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                      La Dop Economy supera i 20 miliardi. Mela altoatesina Igp nella top 15

                      Dop Economy, il contributo dei prodotti Dop e Igp al fatturato complessivo del settore agroalimentare nazionale raggiunge nel 2022 la quota record di 20 miliardi di euro (+6,4% su base annua), con l’export che sale a 11,6 miliardi di euro (+8%). A evidenziarlo è il 21esimo Rapporto Ismea-Qualivita, da cui emerge che il solo food nel 2022 sfiora i 9 miliardi di euro (+9%). Nel comparto cibo, nella classifica dei 15 prodotti con il bollino giallo e rosso e giallo e blu dell’Europa che performano meglio a valore, troviamo solo una voce che riguarda l’ortofrutta: è la mela dell’Alto Adige Igp, che nel 2022 si attesta al 14esimo posto, perdendo però quotazioni

                      Dalla Redazione

                      Dop Economy 2022
                      In uno scenario macroeconomico condizionato dalla crisi energetica e climatica, la Dop economy italiana mostra ancora una volta un quadro positivo contrassegnato da valori record. Il settore delle DOP e IGP, rileva il 21esimo Rapporto Ismea-Qualivita, vola oltre la soglia dei 20 miliardi di euro di valore alla produzione nel 2022 (+6,4% su base annua) assicurando un contributo del 20% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano. All’interno del settore, il comparto cibo sfiora i 9 miliardi di euro (+9%), mentre quello vitivinicolo supera gli 11 miliardi di euro (+5%).

                       

                      Risultati importanti, seppure in parte condizionati dalla spinta inflattiva, che testimoniano la grande solidità della Dop economy nazionale: un sistema organizzato, che conta 296 Consorzi di tutela autorizzati dal Ministero dell’agricoltura e oltre 195 mila imprese delle filiere cibo e vino, con un numero di rapporti di lavoro stimati per la prima volta a 580 mila unità nella fase agricola e a 310 mila nella fase di trasformazione.

                      L’export delle Dop e Igp

                      Il rapporto evidenzia anche un balzo in avanti dell’export che nel 2022, grazie al contributo delle due componenti cibo e vino, raggiunge quota 11,6 miliardi di euro (+8% sul 2021), rappresentando il 19% del giro d’affari all’estero dell’agroalimentare nazionale. La filiera del cibo realizza 4,7 miliardi di euro di fatturato evidenziando un +6% in un anno e un +66% nel decennio, per effetto soprattutto del recupero dei mercati Extra-UE (+10%). Il comparto vino sfiora i 7 miliardi di euro, registrando una progressione del +10% sul 2021 e +80% rispetto al 2012 (+116% considerando solo i vini Dop). Le Dop e Igp vinicole rappresentano a valore quasi il 90% delle esportazioni delle cantine italiane.

                      Food Dop e Igp: mele al 14esimo posto per valore

                      Nel 2022 il comparto del cibo Dop e Igp sfiora i 9 miliardi di euro di valore all’origine (+9% la crescita annua, +33% il trend in dieci anni) per un fatturato al consumo finale che supera i 17 miliardi di euro (+6%). Numeri record che testimoniano l’impegno di 85.584 operatori, 550 mila occupati, 168 Consorzi di tutela autorizzati dal Masaf e 41 Organismi di controllo. L’export del comparto raggiunge come detto i 4,6 miliardi di euro (+6% su base annua e +66% sul 2012).

                      L’ortofrutta che si fregia dei bollini giallo e rosso e giallo e blu dell’Europa nel 2022 vale – insieme ai cereali – 391 milioni di euro e il comparto registra una crescita in valore dello 0,7% sull’anno precedente.

                      Guardando alla classifica dei 15 prodotti Dop e Igp per valore della produzione troviamo una sola voce che riguarda l’ortofrutta: è la mela dell’Alto Adige Igp, che nel 2022 si attesta al 14esimo posto, perdendo però quotazioni. La produzione di mele altoatesine Igp nel 2022 vale 80 milioni di euro, contro i 116 milioni di euro del 2021: il calo è significativo, -31,5%.

                      Le vendite nella Gdo

                      Negli ultimi due anni gli italiani hanno speso mediamente di più per gli acquisti alimentari domestici e ciò vale anche per il cibo e vino Dop e Igp: le vendite dei principali prodotti IG a peso fisso e variabile nella grande distribuzione organizzata hanno oltrepassato nel 2022 i 5,4 miliardi di euro (+3% su base annua), con una dinamica più sostenuta per il cibo (+5,6%) rispetto al vino (-2,5%) che risente della ripresa del “fuori casa”. I dati relativi ai primi nove mesi del 2023 indicano un ulteriore balzo in avanti del +10% della spesa alimentare nella Gdo, a fronte di un incremento lievemente più contenuto per gli acquisti di prodotti a marchio Dop e Igp (+8%). Cresce la rilevanza del canale Discount per una fetta significativa di prodotti Dop e Igp e resta forte, per quanto in calo, l’incidenza delle vendite in promozione per i prodotti IG nella Gdo (21,5%).

                      Lollobrigida: “No ai marchi di qualità pubblici e alle etichette scorrette”

                      “Quello delle Indicazioni Geografiche è un valore intrinseco nei nostri produttori, non solo un obiettivo di un Paese che non guarda alla quantità. L’Italia punta alla qualità e vogliamo difenderla creando sinergie e rafforzando il vero sistema Paese in tutto il mondo – ha dichiarato alla presnentazione del 21esimo Rapporto Ismea-Qualivita il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida -. Il nostro impegno è attuare anche una visione strategica che impedisca la proliferazione dei marchi di qualità pubblici e l’affermazione di etichette scorrette che disorientano il consumatore”.

                      Dop Economy 2022

                      “Il settore delle Dop e Igp cresce nonostante un quadro congiunturale difficile ed è un dato indubbiamente positivo – gli ha fatto eco Mauro Rosati, direttore Fondazione Qualivita e Origin Italia -. Gli 890 mila occupati nella fase agricola e di trasformazione esprimono un ulteriore elemento di valore della Dop economy da non sottovalutare. Permangono le criticità, a partire dalle emergenze climatiche che coinvolgono da alcuni anni tutta l’agricoltura, ma in particolare le produzioni Dop e Igp legate a micro-areali. La riforma europea apre una nuova fase per la qualità agroalimentare italiana che impone a tutti gli attori una riflessione su tre punti cardine: governance dei territori, rapporto con il consumatore e ricerca scientifica, già divenuta uno degli asset primari di investimento dei Consorzi di tutela. Possiamo lavorare insieme ad un nuovo paradigma della qualità italiana anche con il sostegno delle recenti misure del governo e del ministero”.

                      “Un settore in continua crescita che non sviluppa solo valore economico sui territori. Con 890 mila contratti di lavoro nel settore IG, la Dop economy afferma anche un valore sociale, etico e occupazionale indiscutibile – ha sottolineato Maria Chiara Zaganelli, direttore generale Ismea -. Settore eterogeneo che si caratterizza così, importante è che non sia sottoposto a frammentazione per spinte localistiche, legame con i territori ma attraverso un sistema che permette di esprimere l’eccellenza italiana”.

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