cui sono soliti imporre prezzi molto bassi ai produttori di piccola scala, con conseguenze devastanti per i braccianti e gli operai agricoli, oggi la Ong internazionale attiva negli aiuti umanitari e nella lotta alla povertà globale, guarda all’Italia, dove un lavoratore su due in agricoltura è irregolare. E punta i riflettori sulla Gdo, coinvolgendo i cinque big del settore in un’indagine sulla sostenibilità sociale.

                      Le pagine del rapporto, da cui la campagna prende il via, analizzano il grado di impegno con cui Coop, Conad, Esselunga, Gruppo Selex (al quale sono collegate insegne come A&O, Famila, C+C, Elite, Il Gigante, Sole 365 e varie altre) ed Eurospin stanno affrontando il tema dei diritti umani nelle proprie filiere di produzione agroalimentare, contribuendo ad eliminare sfruttamento e abusi nelle campagne. Ne risulta una pagella che fotografa il livello di impegno delle aziende rispetto a quattro temi chiave, ovvero trasparenza e accountability, diritti dei produttori di piccola scala, diritti dei lavoratori agricoli, diritti delle donne, e che analizza i passi compiuti dai cinque big della Gdo per assicurare il rispetto dei diritti umani di tutte le persone coinvolte nelle loro filiere di approvvigionamento. La valutazione è stata condotta sulla base dei dati pubblici forniti da ogni singolo gruppo distributivo, applicando una una metodologia elaborata da Oxfam e già utilizzata per fare indagini su big retailer stranieri come Walmart, Tesco, Lidl, Aldi e altri (clicca qui per esaminare la metodologia), anch’essi all’origine, secondo la Ong, di conseguenze “devastanti per i braccianti e gli operai agricoli”

                      Oxfam indagine Gdo

                      I risultati evidenziano che delle cinque aziende della Gdo Italiana analizzate, soltanto tre mostrano di aver avviato un percorso di sostenibilità sociale nelle proprie filiere, seppur con un livello di impegno di diversa intensità. Coop è l’azienda che dimostra un livello maggiore di consapevolezza e azione sul tema dei diritti umani nelle filiere, totalizzando un 27%; Conad arriva all’11%, Esselunga all’8%. Selex ed Eurospin ottengono un punteggio pari a 0% in tutte le aree di indagine, in quanto non è stato possibile rintracciare alcun documento pubblico relativo ai temi in questione. “Il valore della pagella non si esaurisce tanto nell’azione di redigere una classifica o di mettere un voto, quanto piuttosto nel dar conto di un percorso di sostenibilità sociale lungo la filiera di produzione a cui il singolo supermercato si sta (o meno) adeguando. – precisa Oxfam in una nota ufficiale – È evidente che per il livello di ambizione posto dagli indicatori che guidano l’analisi, basati su standard internazionali, il raggiungimento di una piena sostenibilità sociale (100%) è un percorso in divenire“.

                      Guardando alla pagella, nessuna delle cinque aziende si trova in una “zona verde”, se si considera la scala di valutazione. “Inoltre dell’indagine è allarmante constatare la totale inazione rispetto alla tutela delle donne impiegate lungo la filiera”; si legge nella nota di Oxfam. Tutti e cinque i gruppi, infatti, su questo tema ottengono un punteggio pari a zero.  “Ci controllano dall’alto per poterci riprendere al minimo errore. Anche per andare in bagno dobbiamo passare i tornelli elettronici col nostro badge, così sanno quanti minuti ci mettiamo. Mi sento una macchina, solo che la macchina al posto mio avrebbe fatto i cestini marci e schifosi. Io l’unica cosa in più che ho della macchina è che tolgo il marcio. Siamo numeri, non si guarda il lato umano o la dignità della persona”, racconta, nella nota, una lavoratrice di una fabbrica di inscatolamento di uva da tavola in provincia di Bari, costretta per una paga bassissima a turni di lavoro fino a 10 ore.  Non è mancata a questi proposito una replica di Coop, che in una nota chiarisce la sua posizione con alcune osservazioni sul rapporto e su alcuni suoi “limiti” (leggi qui).

                      Oxfam indagine Gdo

                      Trasparenza e accountability vedono Coop, Conad ed Esselunga a rispettivamente 33%, 11% e 7% di punteggio, mentre Selex ed Eurospin sono a zero. I diritti dei lavoratori trovano maggiore attenzione in Coop (42%) e a grande distanza Conad (17%) ed Esselunga (13%), quelli degli agricoltori della filiera in misura minore: Coop 27%, Conad 13%, Esselunga 8%.

                      “Controllando il 75% di tutto il cibo e le bevande consumati nel nostro paese e 26 mila punti vendita, le aziende della Gdo hanno l’enorme potere di decidere e orientare scelte e prezzi lungo l’intera filiera di produzione. – dichiara Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia, ricordando quindi le stragi di braccianti avvenute lo scorso agosto nel foggiano. “Un reale impegno delle aziende della Gdo a cambiare politiche e pratiche del loro approvvigionamento è fondamentale per difendere i diritti dell’ultimo anello della filiera”, aggiunge.

                       Raccontando cosa si cela dietro al prezzo dei prodotti che tutti i giorni mettiamo nei nostri carrelli, Oxfam si propone di sensibilizzare tutti i cittadini nel ruolo di consumatori, coinvolgendoli in una petizione, diretta a stimolare e sviluppare nelle aziende al centro dell’indagine un modello di business socialmente sostenibile. Ciascuno firmandola, potrà infatti chiedere ai cinque big della grande distribuzione italiana di assumersi la responsabilità della tutela dei diritti umani nelle proprie filiere di approvvigionamento: iniziando da una valutazione dell’impatto delle proprie politiche e comunicando pubblicamente i risultati e gli impegni che ne deriveranno. Tutti potranno così sapere cosa c’è dietro ai prezzi dei prodotti che compriamo, se i diritti dei lavoratori che li producono vengono rispettati e se produttori e lavoratori sono pagati al giusto prezzo.

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