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                      Kiwi, non solo Psa. Una misteriosa moria ha colpito a Verona oltre 600 ettari

                      BatteriosiSpot
                      Non bastava la batteriosi (Psa), che quest’anno è stata rilevata in tre aziende su quattro nel Veronese, quest’anno le piante sono state colpite anche da una malattia misteriosa di cui non si conosce l’origine e per cui non si è ancora trovata una cura. I sintomi sono quelli tipici dell’asfissia radicale: le foglie appassiscono, la pianta si secca fino a morire

                      di Eugenio Felice

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                      Spot fogliari in un impianto a Verona – Copyright sulla foto Fruitbook Magazine

                      Quest’anno la batteriosi è drammaticamente esplosa nel veronese, a causa di un inverno e di una primavera molto piovosi e con temperature poco rigide, condizioni che hanno determinato una forte presenza di PSA con essudati su tralci, cordoni e tronco a partire dalla fine di gennaio. Nei mesi primaverili la presenza di spot fogliari era diffusa in quasi tutti gli impianti. Il Servizio Fitosanitario Regionale Veneto ha controllato nel 2013 a livello regionale 292 aziende agricole per una superficie di 594 ettari; l’infezione è stata rilevata in 185 aziende. Segnali positivi invece dal settore vivaistico: su 256 mila piante prodotte dalle 16 ditte presenti in Veneto, i controlli effettuati non hanno rilevato finora la presenza della PSA, quando solo due anni fa l’infezione nei vivai veneti era superiore al 55 per cento (nel solo 2011 vennero distrutte 600 mila piante). Segnali positivi arrivano anche dal mondo della ricerca: sono state individuate corrette tecniche di difesa, con alcuni prodotti chimici che hanno dimostrato grande efficacia, per cui la batteriosi non sembra più essere una minaccia.

                      La maggiore preoccupazione presso i produttori però è oggi l’asfissia radicale, che da questa primavera sta colpendo pesantemente l’Ovest Veronese (Valeggio, Villafranca, Mozzecane, Sommacampagna, Sona e Bussolengo). Le foglie appassiscono, l’apparato radicale viene compromesso, le piante si seccano e muoiono. Interi impianti sono stati intaccati. Le prime stime parlano di oltre 600 ettari colpiti, che potrebbero diventare anche 800, oltre il 25 per cento della superficie veronese dedicata all’actinidia (2.500 ettari). C’è chi dice che sia legato al sistema di irrigazione a scorrimento. Sicuramente ha influito la primavera eccezionalmente piovosa. In realtà i diversi servizi fitosanitari sono all’opera da alcuni mesi per trovare le cause e i rimedi alla malattia – ma per ora sarebbe più corretto chiamarlo “fenomeno” – ma per ora la moria rimane un mistero. Un fenomeno che finora ha colpito solo la provincia di Verona.

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