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                      La Fortuna Group ci parla della fragola Melissa: sarà la nuova Candonga?

                      Damiano Fortunato, amministratore delegato di La Fortuna Group con sede nella Piana del Sele, ci parla della fragola Melissa, la varietà che nella sua azienda ha preso il posto della Candonga. Molto saporita, vanta una resa maggiore e una grande resistenza. Melissa, che produce i suoi frutti da fine dicembre a fine maggio, viene prodotta da La Fortuna Group secondo il metodo della lotta integrata, con l’obiettivo di raggiungere il residuo zero. Tra i progetti anche le colture fuori suolo e la valorizzazione della fase di raccolta, cruciale per le fragole

                      di Valentina Bonazza

                      Fragola Melissa

                      Fragola Melissa monostrato in confezione da 500g extra

                      La Fortuna Group nasce come azienda commerciale che nel tempo si evolve anche in azienda di produzione e si associa ad altri fornitori. Si può dire che è una sorta di Op perché annovera altri produttori – ci spiega Damiano Fortunato amministratore delegato di La Fortuna Group – gestiamo l’intera filiera, dalla messa a dimora delle piante alla raccolta e spedizione della merce grezza presso il nostro magazzino di Eboli dove avviene lo stoccaggio, la cernita, la lavorazione, il confezionamento e la spedizione dei prodotti”.

                      La filiera produttiva di La Fortuna Group, a lotta integrata, si trova in provincia di Salerno, tra la Piana del Sele e i Templi di Paestum, due tra i più importanti areali a livello nazionale per estensione e fertilità dei terreni. Le aziende agricole che operano sotto il diretto controllo dell’azienda occupano una superficie complessiva di oltre 180 ettari, di cui circa 140 ettari sono a coltura protetta (sotto i tunnel) e il restante a pieno campo. In queste terre producono pomodori, lattuga, spinacino, rucola, baby leaf, cavolfiore, anguria midi e melone, e ovviamente le fragole, per le quali hanno un’esperienza che vanta più di 35 anni.

                      Melissa è la fragola che nella Piana del Sele ha sostituito la Candonga”, ci spiega Damiano Fortunato, amministratore delegato di La Fortuna Group. “Abbiamo portato avanti uno studio sull’adattabilità nei nostri terreni dapprima della fragola Sabrina, poi della fragola Melissa: abbiamo riscontrato una performance maggiore con Melissa, perché è più resistente e si presenta più uniforme per tutto il periodo produttivo. Rispetto alla Candonga ha decisamente più resa. La Candonga ormai la definisco una varietà stanca, la coltivava mio padre circa vent’anni fa, ma non è più quello che si può definire una ‘macchina produttrice’: forniva circa 400 grammi a pianta, non ci garantiva la tenuta della serra”.

                      Melissa è una varietà di fragola che inizia la sua produzione attorno a metà dicembre, vede un aumento della produzione verso marzo per poi proseguire fino a fine maggio, con le ultime fragole a inizio giugno. Ogni pianta rende circa 800-900 grammi di fragole, di ottimo calibro, per un totale coltivato di circa 25 ettari, molti dei quali in serra. “Quest’anno la stagione è partita in sordina, causa anche la mancanza di un vero inverno nelle nostre zone a inizio produzione. Il caldo e il sole di questi ultimi 25 giorni le ha però portate a un’ottima maturazione e un ottimo calibro”, sottolinea Damiano Fortunato.

                      Una piccola parte dei 25 ettari viene coltivata con la cultivar Fortuna, perché più precoce e ci consente di avere più offerta durante il periodo natalizio, mentre – prosegue Damiano Fortunato –  alcuni nostri fornitori coltivano ancora Sabrina, varietà che noi abbiamo deciso di non coltivare a causa dei problemi che ci dava, sia di post raccolta e di scarsa tenuta, sia di adattabilità al terreno”.

                      L’azienda vende così le fragole Melissa soprattutto sul mercato italiano in un packaging monostrato da 500g a marchio La Fortuna, nella Gdo e, in piccola parte, anche ai Mercati all’ingrosso, così come a marchio del distributore. Il resto dell’ortofrutta prodotta, invece, vede un fatturato del 95% in export, soprattutto per i marchi della Gdo come Edeka, Penny e Aldi.

                      Nella Piana del Sele il panorama sta cambiando molto, e velocemente. “Sempre più produttori, anche storici, hanno ridotto le estensioni di produzione a fragole, vuoi per la concorrenza, anche sleale, da altri Paesi come Spagna e Marocco, sia perché non si è data più fiducia a quello che era un comparto importante come quello della fragola – sostiene Fortunato -. Un altro fattore è che nella Piana del Sele c’è stato un avvento di tutto quello che è le baby leaf – lattughino, rucola, spinacino – perché necessitano di meno manodopera rispetto alla fragola, e di una manodopera anche meno esperta e formata. Nel nostro caso abbiamo un 80% di manodopera della zona, con una esperienza di diverse generazioni nel settore delle fragole. Una grande sfida per il futuro sarà senza dubbio garantire un alto standard durante la fase di raccolta”.

                      Fragola Melissa

                      da sx a dx: Alfonso Fortunato, co-titolare e responsabile acquisti; Mariarosaria Cantalupo, responsabile amministrativa; Damiano Fortunato, co-titolare, amministratore e responsabile vendite; Pierpaolo Ruggia, responsabile qualità

                      Il panorama sta quindi cambiando, non solo per le varietà di fragola scelte, ma anche per le modalità di produzione: “Quest’anno stiamo approfondendo il nostro progetto di produzione a residuo zero. Abbiamo adibito 4 ettari di Melissa a coltivazione a residuo zero: per arrivare a questo risultato ci vogliono anni di prove – spiega Fortunato -, noi ci stiamo provando e dai primi risultati sembra stiano andando a buon fine e quindi l’obiettivo dei prossimi anni è di ottenere la certificazione. Ora produciamo a lotta integrata e ogni settimana facciamo lanci di insetti utili come l’orius per eventuali patogeni o alterazioni che ci possono essere  e trattamenti a base biologica contro lo iodio (mal bianco) e botrytis (muffa grigia) in modo tale che l’insetto utile non risenta dei pesticidi. Dalle prime analisi sembra stiamo facendo un buon lavoro e non stiamo riscontrando presenza di residui”.

                      La sfida – sottolinea Damiano Fortunato – sarà far capire al consumatore finale cos’è il residuo zero: nel biologico i residui, anche se biologici, ci sono, con il residuo zero non ci saranno residui di sorta, sarà difficile da spiegare”.

                      Il progetto del residuo zero non riguarda solo le fragole ma anche la rucola, che vede un processo più difficile a causa di alcune malattie alle quali è più sensibile, e lo spinacino che, essendo più resistente, ha meno bisogno di fitofarmaci e sta dando quindi buoni risultati.

                      L’altro grande progetto che La Fortuna sta portando avanti è il fuori suolo: “Ci siamo dati due anni di tempo per questo progetto. Crediamo molto nell’idroponico, sia perché nella Piana del Sele ormai ci sono dei terreni un po’ stanchi, sia perché il fuori suolo permette di ottimizzare l’utilizzo dell’acqua a vantaggio dell’ambiente, ma soprattutto perché così le piante sono tutte alimentate allo stesso modo e ricevono tutte la stessa quantità di nutrimento, aumentando la resa di quasi il doppio”.

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