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                      Import di frutta: sfide e opportunità. Mariangela Pira intervista Luca Battaglio

                      Cambiamenti climatici, rincari energetici, mercato del lavoro e andamenti del mercato: temi all’ordine del giorno analizzati dal punto di vista di un’azienda italiana dell’agroalimentare. In questa puntata di “SGB Live Talk, Le sfide del lavoro”, condotta dalla giornalista economica di punta di Sky Tg24 Mariangela Pira, è l’amministratore delegato di Battaglio Spa, Luca Battaglio, ad offrire spunti di riflessione, critiche e proposte per affrontare questi tempi non facili, per comprendere le complessità da affrontare e le opportunità da cogliere

                      Dalla Redazione

                      È Luca Battaglio, amministratore di Battaglio SpA, l’ospite della sesta puntata della terza stagione di SGB Live Talk, Le sfide del lavoro, condotto dalla giornalista economica di punta di Sky Tg24 Mariangela Pira. Il programma, che si pone l’obiettivo di riflettere sulle complesse sfide che le aziende, le istituzioni e i lavoratori stanno affrontando, è pensato per orientare le imprese in un periodo di così rapida evoluzione.

                      Sfide che oggi hanno nomi noti: sostenibilità, ambiente, rincari, consumi e opportunità. In questo caso rivolte al settore agroalimentare. E sfide alle quali ogni azienda, in base alle proprie peculiarità risponde in modo diverso.

                      Battaglio SpA ha scelto di coltivare una visione internazionale sul mercato agroalimentare per meglio comprenderne le complessità da affrontare e le opportunità da cogliere. Compiuti da poco i primi 50 anni di attività, Battaglio vede nella capacità di adattamento e nella coerenza le due chiavi della sua crescita. “Capacità di adattarsi ai mercati che cambiano – fa sapere Luca Battaglio -, mantenendo sempre flessibilità e alta l’attenzione verso i mercati per essere sempre attuale. Dall’altra però bisogna mantenere sempre una certa coerenza per non essere delle banderuole al vento che seguono solo le mode del momento, ma anzi ricercare un livello di professionalità ed esperienza”. In effetti, negli anni Battaglio ha deciso di restringere il campo d’azione specializzandosi e diventando una realtà esperta nell’importazione della frutta, pur continuando ad adattarsi e investire su mercati di approvvigionamento differenti e su strutture logistiche.

                      Si parte analizzando una sfida complessa – che anche Battaglio sta affrontando – legata agli aumenti dei costi dell’energia e delle materie prime, che già con la pandemia hanno iniziato a registrare i primi aumenti. A questa sono legati i rincari di altri prodotti che Battaglio utilizza, come il cartone per i vari packaging e il costo alle stelle dei fertilizzanti. “Con questi costi – sottolinea Battaglio – andiamo poi ad affrontare un mercato in recessione con un’inflazione forte e non sana, perché non spinta da una domanda in crescita, ma che subisce alcuni costi dovuti a una forte speculazione, come quelli energetici. Dobbiamo quindi gestire il tutto con grande attenzione, perché è pericoloso arrivare con prezzi più alti su un mercato che fa fatica ad acquistare”.

                      Il conflitto scoppiato in Ucraina ha fatto il resto. “Questo ovviamente impatta sul mondo del fresco: noi siamo un’azienda cosiddetta energivora, in quanto abbiamo impianti frigoriferi e necessitiamo dei trasporti. Ci ritroviamo però tra incudine e martello, perché questi costi li abbiamo e li paghiamo in modo diretto ma non possiamo riversarli sul mercato” spiega Battaglio. Un settore che riesce a reggere, ma non all’infinito, visto che resta un ambito con basse marginalità che lavora in un mercato complesso, che vede ancora l’ortofrutta come una commodity. “Ora il margine è zero. Non possiamo però spegnere i frigoriferi e dobbiamo pagare dei costi che abbiamo. Quindi dobbiamo fare ragionamenti con l’ingrosso e la Gdo per distribuire lungo la filiera questi costi e non farli cadere solo su una figura. Cosa che non è facile”.

                      Battaglio

                      A livello di andamento dell’import le cose cambiano se si parla di controstagione o di frutta tropicale: “Per quanto riguarda l’import di controstagione – spiega Battaglio – stiamo notando che per questa abbiamo meno spazio perché la disponibilità di frutta italiana è sempre più ampia e copre più mesi: sia per migliori varietà adottate sia per maggiori capacità di conservazione. Per contro, abbiamo stabile l’import di frutta esotica, mentre registriamo un aumento significativo dell’avocado, in particolar modo nell’ultimo anno”. Questo grazie anche al fatto che gli Italiani hanno iniziato a introdurlo più stabilmente nella loro dieta. C’è voluto tempo, forse anche per il fatto che l’italiano è più conservatore in cucina.

                      All’estero in effetti l’avocado è una presenza fissa in cucina da più tempo, tanto che l’Italia è comunque il Paese che consuma meno avocado in Europa. Un quinto rispetto ai Paesi anglosassoni e un quarto rispetto alla Francia, ad esempio. “C’ è da dire che comunque ora i supermercati espongono l’avocado con più attenzione” sottolinea Battaglio. A questo si aggiunge anche l’exploit dell’avocado nei ristoranti, poke e programmi di cucina. Un aiuto ai consumi l’ha dato anche l’introduzione della varietà Hass: una varietà più semplice per il consumatore, in quanto è più facile e intuitivo capire il giusto grado di maturazione.

                      Tra i temi trattati anche il cambiamento climatico: un problema che stiamo vivendo sotto molti punti di vista e che incide anche dal punto di vista economico. Battaglio, ad esempio, per tutelarsi dal rischio di eventi estremi fa molta attenzione a diversificare la produzione in aree differenti: coltiva in Sud Africa, Cile, Messico, Perù e Colombia. “Diversifichiamo su più stati e mercati per attutire eventuali rischi di eventi estremi che potrebbero mettere in difficoltà i nostri areali produttivi”.

                      Nel programma non poteva mancare un affondo sul mondo del lavoro, il personale e i cambiamenti che le aziende devono affrontare nell’ultimo periodo, come lo smart working o le grandi dimissioni. Battaglio in questo senso ha agito su più fronti, in quanto il lavoro agile non è sempre una strada percorribile: “Durante il Covid abbiamo lavorato in smart working ma non è una strada percorribile a lungo nella nostra realtà in quanto, per come è strutturato il nostro lavoro, arrivano spesso molte richieste dai nostri clienti e dobbiamo lavorare a stretto contatto”. Un ritmo spesso intenso e stressante, che richiede ampia reperibilità per venire incontro alle richieste anche nei weekend: elementi che rendono “debole” l’azienda nei confronti dei dipendenti. Per questo Battaglio ha potenziato l’ufficio del personale, ha investito nella realizzazione di uffici più ampi e confortevoli e ha deciso di inserire più personale in aree in cui non pensavano dapprima che ce ne potesse essere bisogno, al fine di abbassare lo stress lavorativo.

                      Infine un affondo sul made in Italy e il concetto che può avere nell’agroalimentare. “Il made in Italy è molto importante ma non può essere sfruttato con la logica che tutto ciò che è made in Italy è buono e da privilegiare: credo in un well made in Italy e che questo non voglia dire escludere l’import. Se noi giustamente vogliamo esportare i nostri prodotti di qualità, mi sembra altrettanto giusto importare dei prodotti quando in un periodo dell’anno l’Italia non li può produrre, come ad esempio i limoni” .

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