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                      A una settimana dai circa 11 casi (e unici) di intossicazione nel napoletano a seguito dell’assunzione di spinaci acquistati sfusi, le indagini hanno accertato che l’intossicazione è sì di origine vegetale ma non imputabile – come inizialmente si pensava – alla mandragora, bensì allo stramonio, la pianta del diavolo, appartenente alla stessa famiglia della mandragora e che può causare effetti collaterali in parte simili. In effetti delle 152 cassette di spinaci sequestrate al Caan in via preventiva non è stata rilevata alcuna traccia di mandragora. L’attenzione però ora si sposta sulla IV gamma, dopo che un lotto di spinaci da 500g de Il Gigante (ad oggi comunque scaduto) è stato richiamato proprio per rischio “Mandragora”

                      Dalla Redazione

                      spinaci stramonio

                      A sinistra lo stramonio, a destra degli spinaci

                      Tutta colpa dello Stramonio? Sembrerebbe di sì, almeno secondo gli ultimi accertamenti. A una settimana dai casi di intossicazione nel napoletano a seguito dell’ingestione di spinaci (venduti sfusi) contaminati da altri vegetali tossici – inizialmente si pensava alla mandragora – ora è al vaglio una nuova ipotesi proposta dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno.

                      [Leggi qui per approfondire: Mandragora scambiata per spinaci: più di 10 intossicati nel napoletano]

                      La Commissione Regionale Agricoltura, presieduta da Francesco Emilio Borrelli, ha infatti tenuto un’audizione sulla sicurezza dell’agro alimentare a seguito dei recenti casi di avvelenamento da mandragora a Pozzuoli. Sono intervenuti, tra gli altri, il presidente dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Antonio Limone, il presidente dell’Osservatorio Regionale Sicurezza Alimentare, il direttore dell’Orto Botanico di Napoli, le Associazioni dei consumatori della Campania, le Organizzazioni di categoria, i rappresentanti del Caan di Volla.

                      Ecco cosa è emerso: “Dalle analisi compiute è emerso che sicuramente l’avvelenamento è stato di origine vegetale – ha sottolineato il direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Limone – che ha aggiunto – si è trattato di una partita di spinaci contaminati provenienti da Avezzano, probabilmente da una coltura a campo aperto, di fronte al verificarsi di questo allarme, c’è stata un’importante reazione di filiera istituzionale per isolare la partita, ricostruire la sua catena distributiva e prevenire ulteriori casi. Ovviamente quanto avvenuto non compromette, per il futuro, la sicurezza del prodotto alimentare di cui trattasi. Per quanto riguarda il nostro istituto, provvederemo a pubblicare sul sito internet le immagini delle più comuni piante che possano essere responsabili di avvelenamenti”.

                      “Dall’audizione è emerso un elemento nuovo ovvero che l’origine della problematica probabilmente sia stata lo stramonio e non la mandragora – ha evidenziato Borrelli –  che ha aggiunto – trovo sia utile che l’Istituto zooprofilattico pubblichi sul proprio sito le immagini di questi vegetali velenosi al fine di divulgarne la conoscenza e tengo a precisare che non c’è alcun problema di filiera campana, né tantomeno alcuna responsabilità del Centro agro alimentare, è ingiustificata qualunque psicosi perchè i prodotti vegetali campani sono sicuri e benefici per la salute e sarà nostra cura interagire con altre regioni per evitare che in futuro possano ripetersi questi allarmanti casi”.

                      L’attenzione però resta alta e si sposta sulla IV gamma, visto che il ministero della Salute e i supermercati Il Gigante hanno segnalato il richiamo da parte del produttore di un lotto di spinaci in busta a marchio Il Gigante per una sospetta contaminazione da mandragora. Si tratta di buste da 500 grammi con il numero di lotto 273 e la data di scadenza 07/10/2022 (quindi già passata da tre giorni al momento del richiamo).

                      Gli spinaci di IV gamma richiamati sono prodotti per Rialto Spa dall’azienda Spinerb di Colleoni Andrea & C. Snc, nello stabilimento di via Alcide De Gasperi, a Gorlago (BG). A scopo precauzionale, l’azienda ha raccomandato a chi fosse ancora in possesso degli spinaci con il numero di lotto segnalato di non consumarli e di restituirli al punto vendita. Secondo quanto riportato nella notifica Rasff, la sospetta contaminazione da mandragora avrebbe causato la comparsa di sintomi da avvelenamento da parasimpaticolitici (anticolinergici e antimuscarinici) e spasmolitici in due persone.

                      Ma cos’è lo stramonio? Si tratta di un’erba appartenente alla famiglia delle Solanacee (come la Mandragora), che può arrivare fino a un metro e mezzo, con fusti ramificati. Originario dell’Asia occidentale, lo stramonio è diffuso in tutto l’emisfero boreale sia nelle zone incolte che in quelle coltivate ed è frequente anche in Italia. Un documento redatto nel 2011 dall’Istituto Superiore di Sanità sottolinea i rischi per la salute che può provocare lo stramonio, anche noto come erba del diavolo o erba delle streghe: tutte le parti della Datura stramonium sono tossiche, anche se la percentuale maggiore degli alcaloidi si trova contenuta nei semi. In base alla quantità consumata, gli alcaloidi contenuti nella Datura stramonium possono avere effetti avversi sinergici che provocano perdita di memoria, stupor, amnesia, euforia, stimolazione del sistema nervoso centrale seguita da depressione e, raramente, anche da convulsioni, allucinazioni, coma.

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