L’INFORMAZIONE INDIPENDENTE PER PROFESSIONISTI E APPASSIONATI DI ORTOFRUTTA
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                      Imballaggi in cartone: prezzo del gas alle stelle, ritardi e disagi nel settore

                      Cartone-ondulato
                      Il gas il 25 agosto ha raggiunto alla borsa di Amsterdam i 324 euro al megawattora, assestandosi poi intorno a quota 310: valori ben quindici volte superiori rispetto al periodo pre-pandemico (2019). Il prezzo medio per l’elettricità oggi in Italia è fissato a 718,71 euro al MWh contro una media di 52 euro/MWh nel 2019 e 39 euro nel 2020. A farne le conseguenze gli operatori dei settori particolarmente energivori, come quello della produzione di carta e quindi cartone, cartone ondulato e packaging, che oggi si vedono costretti a prolungare le ferie per non rischiare di produrre in perdita o ad alzare i listini, anche del 30%. A cascata, quindi, questi rincari si ripercuotono su tutte quelle aziende che necessitano del packaging in cartone per i loro prodotti, ortofrutta compresa, che oggi fanno fatica a reperire tutto l’imballaggio di cui hanno bisogno, in quanto vedono tempi più lunghi nella fornitura di packaging e costi aumentati sensibilmente

                      Di Valentina Bonazza

                      Cartone-ondulato

                      L’aumento dei costi dell’energia – con bollette che continuano a lievitare – sta mettendo in ginocchio il mondo della carta e del cartone. A pagare le conseguenze è anche il settore ortofrutticolo, che deve fronteggiare prezzi sensibilmente più alti per la normale fornitura di packaging in cartone (e non solo) e tempi d’attesa più lunghi, con conseguente rischio di mancanza di prodotto. Un problema, per il mondo ortofrutticolo, che si somma ai già noti rincari delle proprie bollette e i costi delle materie prime e dei trasporti quasi raddoppiati. Capitolo a patre, poi, il problema del reperimento della manodopera.

                      Già nell’intervista che avevamo fatto il 27 luglio a Marco Lotta, responsabile logistico – commerciale di OP Agricola Campidanese, era emersa la difficoltà a reperire tutto l’imballaggio che serviva – in quel caso – per la campagna angurie e meloni: “Per i cartoni e carton bins la situazione è tragica, ci vogliono 25-30 giorni per averli, stessa cosa per le etichette. Insomma è in corso una tempesta perfetta nelle retrovie, con carenza di prodotto ed esplosione dei costi”.

                      Di base, la produzione della carta e del cartone rientra in un settore particolarmente energivoro che, visti i prezzi in continuo aumento di gas ed elettricità, rischia di venire incontro a ulteriori stop nella produzione causando di conseguenza difficoltà negli approvvigionamenti e ritardi nelle consegne, per non produrre in perdita o arrivare a fine anno bruciando tutte le marginalità.

                      Ad esempio, il colosso trevigiano della carta e pack in cartone Pro-Gest è passato dai 15 milioni spesi a luglio 2021 per la bolletta del gas ai 50 milioni di quest’anno e si teme che in settembre si possa salire a 60-70 milioni. Così, dopo quasi un mese di “ferie obbligate”, il 29 agosto la Pro-Gest riaprirà i battenti proponendo ai clienti un aumento dei prezzi del 30%: “Se non verrà accettato – fa sapere in un’intervista al Resto del Carlino Francesco Zago, amministratore delegato del Gruppo Pro-Gest SpA – in due mesi non converrà nemmeno stare aperti, in quanto il gas mi costerebbe più di quello che incasso. A questo dovrò poi sommare i costi di manodopera, i trasporti e le materie prime. Storicamente, una tonnellata di carta per packaging poteva essere venduta a circa 400 euro, con una componente di energia dal valore di circa 100 euro”. Dalla guerra in Ucraina in poi il gruppo si era stabilizzato a tre volte tanto: “il costo dell’energia è salito a 250 euro e di conseguenza una tonnellata di carta arrivava a costare al cliente 700 euro”. Da giugno, però, la componente energetica è arrivata a toccare i 700 euro: “A queste condizioni – ha sottolineato l’ad -, la carta dovrebbe costare circa 1.000 euro a tonnellata, dunque dieci volte di più del prezzo pre-guerra“.

