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                      Istat, nel 2013 consumi giù del 2,1%. In calo anche gli alimentari

                      Istat consumi 2013
                      Nel 2013 vendite a picco, alimentari compresi. Gli italiani acquistano sempre meno e risparmiano anche sul cibo, tanto che si salvano solo i discount e i prodotti a basso costo. Le vendite al dettaglio del 2013, rileva oggi l’Istat, segnano in tutto l’anno una diminuzione del 2,1% rispetto al 2012, con una flessione pari all’1,1% per i prodotti alimentari e al 2,7% per i prodotti non alimentari. A dicembre non è scattato neanche l’effetto Natale e le vendite di prodotti alimentari sono diminuite dello 0,5% rispetto al mese di novembre

                      A dicembre 2013 l’indice delle vendite al dettaglio è diminuito dello 0,3% rispetto al mese precedente; nel confronto con novembre, le vendite di prodotti alimentari sono diminuite dello 0,5%, quelle di prodotti non alimentari dello 0,3%. Le vendite per forma distributiva evidenziano, nel confronto con il mese di dicembre 2012, una flessione sia per la grande distribuzione (-2,7%), sia per le imprese operanti su piccole superfici (-2,4%). Tra il 2012 e il 2013 gli acquisti delle famiglie sono calati complessivamente del 5,8 per cento, bruciando 40,8 miliardi di euro in due anni.

                      Sono dati che allarmano le associazioni dei consumatori, ben consapevoli della crisi che affligge le famiglie. Per Federconsumatori e Adusbef quelli dell’Istat sono dati “ancora sottostimati”: l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori stima che nel 2013 la contrazione dei consumi delle famiglie abbia raggiunto il meno 3,4%. “Ancora più grave – affermano le due associazioni – la riduzione delle vendite nel settore alimentare: sempre nel 2013, una famiglia composta da 3 persone ha ridotto mediamente la propria spesa alimentare di 309 euro annui, oltre metà di quanto tale famiglia spende per l’alimentazione in un mese. Come sottolineiamo da tempo, la contrazione della spesa relativa al settore alimentare rappresenta un segnale estremamente indicativo delle condizioni di difficoltà vissute dai cittadini. La domanda relativa al settore agroalimentare è, infatti, tradizionalmente considerata anelastica proprio perché è l’ultima ad essere intaccata in una situazione di crisi. In assenza di interventi mirati tale andamento, secondo le nostre stime, proseguirà anche nel corso del 2014, anno in cui prevediamo una contrazione dei consumi del -1,1%, pari ad una minore spesa complessiva delle famiglie di 8,1 miliardi di euro”.

                      Gli agricoltori, a loro volta, da più parti sottolineano come sia cambiata la spesa degli italiani e come resistano solo gli acquisti nei discount. Coldiretti evidenzia che aumentano solo gli acquisti di prodotti alimentari low cost nei discount (+1,6 per cento) nel 2013 “ma in parallelo salgono anche a 534 gli allarmi alimentari in Italia, in crescita del 3 per cento rispetto all’anno precedente e soprattutto del 14 per cento superiori a quelle prima della crisi nel 2008, quando erano appena 468, sulla base del  numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari”. I consumatori cambiano i propri comportamenti: il 71 per cento confronta con più attenzione rispetto al passato i prezzi, il 62 per cento va a caccia delle offerte speciali e degli sconti, il 42 per cento cerca sempre e comunque i prodotti che costano meno. Circa sei famiglie su dieci hanno tagliato quantità e qualità dei prodotti alimentari, privilegiando prodotti offerti a prezzi “troppo bassi per essere sinceri”.

                      “A dispetto della pressione promozionale altissima, la situazione economica è così critica che un italiano su due continua a comprare soltanto l’essenziale – sottolinea la Cia- Confederazione italiana agricoltori – con il risultato che nell’anno le vendite alimentari si sono ridotte nei supermercati (-1,3 per cento) e negli ipermercati (-1,9 per cento). Soltanto i discount, ultimo baluardo della spesa “low-cost”, continuano a “resistere” registrando un incremento delle vendite dell’1,6 per cento. D’altra parte, oggi sono 6,5 milioni di famiglie che dichiarano di fare regolarmente la spesa nei discount pur di risparmiare. Il 42 per cento privilegia le grandi confezioni o “formati convenienza” e il 32 per cento abbandona i grandi brand per marche meno conosciute e prodotti di primo prezzo”.

                      “I dati sulle vendite al dettaglio diffusi oggi dall’Istat, che vedono per il 2013 un crollo del 2,1 per cento, confermano quanto il Codacons va sostenendo ormai da tempo: il 2013 è stato senza ombra di dubbio l’anno nero per vendite, commercio e consumi delle famiglie. La riprova arriva anche dalla fortissima riduzione in settori primari come gli alimentari, dove il calo delle vendite è stato dell’1,1 per cento rispetto all’anno precedente”. Così il Codacons in una nota. “Tra il 2012 e il 2013 gli acquisti delle famiglie sono calati complessivamente del 5,8 per cento, bruciando la bellezza di 40,8 miliardi di euro in due anni – spiega il presidente Carlo Rienzi -. Di fronte a questi dati il 2014 non farà registrare segni positivi e il calo dei consumi da parte delle famiglie si attesterà sul -0,8 per cento. Questi dati – prosegue Rienzi – dovrebbero far riflettere il nuovo governo Renzi sull’esigenza assoluta e urgente di ridare potere d’acquisto ai cittadini per far riprendere le vendite, aumentare i consumi, e salvare migliaia di attività del commercio dal fallimento”.

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