di Carlotta Benini
Dossier imballaggi, la presidenza del Consiglio e i rappresentanti del Parlamento europeo hanno raggiunto ieri un accordo politico provvisorio sulla proposta di regolamento che ha come obiettivo quello di contrastare l’aumento dei rifiuti di imballaggio generati nell’UE, armonizzando al contempo il mercato interno degli imballaggi e promuovendo l’economia circolare.
La proposta considera l’intero ciclo di vita degli imballaggi. Stabilisce i requisiti per garantire che gli imballaggi siano sicuri e sostenibili, richiedendo che tutti gli imballaggi siano riciclabili e che la presenza di sostanze problematiche sia ridotta al minimo. Stabilisce inoltre requisiti di armonizzazione dell’etichettatura per migliorare l’informazione dei consumatori. In linea con la gerarchia dei rifiuti, la proposta mira a ridurre in modo significativo la produzione di rifiuti di imballaggio fissando obiettivi vincolanti di riutilizzo, limitando alcuni tipi di imballaggi monouso e imponendo agli operatori economici di ridurre al minimo gli imballaggi utilizzati. Resta confermato l‘obiettivo posto sin dall‘inizio dalla Commissione europea nella PPWR di arrivare a un calo dei rifiuti da imballaggio del 5% entro il 2030, del 10% nel 2035 e del 15% entro il 2040.
L’accordo raggiunto – precisa la nota del Consiglio UE – è provvisorio, in attesa dell’adozione formale da parte di entrambe le istituzioni. Le norme previste entreranno in vigore a partire dal 2030.
L’accordo provvisorio sulla PPWR introduce in generale alcuni miglioramenti rispetto a quanto prospettato nelle prime fasi del dossier, ma non per l’ortofrutta, che resta la grande penalizzata. È stato infatti confermato nell’allegato V il divieto di utilizzo di imballaggio monouso in plastica per l’ortofrutta che pesa meno di 1,5 chili, a meno che non sia trasformata. E con trasformata si intende anche il fresh cut, quindi sono esclusi da questo divieto i prodotti di quarta gamma.
Si salva quindi l‘insalata in busta pronta al consumo, a differenza di quanto affermato nelle ultime ore da alcuni titoli allarmistici, ma non la plastica monouso attorno a frutta e verdura fresche, se non trasformate appunto: questi imballaggi dovranno sparire dall‘Ue dal 2030, assieme alle singole confezioni monouso per alimenti e bevande in vendita per il consumo in bar e ristoranti.
È inoltre prevista la possibilità, per gli Stati membri, di definire standard per qualità e sicurezza alimentare, derogando quindi dal divieto. Ad esempio sarà possibile continuare a utilizzare imballaggi monouso quando è necessario per proteggere un prodotto molto delicato, come ad esempio i mirtilli e i piccoli frutti, o se deperisce molto in fretta ed è esposto a rischi microbiologici, come l’insalata di quarta gamma appunto, che è stata da sempre considerata un “trasformato” e non un prodotto ortofrutticolo tout court.
Bene ma non benissimo: il rischio infatti, con le deroghe nazionali previste, è quello di andare a frammentare il mercato interno, causando problemi non da poco per chi esporta ortofrutta. Se ogni Stato membro infatti avesse una sua lista di prodotti esentati, la logistica diventerebbe per le aziende esportatrici a dir poco ingestibile.
Va sottolineato infine – questa è una nota di merito rispetto a quanto previsto dal testo iniziale della Commissione – che quanto meno ora sono ammissibili per l’ortofrutta sotto i,5 chili i packaging monouso in cartone, legno e plastiche compostabili.
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