                      Situazione simile per le Cartiere del Polesine (azienda da 280 dipendenti e 110 milioni di fatturato) che si sono viste recapitare una bolletta da 9 milioni contro i 2,3 dello scorso anno per i 60 milioni di metri cubi annui necessari di gas. Risultato, in un caso come nell’altro: linee di produzione chiuse anzitempo e “ferie” obbligate per i dipendenti nella speranza che la situazione si stabilizzi.

                      Come se non bastasse, a questo si aggiunge il fatto che le compagnie energetiche non stanno rinnovando i contratti, neppure a chi si è adattato ai nuovi prezzi: se le cartiere non trovano un fornitore rischiano la discatura del contatore, e quindi il blocco della fornitura per forza maggiore. Lo stop della produzione di cartone destinato ai contenitori, che per le Cartiere del Polesine non si era fermata neppure nel lockdown, rappresenta un grave danno economico per l’azienda, che rischia di essere superata dai competitor stranieri. Infine il problema del riciclo della carta: tutto il cartone e la carta provenienti dal macero e riciclati dalle cartiere per la propria produzione rimarrebbero inutilizzati.

                      L’allarme è stato rilanciato, tra i tanti, anche dall’Associazione Italiana Scatolifici (rappresentante del comparto dei produttori di imballaggi in cartone ondulato), che manifesta una forte preoccupazione per i possibili nuovi fermi della produzione delle cartiere: “Un fermo della produzione sarebbe un duro colpo per il nostro comparto, che ha da poco ripreso una continuità delle forniture della materia prima, il cartone, dopo oltre sei mesi di shortage – ha dichiarato Andrea Mecarozzi, presidente dell’Associazione Italiana Scatolifici, in un comunicato -. Una riduzione dei volumi di fornitura di carta e conseguentemente di cartone, comporterebbe fermi produttivi anche per le nostre aziende e farebbe impennare di nuovo i prezzi di carta, cartone e imballaggi, che si erano da poco stabilizzati anche se a livelli molto elevati”. Una situazione oggi ancora più grave di quella di marzo, quando ai picchi sono seguiti momenti di ribasso del prezzo. “Da qualche settimana, invece – puntualizza il presidente -, i costi crescono costantemente, senza sosta, su un livello di 180 Euro/Mwh, 9 volte di più rispetto al giugno 2021”.

                      Alla borsa di Amsterdam, dopo i picchi a 302 megawattora di mercoledì e la conseguente stabilizzazione a 290 megawattora, il gas oggi ha raggiunto i 324 euro (+8%) al megawattora, assestandosi poi intorno a quota 310: valori ben quindici volte superiori rispetto al periodo pre-pandemico (2019). Per quanto riguarda l’energia elettrica in Italia, il prezzo medio è oggi fissato a 718,71 euro al Mwh, contro il massimo di 637,76 euro al MWh di ieri. Per domani si prevede un prezzo di 734,7 euro al MWh per le ore di picco, con un massimo di 800 euro al MWh per le 9 di mattina, e un minimo di 702,74 euro per quelle ‘fuori picco’, con un minimo poco sopra i 600 euro al MWh tra le 4 e le 5 di mattina (nel 2019 il prezzo medio si attestava a 52 euro/MWh, 39 euro nel 2020). Le ragioni di questi aumenti, che pesano sul sistema produttivo della carta e del cartone e di conseguenza sui loro clienti (produttori di ortofrutta compresi) così come sulle tasche di tutti gli italiani, vanno ricercate inizialmente nell’aumento della domanda a livello globale, ma soprattutto nella guerra russo-ucraina e al conseguente taglio alle forniture operato dal Cremlino.

                      E pensare che il mercato italiano di carte e cartoni ha raggiunto nel 2021 i 9,6 milioni di tonnellate, con un +12,5% dopo il -4,1% del 2020, confermando l’Italia sul secondo gradino del podio in Europa, dopo la Germania. Un tassello importante anche per l’economia circolare, visto che il settore ogni anno ricicla 6 milioni di tonnellate di prodotto.

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