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                      Istat, Italia prima nell’agroalimentare di qualità, anche nell’ortofrutta

                      L’Italia si conferma il primo Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione Europea: a dirlo è l’Istat, che fotografa un contesto decisamente positivo per l’agroalimentare certificato italiano. Buone notizie dal settore degli ortofrutticoli e dei cereali, che nel 2016 – ultimo dato disponibile –  ha visto ben 110 specialità riconosciute (con produttori in crescita del 5,3% sull’anno precedente) e quattro “new entries”: l’Asparago di Cantello, l’Anguria Reggiana e la Patata del Fucino (Igp) e l’Oliva di Gaeta (Dop). Le nuove certificazioni si aggiungono ai prodotti tradizionalmente riconosciuti – come la Mela Alto Adige o Südtiroler Apfel, la Mela Val di Non e l’Arancia Rossa di Sicilia – e le produzioni meno conosciute, come il Cappero di Pantelleria e l’Asparago verde di Altedo

                       

                      dalla Redazione

                       

                      l’italia è il primo Paese Ue per numero di certificazioni di qualità

                      È un quadro sostanzialmente positivo quello sull’agroalimentare italiano di qualità tracciato dall’Istat in un report pubblicato in questi giorni, che evidenzia un primato importante per il nostro Paese: l’Italia si conferma infatti prima in Ue per numero di certificazioni, avendone ottenute ben 291 nel 2016 tra prodotti Dop, Igp e Stg (rispettivamente Denominazione di Origine Protetta, Indicazione Geografica Protetta e Specialità Tradizionale Garantita). 

                       

                      Scorrendo nel dettaglio la classifica Istat – che vede l’Italia prima in Ue anche per il numero di Dop, ben 166 – il settore degli ortofrutticoli e dei cereali è quello più performante, con 110 specialità riconosciute (di cui 36 Dop e 74 Igp)  seguito da quello dei Formaggi (52), degli Oli extravergine di oliva (45) e delle Preparazioni di carni (41). Carni fresche e Altri settori chiudono la classifica con, rispettivamente, 5 e 38 specialità.

                       

                      Il 2016 è stato un buon anno per il nostro Paese, che ha visto quattro nuovi riconoscimenti: si tratta di tre prodotti orticoli Igp – Asparago di Cantello, Anguria Reggiana e Patata del Fucino – e di un prodotto frutticolo Dop, l’Oliva di Gaeta. I “nuovi arrivi” si aggiungono all’elenco dei prodotti già riconosciuti, dove si possono trovare prodotti di ampia diffusone – come la Mela Alto Adige o Südtiroler Apfel, la Mela Val di Non e l’Arancia Rossa di Sicilia –, così come altre produzioni tipiche molto più di nicchia, come il Cappero di Pantelleria e l’Asparago verde di Altedo

                       

                      Per quanto riguarda invece le attività di trasformazione dei prodotti Dop e Igp del settore, l’Istat osserva come spesso queste consistano unicamente nel confezionamento con selezione e calibratura, mentre solamente per pochi prodotti – come per esempio la Farina di Neccio della Garfagnana e l’Oliva Ascolana del Piceno – viene effettuata una trasformazione vera e propria.

                       

                      I produttori certificati nel settore ortofrutticoli e cereali nel 2016 sono aumentati del +5,3% (Fonte: Istat)

                      Positivo nel complesso lo stato generale di salute del settore ortofrutticolo e cerealicolo certificato in Italia, tanto che l’Istat osserva perfino una crescita degli operatori che fa ben sperare per il futuro: nel 2016 gli operatori certificati dell’ortofrutta in Italia sono 18.829 (in aumento del +5,3% sul 2015). Di questi, 17.967 sono produttori che lavorano su 63.552 ettari, mentre 1.511 sono i trasformatori che operano in 1.601 impianti, per quanto la maggioranza dei trasformatori svolga contemporaneamente anche l’attività di produttore. Rispetto al 2015, l’aumento risulta significativo non solo per il numero di produttori, ma anche per superficie (+9,6mila ettari, +17,8%), per numero di trasformatori (+161, +11,9%) e per impianti (+185 strutture, +13,1%). Inoltre, nel corso del 2016 gli operatori entrati sono più numerosi dei fuoriusciti dal sistema di certificazione (2.472 contro 1.355).

                       

                      Altri dettagli sulla situazione del settore comprendono la quota femminile di operatori – che oggi riguarda il 20,1% delle unità produttive e il 16,9% delle imprese di trasformazione, in calo rispetto al 2015 – e la distribuzione geografica, con oltre il 90% dei produttori e circa l’80% della superficie in aree montane e collinari

                       

                      Proprio per quanto riguarda la distribuzione geografica delle produzioni certificate, è il Trentino-Alto Adige la regione che guida la classifica, seguito da Sicilia, Emilia-Romagna e Piemonte. Nella regione trentina si concentra infatti il 57,6% dei produttori (che coltiva il 34,2% della superficie certificata), grazie soprattutto agli impianti della Mela Val di Non in provincia di Trento e della Mela Alto Adige o Südtiroler Apfel in quella di Bolzano. I trasformatori, invece, sono presenti soprattutto in Veneto e Calabria, con rispettivamente 290 e 256 imprese di lavorazione.

                       

                      Risulta infine in linea con il dato “geografico” la diffusione delle colture certificate: la coltura più estesa sul territorio italiano è il melo, la cui coltura – sebbene in calo – viene praticata sul 36,9% della superficie coltivata dal 61% dei produttori: segue poi il nocciolo con il 10,1% dell’area utilizzata.

                       

                       

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