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                      In arrivo un colpo di coda dell’inverno: paura per le gelate tardive nei frutteti

                      Dopo il clima estivo del weekend appena trascorso, sulla Penisola è in arrivo una corrente di aria fredda che porterà nei prossimi giorni a un repentino abbassamento delle temperature, che si prevede possano sfiorare lo zero in alcune aree del Nordest e‍ dell’Appennino centro-settentrionale. Anche se la situazione non sembra critica, nelle campagne c’è comunque qualche timore per il rischio di gelate primaverili: da Ri.Nova un vademecum dei metodi più efficaci per difendere i frutteti

                      Dalla Redazione

                       

                      gelate tardive

                      La gelata tardiva verificatasi in Emilia Romagna nel 2020

                      Meteo, dopo un weekend di temperature a dir poco estive, sulla nostra Penisola si prevede un colpo di coda dell’inverno, a causa dell’irruzione di correnti di aria fredda di origine artica che, dopo avere interessato inizialmente l’Europa centro-orientale, si estenderanno al Mediterraneo ​a partire da domani. Tale fenomeno, a detta dei meteorologi, sarà accompagnato dallo sviluppo di almeno due depressioni, che determineranno‍ un netto ​calo delle temperature ‍e​ il ritorno di condizioni di maltempo.

                      Le perturbazioni previste tra domani e venerdì saranno caratterizzate da un’intensa massa d’aria​ fredda, che porterà precipitazioni e nevicate localmente al di sotto dei‌ 1000 metri, ​in particolare nel Nordest e‍ sull’Appennino centro-settentrionale. Si prevede che le temperature subiranno un calo significativo, scendendo ​al di sotto delle medie stagionali, con una riduzione termica che potrebbe superare i 15° C rispetto all’inizio della settimana.

                      Non si tratterà quindi di una di un’ondata di gelo in grado di portare la neve in pianura o a bassa quota. Tuttavia resta qualche timore che questi repentini abbassamenti di temperatura possano portare con sé quel fenomeno tanto temuto in agricoltura chiamato “gelate primaverili”. Il rischio più elevato, infatti, subentrerà sul finire dell’ondata di freddo, quando l’alta pressione tornerà pian piano ad affacciarsi sul Mediterraneo. Esattamente tra il 18 e il 20 aprile, secondo le previsioni meteo, con il ritorno dell’alta pressione in presenza di aria molto fredda nei bassi strati si potrebbero verificare brinate e gelate tardive durante le ore notturne, nelle pianure e nelle valli.

                      Se la temperatura dovesse scendere al di sotto dello zero in piena notte, questo potrebbe rappresentare un serio pericolo per le colture e per tutti gli alberi da frutto, che erano in fiore già dai primi di marzo e che oggi sono in una fase fenologica avanzata e particolarmente sensibile al freddo.

                      Difesa contro le gelate primaverili: il vademecum di Ri.Nova

                      Visti anche gli eventi avversi delle ultime annate – si pensi all’ondata di gelo che nella prima decade di aprile del 2023 ha colpito l’Emilia-Romagna, procurando danni ai raccolti fino all’80% – le aziende agricole si stanno preparando ad affrontare l’eventuale fenomeno con una serie di strategie mirate a evitare nuovi crolli di produzione.

                      A tal proposito risultano particolarmente utili le strategie consigliate da diversi tecnici del settore frutticolo emiliano-romagnolo e riprese nella nota tecnica divulgata le scorse settimane da Ri.Nova. La cooperativa cesenate, specializzata in ricerca e sperimentazione nel comparto delle produzioni vegetali, è alla terza edizione delle linee guida che rappresentano un valido strumento per far fronte alle criticità date dall’abbassamento delle temperature in Emilia-Romagna.

                      Il documento contiene informazioni sulle varie tecniche di difesa dalle gelate primaverili: si parte dal monitoraggio delle temperature grazie ai servizi di alert gelate che sono messi a disposizione da enti pubblici o privati, come ad esempio il sistema di avvertimento del rischio gelata disponibile sul sito di Arpae Emilia Romagna, attivo dal primo marzo al 30 aprile e che aggiorna i dati in tempo reale. Un’alternativa, come si legge nelle linee guida di Ri.Nova, è la misura diretta in campo della differenza dell’andamento delle temperature, fra un termometro normale (bulbo asciutto) e un termometro a bulbo bagnato (tenuto inumidito con acqua). Se la differenza di valore fra i due termometri aumenta, in poche ore, di diversi gradi centigradi, significa che l’aria sta rapidamente perdendo umidità e con cielo sereno e assenza di vento, aumenta la probabilità di abbassamento termico sotto lo zero gradi centigradi, soprattutto verso il mattino successivo. Pertanto bisogna attivarsi per l’avvio della difesa antibrina, in relazione al sistema impiegato, già dalla tarda serata.

                      VOG-mele-candele-gelate-Alto-Adige

                      Le candele usate nei meleti di VOG per alzare le temperature di notte

                      Venendo alle protezioni antibrina, esistono diversi metodi di difesa. C’è l’irrigazione antibrina soprachioma, basata sul principio che, bagnando in continuo la pianta, la cessione del calore dell’acqua (che si trova a temperatura di almeno 7-8° C sopra zero) e il suo raffreddamento fino al congelamento assorbono l’abbassamento termico del germoglio/fiore/frutticino e lo mantengono di poco al disotto della temperatura di 0° C. E poi c’è il sistema di irrigazione antibrina sottochioma, che fonda invece suoi presupposti sul principio che, bagnando la superficie sotto la pianta, il congelamento dell’acqua libera calore nell’aria circostante che alzerà la temperatura della stessa fino a riportarla verso lo zero. La gestione è meno delicata del soprachioma, ma è anche meno efficace: specialmente in caso di gelata per avvezione o mista si può determinare qualche difficoltà di risalita del calore verso l’alto.

                      Quando la gelata è per irraggiamento un metodo efficace sono invece i ventoloni: in questo caso la protezione è basata sul rimescolamento dell’aria. Ne occorre uno ogni 2,5-3 ettari. Si azionano con temperatura sopra lo zero (0,5 – 1,5 °C), meglio ancora a 3 – 4° C sopra la soglia critica della fase fenologica in corso. Si fermano quando la temperatura fuori area coperta ritorna sopra lo zero.

                      Si basano invece sul principio del calore le candele, dei bidoni in metallo che bruciano paraffina oppure pellet di legna. Vanno disposti sull’appezzamento in modo regolare e la loro funzione è semplicemente quella di generare calore dalla combustione che si espande e alza la temperatura intorno o sopra lo zero. E anche bruciatori mobili (frostbuster), macchine mobili a gpl trainate da un trattore o portate a mano che diffondono aria calda o vapore caldo nel frutteto.

                      Infine c’è il metodo più tradizionale, le reti antigrandine e antipioggia: è stato verificato che, grazie a queste coperture, c’è un recupero di 1 – 1,3 °C e un mantenimento dell’umidità che mitiga l’abbassamento.

                      Tutti i sistemi di difesa, come ricorda il “vademecum” di Ri.Nova, richiedono una conoscenza approfondita del fenomeno delle gelate, in particolare sarebbe utili conoscere la tipologia più frequente nella propria zona, in quanto un metodo efficace in un caso può essere addirittura controproducente in un altro.

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