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                      Kiwi e sfruttamento dei braccianti a Latina: la replica di GlobalGAP

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                      Un raccoglitore di kiwi a Latina. Foto: Stefania Prandi / Irpi Media

                      Abbiamo chiesto un parere a GlobalGAP in merito ai casi di sfruttamento dei lavoratori indiani nei campi per la raccolta di kiwi a Latina, a seguito dell’indagine condotta da Irpi Media nel corso di diversi mesi (ne abbiamo parlato qui). Una parte rilevante di questi kiwi prodotti a Latina (prima provincia italiana per la produzione del frutto originario della Nuova Zelanda) fa parte del circuito Zespri, brand leader mondiale per questo specifico frutto. Secondo l’indagine i diritti dei lavoratori sarebbero poco tutelati, con paghe tra 5 e 6 euro l’ora e condizioni di lavoro da terzo mondo. Eppure i produttori di kiwi Zespri devono essere certificati GlobalGAP GRASP,  un modulo del noto standard internazionale volto proprio a garantire i diritti dei lavoratori (pratiche sociali). Qualcosa quindi non quadra. Ecco cosa ci hanno risposto

                      Dalla Redazione

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                      Un raccoglitore di kiwi a Latina. Foto: Stefania Prandi / Irpi Media

                      Come è possibile che i coltivatori Zespri di Latina siano certificati GlobalGAP GRASP e le stesse aziende agricole, secondo l’indagine di Irpi Media, siano interessate da fenomeni di sfruttamento della manodopera indiana?

                      “Innanzitutto – ci scrive l’organizzazione – GlobalGAP condanna fermamente qualsiasi abuso dei diritti dei lavoratori e qualsiasi abuso sociale, soprattutto quando questo è collegato a qualsiasi tipo di atto criminale. Gli standard volontari sono stati concepiti per aiutare i produttori a fornire prove di conformità attraverso la catena di fornitura”.

                      Quando un produttore è oggetto di un reclamo o di un problema di conformità dopo l’audit annuale, si svolgono le indagini. Per avviare le indagini su reclami relativi a sospette violazioni o non conformità ai criteri di uno standard volontario, esistono procedure stabilite da seguire in base a rigorose condizioni tecniche. GlobalGAP considera i reclami come una preziosa fonte di feedback e uno strumento importante per verificare il mantenimento della conformità di un produttore che è certificato GlobalGAP e/o valutato GRASP”.

                      “All’interno della nostra organizzazione diamo seguito a ogni reclamo, sia esso proveniente dall’esterno o dall’interno o attraverso i nostri strumenti di monitoraggio dei media. D’altra parte, quando un produttore certificato viene informato da un’autorità competente o locale di essere sotto inchiesta e/o di aver ricevuto una sanzione che rientra nel campo di applicazione del certificato, deve informare il Segretariato GlobalGAP tramite l’organismo di certificazione. L’organismo di certificazione condurrà un’indagine indipendente per determinare con chiarezza se le sospette violazioni possono essere verificate”.

                      Se il produttore coinvolto in un reclamo è certificato GlobalGAP IFA e/o valutato GRASP e le violazioni rientrano nel campo di applicazione degli standard, il Segretariato GlobalGAP supervisionerà questa indagine e supporterà, se necessario, una valutazione diretta in loco attraverso il corrispondente organismo di certificazione”.

                      “A seconda della natura e dell’entità delle violazioni, ai produttori interessati viene concesso un periodo di tempo per apportare le correzioni o perdere la certificazione. Nei casi più gravi, può essere imposto al produttore una sospensione temporanea della certificazione. Nei casi in cui si verifichino frodi e/o mancanza di fiducia nella conformità dei produttori alle norme di GlobalGAP / GRASP, la certificazione verrà ritirata, e verrà imposta una cancellazione per 12 mesi che escluderà il produttore da qualsiasi tipo di certificazione GlobalGAP per questo periodo”.

                      “Tuttavia – sottolinea l’organizzazione – né lo standard volontario né la procedura descritta sono concepiti per determinare se un produttore ha condotto un’operazione illegale o se ha commesso un reato. Gli standard volontari si basano sull’idea che un produttore cerchi di rispettare una serie di criteri e principi. Se il produttore viola la legge o collabora intenzionalmente con la criminalità organizzata per ingannare il sistema e fornire informazioni false per imbrogliare la legge, non ci si può aspettare che gli standard volontari sostituiscano la polizia o il sistema giudiziario nel raccogliere prove e condurre indagini. Questo tipo di situazioni (per legge) non rientrano nell’ambito di applicazione dei sistemi di certificazione volontari. Le questioni penali sono riservate alla polizia e al sistema giudiziario”.

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